Siria: ricomincia la propaganda di regime? (il nostro)

(di Andrea Cucco)
10/08/16

Sabato scorso, durante l'offensiva che avrebbe rotto l'accerchiamento dell'area ribelle di Aleppo, mi sono imbattuto in un canale siriano che stava seguendo in diretta gli avvenimenti. Un reporter (foto apertura) faceva la cronaca da una rotonda di Aleppo. Sembrava una città qualsiasi: traffico, edifici intatti, gente che passeggia.

Mi è tornato alla mente l'incontro avuto sei mesi addietro ad un bar di Tartus con un corpulento funzionario dell'UNHCR. Mi aveva raccontato di essere in procinto di raggiungere Aleppo.

“Aleppo!” - avevo sgranato gli occhi sorpreso.

“Una delle più belle città della Siria. Ci sono i migliori ristoranti e non vedo l'ora di sedermi in uno di quelli armeni: si mangia benissimo!”, la risposta.

Lo stupore nel sentir descrivere qualcosa che ero stato portato a considerare “Hiroshima” come fossero “i castelli” (periferia capitolina rinomata per la cucina) mi aveva portato a chiedere notizie sulla devastazione.

“Ma no, gli scontri avvengono solo in un quartiere. Ed è ben circondato dall'esercito...”.

Comprenderete perché, dopo pochi giorni, sentire una giornalista raccontare “una città distrutta” (di fronte ad un edificio crollato) mi avesse provocato una certa... “contrarietà”. Sentimento sacrosanto anche nel caso del semplice viziaccio di dover cercare a tutti i costi lo scoop, la notizia bomba.

Quel che avviene oggi mi porta a vivere gli eventi con un nuovo timore: il dolo!

Che la conquista di Aleppo sia uno dei passaggi fondamentali per la soluzione del conflitto maledetto che ha già preteso il sangue di centinaia di migliaia di siriani è assodato.

Che si debba raccontare che i combattimenti degli ultimi giorni hanno messo in ginocchio 2 milioni di persone mi inquieta. Lo fa perché amalgamando immagini di macerie (immagine a dx) alle parole del Papa (le ripete al vento da 5 anni...) caldeggia e giustifica la richiesta di una tregua, oltre all'ennesimo inutile intervento delle Nazioni Unite.

Le domande che mi pongo sono ora le seguenti:

“Se è in corso la battaglia decisiva per la riconquista di Aleppo, con una masnada di terroristi accerchiata, a chi dovrebbe tornare utile la tregua?”

“Se un canale siriano fa dirette che sembrano dalla piazza sotto casa nostra, mentre i media occidentali utilizzano immagini e foto di una città devastata (ma - ricordiamolo - abitata da DUE MILIONI di abitanti...), qual è l'informazione di regime?”

Mi torna in mente la notizia di pochi mesi addietro sulla “morte dell'ultimo pediatra di Aleppo”. Cari lettori, 2 milioni di abitanti - in un Paese celebre per l'elevatissimo numero di medici - ed un solo pediatra?!!!

L'idea della situazione e dei valori sul campo ce la siamo fatta sei mesi fa con un primo reportage. Sarà il caso di tornare presto sul luogo del delitto più grave, quello nei confronti della Verità.

 

Riproponiamo di seguito il nostro primo reportage siriano.

Diario siriano. Cap.1: Il varco nel buio

Diario siriano. Cap.2: Damasco rinasce, ai margini della guerra

Diario siriano. Cap.3: Al fronte coi “Falchi del deserto”

Diario siriano. Cap.4: I figli della guerra

Diario siriano. Cap.5: "Così l’ISIS ha massacrato il mio plotone..."

Diario siriano. Cap.6: Il barbiere di Damasco

Diario siriano. Cap.7: rapimento e riscatto

Diario siriano. Cap.8: la gente fugge in Europa perché...

Diario siriano. Cap.9: oltre la speranza

Diario siriano. Cap.10: Il tassista di Assad

La guerra in Siria spiegata da un connazionale: Ouday Ramadan

Perché Difesa Online si trova in Siria?

La Siria raccontata da chi ci ha vissuto: intervista al prof. Paolo Matthiae