Kosovo (terza parte): le Guerre Balcaniche (1912-1913)

(di Guglielmo Maria Barbetta)
25/09/23

Grazie alla mediazione russa, nel 1912 gli stati balcanici conclusero una serie di accordi in funzione anti-turca. Nel marzo di quell’anno nacquero infatti le prime intese tra Serbia e Bulgaria e successivamente, a maggio, quest’ultima e la Grecia. Il Montenegro siglò poi degli accordi con la Serbia e la Bulgaria nell'ottobre 1912.

In seguito a questi, il Regno del Montenegro dichiarò guerra all'Impero ottomano e, l'8 ottobre, scoppiò la Prima Guerra Balcanica. Pochi giorni più tardi scesero in campo, a fianco del primo, i regni di Bulgaria, Serbia e Grecia, dando così vita alla Lega Balcanica, ed estendendo il conflitto a tutta l’area meridionale dei Balcani.

In poco meno di due mesi, l'esercito dell'Impero ottomano subì una lunga serie di sconfitte ad opera delle forze della coalizione.

La Lega conquistò così la quasi totalità dei possedimenti ottomani nella penisola balcanica. Il 3 dicembre dello stesso anno venne concluso un primo armistizio, cui fece seguito la Conferenza di Londra, a partire dal 17 dicembre.

Le condizioni di pace furono però giudicate inaccettabili dall'Impero ottomano e le ostilità ripresero il 3 febbraio 1913. Gli scontri proseguirono fino alla stesura di un nuovo armistizio, stabilito il 24 aprile 1913. Con la mediazione delle principali potenze europee, il 30 maggio 1913 fu infine firmato il Trattato di Londra, che pose fine alla guerra.

L'Impero ottomano perse quasi tutti i suoi territori europei e questi ultimi furono spartiti tra gli Stati della Lega Balcanica. I dissensi circa la spartizione della regione della Macedonia, tuttavia, provocarono attriti e contrasti tra i coalizzati, sfociati poi nella Seconda Guerra Balcanica. Il conflitto durò circa due mesi e si concluse nel luglio 1913.

La Conferenza di Londra, a seguito delle specifiche e pressanti istanze in tal senso dell'Austria-Ungheria, negò alla Serbia l'accesso al mare che essa aveva fortemente richiesto. Per contro, la Francia e la Russia operarono affinché alla stessa Serbia fosse concesso il controllo della Macedonia e del Kosovo, mentre la regione di Peć1, compresa tradizionalmente nel Kosovo, fu affidata al Montenegro.

Un'altra importante conseguenza della Prima Guerra Balcanica fu l'indipendenza dell'Albania, dichiarata a ostilità in corso il 28 novembre 1912 da alcuni esponenti politici del paese che ne temevano la spartizione. L’indipendenza fu riconosciuta internazionalmente l'anno successivo dal Trattato di Londra.

I vincitori della guerra furono restii a riconoscere l'indipendenza albanese e una parte dei territori popolati da etnia albanese, fra cui il Kosovo, rimase comunque esclusa dal nuovo Stato.

Il dopoguerra portò con sé politiche oppressive di nazionalizzazione e violenti tentativi di assimilazione politica e culturale nella maggior parte dei territori conquistati.

Ad esempio, nel Regno di Serbia non vennero estese ai nuovi territori le libertà di associazione, di assemblea e di stampa garantite dalla Costituzione del 1903. La popolazione di quelle aree venne inoltre privata dei diritti politici in modo da evitare eventuali ingerenze dei “non-serbi” nella politica nazionale.

L'acquisizione del Kosovo da parte della Serbia fu oggetto di controversie anche nella stessa Belgrado. Alcuni giornali di opposizione, come Radicke Novine, sottolinearono come i “nuovi serbi” avessero avuto maggiori diritti politici sotto l’Impero Ottomano.

Vi furono molteplici casi di scontri e distruzioni di edifici, scuole, bagni, moschee di origine ottomana. Nell'ottobre e nel novembre 1913, i vice-consoli britannici segnalarono intimidazioni sistematiche, detenzioni arbitrarie, pestaggi, violenze sessuali, roghi di villaggi e massacri da parte dei serbi nelle aree annesse.

Le autorità di Belgrado non offrirono, in conclusione, alcun sostegno alla Commissione Carnegie2, una commissione internazionale composta da professori universitari e altre personalità di spicco provenienti da Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Austria e Russia. Tra gli illustri membri della Commissione, conosciuta per la sua imparzialità, vi erano tre premi Nobel.

Nel 1914 venne stilato il “Rapporto della Commissione Internazionale per Indagare sulle Cause e la Condotta delle Guerre Balcaniche” (Report of the International Commission to Inquire into the Causes and Conduct of the Balkan Wars), ossia un documento pubblicato a Washington DC dalla Carnegie Endowment for International Peace.

La Commissione si recò infatti nei paesi partecipanti all'inizio di agosto 1913 e vi rimase fino alla fine di settembre. Dopo il ritorno a Parigi, tutto il materiale venne elaborato e rilasciato sotto forma di una relazione dettagliata.

Il rapporto descrive numerose violazioni delle convenzioni internazionali e dei crimini di guerra commessi durante le due Guerre Balcaniche3.

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Leggi "Kosovo (seconda parte): l'Impero Ottomano"

Leggi: "Kosovo (quarta parte): la Prima Guerra Mondiale e il Regno di Jugoslavia"

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Leggi: "Kosovo (sesta parte): verso il conflitto"

1 Città del Kosovo occidentale

2 Carnegie Report, The Serbian Army during the Second Balkan War; The Sleepwalkers, C. Clark, pp. 42-45

3 M. Levene, Through a Glass Darkly: The Resurrection of Religious Fanaticism as First Cause of Ottoman Catastrophe, in Journal of Genocide Research, vol. 22, n. 4, 01/10/2020, pp. 553–560