Programma “AICS”: casse (da morto) o integrazione (immediata)?

(di Andrea Cucco)
21/05/24

La pelle dei nostri soldati rientra nell’abusato e millantato “interesse nazionale”?

Se lo avessimo potuto chiedere ai nostri impettiti leader civili e militari durante il 163° anniversario dell’Esercito, la risposta sarebbe probabilmente stata positiva.

Purtroppo, coincidendo la data del 3 maggio sia con la Giornata internazionale per la libertà di stampa che con il declassamento di ben 5 posizioni dell’Italia nella classifica internazionale della libertà di stampa, si è visto bene (per coerenza) di non “concedere” nemmeno una battuta, snobbando i giornalisti presenti all'evento (foto seguente).

Un vero peccato perché – a parole – i nostri sono sempre impegnati nel rilancio del paese con piani ambiziosi, da quelli africani (Piano Mattei) a quelli multinazionali per la Difesa. Ciò che preoccupa non sono dunque le intenzioni bensì... i tempi!

Viviamo da qualche anno in un clima pre-bellico globale che qualsiasi primate con il pollice opponibile può decifrare: sbrigarsi!

I capi militari e politici della maggioranza dei paesi dell’Alleanza, come i loro colleghi degli Stati già oggi (o presto) avversari, si stanno preparando ad un confronto militare su scala mondiale. Più di tutto stanno accelerando su tutti i programmi militari.

E non è nemmeno un segreto: basta leggere i solleciti ufficiali di molti ministri o segretari alla Difesa stranieri per comprendere la situazione.

Abbiamo preso in giro gli Alleati per un decennio promettendo un 2% di spesa per la Difesa entro il 2024 per poi rimandarlo al 2028 (due anni addietro e tutti d'accordo), la Francia già lo rispetta ed un paese come il Regno Unito si sta addirittura preparando ad un 2,5%.

Abbiamo idea del costo economico del coinvolgimento in un conflitto in cui saremo "completamente" impreparati rispetto ad uno in cui lo saremo "parzialmente"? Valori a doppia cifra, per cominciare.

Il programma “AICS”

L'Armored Infantry Combat System, incentrato su una piattaforma combat (Armored Infantry Fighting Vehicle – AIFV) e una serie di piattaforme di supporto è un programma avviato da anni che è stato assurdamente sorpassato da quello per l'acquisto dei carri armati Leopard 2. Eppure, a leggere alcune riviste specializzate i nostri vecchi carri Ariete - aggiornati - sarebbero da soli stati sufficienti ad affrontare le sfide. Cosa è dunque accaduto? Mica avranno sempre avuto ragione quegli impertinenti di Difesa Online?!!!

Poco male. È cominciata una guerra convenzionale ed è giusto che, seppur buttando via quasi 1 miliardo, si ingrassi chi ha "blindato" la nostra forza terrestre e si assegnino ai nostri carristi mezzi meno obsoleti.

Il carro armato sta tuttavia dimostrando la sua importanza ma anche sue inaspettate vulnerabilità... Gli Infantry Fighting Vehicles (IFV) stanno invece assumendo un ruolo sempre più importante nella guerra moderna, specialmente come piattaforme antidrone. Con sensori avanzati come radar e ottiche, possono individuare ed ingaggiare autonomamente minacce, armati con laser, sistemi ECM, mitragliatrici o cannoni a fuoco rapido (efficaci in particolare contro droni a bassa quota, loitering munitions e colpi d'artiglieria).

Se oggi o nei prossimi anni il nostro Esercito dovesse affrontare davvero uno “scenario di combattimento convenzionale ad alta intensità” come quello affrontato lo scorso mese in Polonia, i nostri soldati combatterebbero su autarchici e sorpassati “Dardo” (foto): mezzi oggi totalmente inadeguati (scarsa corazzatura, calibro da 25mm incapace di utilizzare munizionamento perforante avanzato, senza sistemi antidrone o missilistici anticarro), perfetti per essere individuati e distrutti persino dai meno sofisticati droni nemici.

Già nel 2021, si poteva scegliere tra due sistemi europei (lo "svedese" CV90 o il tedesco Lynx) già esistenti e da produrre in Italia. Credete che una guerra a 700 chilometri dal nostro confine orientale abbia velocizzato qualcosa? Tutt’altro! In ogni Documento di Programmatico Pluriennale (DPP) della Difesa degli ultimi anni il completamento del programma AICS è costantemente slittato di anno in anno: 2035, 2036, 2037…

L’immagine iniziale del programma AICS dei DPP dal 2021 al 2023 (immagine seguente a sx) è stata tuttavia aggiornata con l’ultimo “Rapporto Esercito 2023” (immagine seguente a dx).

Si può intuire che qualche decisione sia stata presa: se non ancora sullo scafo in cui potrebbero sopravvivere i nostri ragazzi, sulla mitragliera da adottare che – come indicato – sembra chiaramente essere l’X-Gun da 30mm presentato lo scorso mese da Leonardo (leggi articolo "X-GUN: l'innovativo "cecchino" counter UAS da 30mm").

Dell'AICS (con capacità antidrone) c'è bisogno ora, non fra 15 anni. Cosa aspettiamo ancora a definire ed integrare il Sistema nelle principali varianti? Che sia tardi?!

I soldati che sopravvivono o sopravvivranno votano, quelli che non tornano o non torneranno no.

Immagini: Esercito / Difesa Online