Kosovo (quarta parte): la Prima Guerra Mondiale e il Regno di Jugoslavia

(di Guglielmo Maria Barbetta)
04/10/23

Nell'agosto 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale. L'esercito serbo, sconfitto in numerose battaglie, fu costretto a ritirarsi verso l'Adriatico passando attraverso il Kosovo che, a partire dall'inverno tra il 1915 e il 1916, fu occupato dalle truppe dell'Austria-Ungheria e della Bulgaria, con il proficuo sostegno della popolazione albanese.

Al concludersi delle ostilità, nell’inverno del 1918, l'esercito serbo rientrò in Kosovo e respinse le truppe della Quadruplice Alleanza, vendicandosi dell’occupazione con indicibili atrocità sulla popolazione.

Dopo la sconfitta degli Imperi Centrali, avvenuta nel novembre 1918, Serbia e Montenegro confluirono nel nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Il Regno, in seguito denominato Regno di Jugoslavia, si vide riconosciuto nel 1919 il controllo del Kosovo e della Metohija1, successivamente riuniti in un’unica regione.

Si tornò così, nella provincia, alla medesima situazione creatasi nel 1913, con il Kosovo formalmente annesso al nuovo Regno.

Il monarca Alessandro I avviò poi contatti con la Turchia al fine di poter agire indisturbato nella campagna di repressione che intraprese contro la resistenza opposta dai Kaçaks albanesi2 del Kosovo e dai Komitadjis in Macedonia3.

Per inciso, nel 1929 il Regno di Jugoslavia venne organizzato in nove regioni amministrative, dette banovine. Il Kosovo venne spartito fra tre di queste: banovina di Zeta (corrispondente alle aree di Kosovska Mitrovica, Peć, Djakovica e Orahovac), banovina del Vardar (ossia le città di Priština, Prizren, Gnijlane e Uroševac) e banovina della Morava (con le aree di Vučitrn, Podujevo).

Nel periodo interbellico, il governo monarchico jugoslavo mise in atto un programma di ricolonizzazione del Kosovo, col fine di alterare forzatamente l'equilibrio demografico della regione, in quel momento ancora a maggioranza albanese.

Durante tale periodo, più di 60.000 coloni, di cui il 90% serbi, si stabilirono nel territorio dell'ex vilayet del Kosovo4. Con il sostegno del governo turco venne poi realizzata una politica di emigrazione coatta degli albanesi.

Nel 1920 il governo jugoslavo approvò il c.d. “Decreto sulla Colonizzazione delle Province Jugoslave Meridionali” e già nel 1931 ne venne redatto un secondo ancora più ampio.

Vennero offerti incentivi ai veterani della guerra perché si stabilissero in Kosovo, ma pochi risposero all'appello. Negli anni '30, la Jugoslavia firmò anche diversi trattati con la Turchia, mai attuati, perché accogliesse i musulmani espulsi.

Nonostante gli insuccessi su larga scala, questa lenta politica di pulizia etnica e culturale proseguì sino alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, quando i cittadini di etnia albanese in Kosovo divennero meno del 50% del totale.

La Seconda Guerra Mondiale

A seguito dell'invasione della Jugoslavia condotta nell'aprile 1941 dagli eserciti tedesco ed italiano, le rispettive forze d'occupazione si divisero il controllo della provincia del Kosovo. Il nord, ricco di giacimenti minerari e parte integrante della Serbia, venne occupato dalla Germania, mentre il sud, la c.d. Provincia di Pristina, fu incorporato all'Albania e posto sotto l’occupazione italiana.

Nei territori sotto l’occupazione italiana si rifugiarono varie comunità ebraiche provenienti da Serbia, Macedonia e Bulgaria, convinte di trovare protezione. In effetti, mentre gli eserciti tedeschi procedettero alla liquidazione della popolazione ebraica delle aree di Novi Pazar e Kosovska Mitrovica nel marzo 1942, la maggior parte degli ebrei nel Kosovo italiano poterono contare sulla protezione dalla popolazione locale fino al termine della guerra. Altri, tuttavia, furono consegnati dagli italiani ai nazisti.

Gli albanesi del Kosovo videro con favore il crollo della Jugoslavia e collaborarono con italiani e tedeschi per raggiungere il grande obiettivo politico di unificazione all'Albania.

Nel corso del conflitto, più di 100.000 serbi e montenegrini furono espulsi o uccisi e le autorità serbe contarono più di 70.000 profughi dal Kosovo.

La situazione peggiorò ulteriormente con la caduta del Fascismo nel 1943 e la conseguente occupazione diretta nazista in Kosovo. Il gerarca Heinrich Himmler, allora capo delle SS, si adoperò per costituire, impiegando essenzialmente personale albanese, la XXI divisione Waffen SS “Skanderbeg”, la quale ebbe come primo obiettivo il controllo del territorio occupato dalle forze tedesche. Le azioni della divisione condussero al massacro di diverse migliaia di cittadini di etnia albanese come risposta alle imprese compiute delle forze ribelli partigiane.

Gli appelli dei partigiani comunisti per animare una rivolta antitedesca in Kosovo non ebbero però alcuna presa sulla popolazione locale. Dopo numerose sollevazioni dei partigiani albanesi, guidati da Fadil Hoxha in Kosovo e Enver Hoxha5 in Albania, il Kosovo fu liberato alla fine del 1944 grazie ai comunisti albanesi e con l'aiuto degli jugoslavi.

Il paese divenne poi una provincia serba della nuova Repubblica Jugoslava.

Le forze kosovare vennero sconfitte a metà del 1945 ma la resistenza armata continuò e gli scontri a fuoco, anche se sporadici, ebbero termine solo nel 1948.

(Continua)

Leggi: "Kosovo (prima parte): una storia lunga millenni"

Leggi: "Kosovo (seconda parte): l'Impero Ottomano"

Leggi: "Kosovo (terza parte): le Guerre Balcaniche (1912-1913)"

Leggi: "Kosovo (quinta parte): la Jugoslavia Socialista e la Primavera di Pristina"

Leggi: "Kosovo (sesta parte): verso il conflitto"

1 La Metochìa è una regione caratterizzata da un grande altipiano che di fatto costituisce l’area del bacino idrografico del fiume Drin ricompreso all'interno dei confini del Kosovo, di cui rappresenta la metà occidentale. Amministrativamente è composta da tre distretti (su 7) e racchiude circa il 40% della popolazione dell'intero Kosovo. L'unione politica con il resto del paese è avvenuta ufficialmente nel 1946 quando l'allora Jugoslavia creò la Provincia autonoma del Kosovo (Kosovo i Metohija).

2Kachak (o kaçak) è un termine di origine turca per identificare un “ribelle” o un “bandito”. In Albania il termine è usato per definire le unità protagoniste della guerriglia condotta dai rivoluzionari che combatterono nel periodo del risorgimento albanese, all'inizio del XX secolo, in Kosovo.

3 I Komitadji (o Comitadjis) erano i membri delle bande ribelli che operavano nei Balcani durante il periodo conclusivo dell'Impero Ottomano. Combattevano contro le autorità turche ed erano sostenuti dai governi degli stati vicini, in particolare dalla Bulgaria.

4 Il vilayet del Kosovo fu un vilayet dell'Impero Ottomano, corrispondente a diverse aree delle attuali Serbia, Kosovo, Montenegro, Macedonia e Albania.

5 Enver Hoxha (1908 - 1985) è stato un rivoluzionario, politico e militare albanese. Fu leader supremo dell’Albania dal 1944 al 1985.

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