Garibaldi avrebbe detto: "Qui si fa il mezzo migliore o si muore!"

(di Andrea Cucco)
01/03/23

Il capo di stato maggiore dell’Esercito, generale Pietro Serino, è stato sentito le scorse settimane dalle Commissioni Difesa di Camera e Senato sullo stato in cui versa la forza armata di terra.

I temi trattati hanno riguardato una sostanziale crisi a 360°: organici insufficienti, aree di addestramento carenti e sottodimensionate (quella più grande a disposizione dell’Italia corrisponde alla più piccola in Francia), elevata età media del personale, sforzi per la reimmissione nel mondo del lavoro dei volontari congedati, necessità di riorganizzare riserve, gap capacitivi nei sistemi, mezzi corazzati insufficienti ed inadeguati alla minaccia portata dalla guerra alle porte dell’Europa. Solo per citarne alcuni. Sarebbe stato più semplice (e rapido) dire solo cosa andava bene...

Insomma, c'è una guerra a 700 chilometri dal confine orientale, abbiamo una Difesa da decenni impostata sul peacekeeping (parole del ministro) e bisogna correre ai ripari.

Quella di cui parleremo ora è una decisione che la Difesa sta per prendere: quella sul nuovo veicolo corazzato da combattimento per la fanteria. Un IFV (Infantry Fighting Vehicle) "chiave" che, dal momento che si procede ancora con l'aggiornamento dell'Ariete (un carro armato inutile ed inadeguato oggi come lo sarà domani), dovrà lui stesso proteggere in un eventuale fronte di guerra il cimelio della guerra fredda. Il generale Serino ha tuttavia fatto intendere che si starebbero nel frattempo cercando carri armati alternativi/aggiuntivi allo "stato dell'arte".

La parte della componente “pesante” da sostituire oggi è rappresentata dal Dardo (foto), veicolo che ha probabilmente rappresentato un passo avanti rispetto ai vetusti M113 progettati negli anni ‘50, ma che non offre alcuna protezione rispetto alle moderne minacce (come droni o loitering munitions) in aggiunta a quelle tradizionali. Il provvedimento è dunque urgentissimo (se non tardivo...).

La decisione finale è oggi fra due candidati: il CV90 Mk IV, di BAE Systems, ed il Lynx KF41, di Rheinmetall.

Il primo è un mezzo prototipato alla fine degli anni ‘80, in servizio dai primi anni ‘90, che ha subito quattro aggiornamenti che hanno interessato dall’armamento alla protezione per l’equipaggio (inizialmente sacrificata a favore della mobilità). A quanto si vocifera da tempo il CV90 sarebbe sponsorizzato da quell’industria nazionale che, non essendo mai stata in grado di produrre corazzati decenti (pur eccellendo in altri settori), cerca il maggior profitto (su licenza) senza dover mettere troppo in discussione le proprie (in)capacità nel campo.

Il secondo è un mezzo radicalmente nuovo, progettato nel 2015 e con capacità di ingaggio e protezione dell’equipaggio superiori. Mezzo di realizzazione più complessa, permetterebbe la creazione di un Polo industriale terrestre nazionale. Lo stesso che da moltissimi anni il nostro Esercito desidera.

Da anni notiamo nelle immagini e nei video divulgati sul CV90 da BAE Systems (nell'immagine precedente un raro fotogramma) una costante censura della rampa posteriore del mezzo. Provate a cercare sul web… Il motivo evidente è che la protezione offerta ai soldati da un attacco in tale area del veicolo sembra equivalere a quella del Dardo che a sua volta era praticamente identica a quella di un M113.

Credo che la semplice osservazione dello spessore del KF41 Lynx, possa togliere qualsiasi dubbio riguardo ai reali livelli di difesa passiva.

Il sistema proposto da Rheinmetall offre inoltre capacità di ingaggio di minacce circuitanti o balistiche che il mezzo svedese (di nascita) non ha.

Le cifre finali per ognuno dei due candidati saranno sicuramente sul tavolo di Segredifesa e Via XX Settembre, tuttavia non è difficile ritenere probabile che, a fronte di capacità sensibilmente differenti, il costo della prima opzione (CV90) sarà inferiore.

Con ancora il ricordo dei nostri caduti in Afghanistan di ritorno avvolti in un tricolore e di fronte a tanti sprechi, si potrà davvero giustificare la possibile perdità di vite con un prezzo minore di acquisto?

Il capo di stato maggiore dell’Esercito ha affermato che il nuovo veicolo corazzato avrà una vita operativa di circa 40 anni. Vi chiedo: sarà dunque meglio partire da una base nuova (KF-41 Lynx) e predisposta agli upgrade o da una con già 30 anni di modifiche alle spalle (CV90)?

Vi riporto ora un passaggio importante del discorso del generale Serino di fronte ai nostri parlamentari: “Se i nostri soldati dovessero essere chiamati ad operare, devo avere la coscienza di aver fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per permettergli di operare nelle condizioni migliori”.

A breve avremo finalmente la risposta al seguente quesito: la vita dei nostri soldati, nel caso di impiego reale in combattimento, sarà stata protetta - o sacrificata - dai vertici politici, militari e/o industriali del nostro Paese?

Pur sperando di non doverne mai chiedere conto... ricorderemo a lungo la risposta che ministro e vertici militari della Difesa forniranno.

E voi lettori... con una mimetica addosso, in quale veicolo da combattimento salireste?

Foto: BAE Systems / Rheinmetall / Esercito Italiano / Army Recognition