L’enigma algerino (terza parte)

(di Enrico Magnani)
13/03/23

La posizione della Spagna, nelle sue relazioni con il Maghreb, mostra che uno degli assiomi strategici della sua sicurezza, cioè avere un buon clima con l’antemurale del suo arco di sicurezza che partendo dalle Canarie, passa per lo stretto di Gibilterra, e termina con le Baleari, è in difficoltà, vista la fragilità delle sue relazioni con il Marocco, sempre alla mercè degli obiettivi di Rabat e il blocco politico ed economico con Algeri, visto che lo stesso presidente Tebboune, in un recente discorso ha sottolineato, che solo in caso di negazione (non solo verbale, ma anche con fatti concreti) da parte di Madrid del sostegno alle posizioni del Marocco in merito al Sahara Occidentale, il dialogo riprenderebbe.

Il ministro degli esteri spagnolo ha recentemente insistito sulla necessità di mantenere buoni rapporti con il Marocco poiché è la "priorità numero 1" dello straniero politico spagnolo, in quanto non averli sarebbe "dannoso" per gli spagnoli, soprattutto per quelli che vivono a Ceuta, Melilla, le Canarie o l'Andalusia, confermando che Madrid è chiusa in un angolo e non può (o non vuole) cambiare posizione e che le pressioni marocchine hanno successo, non solo nel tenere legato alle sue posizioni Madrid, ma anche antagonizzare e isolare Algeri con i suoi partner europei (ad esempio i legami forti, storici, dell’Algeria con l’Italia sono visti con enorme fastidio da Rabat e il clima è peggiorato anche per le posizioni di prossimità ideologica della premier Meloni con il principio della autodeterminazione del popolo saharaui).

Ma le relazioni con la Spagna (e in controluce, con il Marocco) non sono la sola priorità dell’Algeria. Come accennato, Algeri è impegnata in un delicatissimo gioco geostrategico dove cerca di monetizzare la sua posizione di assoluta preminenza in vari scenari e di attenzione e interesse da parte di una panoplia di attori che cercano di avere l’Algeria, se non al proprio fianco, almeno non ostile.

Uno di questi scacchieri, che rientra nel più ampio ritorno dell’Algeria sulla scena internazionale dopo la dolorosa assenza delle due ultime presidenze di Bouteflika, è l’Africa.

In occasione del summit dell’UA tenutosi a metà febbraio, l’Algeria ha reso noto che stanzierà un miliardo di dollari per finanziare progetti di sviluppo in tutto il continente attraverso l'Agenzia algerina di cooperazione internazionale per la solidarietà e lo sviluppo. La decisione è stata annunciata in un discorso letto dal primo ministro Aimene Benabderrahmane, che rappresentava il presidente Tebboune al vertice annuale dei leader dell'Unione africana nella capitale etiope, Addis Abeba. "Ho deciso di iniettare un miliardo di dollari Usa a beneficio dell'Agenzia algerina di cooperazione internazionale per la solidarietà e lo sviluppo per finanziare progetti di sviluppo nei paesi africani", si legge nel discorso, e si presterà attenzione ai "progetti di integrazione o in grado di contribuire ad accelerare lo sviluppo in Africa". Tebboune ha affermato che l'approccio dell'agenzia, istituita nel 2020, si basa sulla convinzione dell'Algeria che "la sicurezza e la stabilità in Africa sono legate allo sviluppo". L’obiettivo di fondo è quello di smantellare la rete di appoggi che il Marocco, soprattutto negli anni della malattia di Bouteflika, ha costruito, grazie anche alla cessione di importanti quantità di fosfati (fondamentali per l’agricoltura) a prezzo scontato, se non veri e propri regali e Algeri sa che Rabat, oltre quello, non ha praticamente altro.

Opportunità

Ma l’aggressione russa all’Ucraina si pone come una opportunità per l’Algeria di essere un attore importante nel Mediterraneo. Per decenni, l'Algeria ha evitato la partecipazione agli affari internazionali se non in termini molto peculiari. In quanto aderente al movimento dei non allineati, il paese è stato descritto come "anti-occidentale", "anticapitalista" e "autoisolato".

In privato, i diplomatici accreditati ad Algeri descrivono il paese e le sue autorità come tra le più difficili da penetrare e comprendere nella regione. Ma negli ultimi due anni, ci sono stati segnali che l'Algeria sta cambiando e inizia a mostrare i suoi muscoli economici e politici, cosa che ha subito un'accelerazione sulla scia della guerra in Ucraina, con l'Algeria che sfrutta le opportunità create dai cambiamenti nei mercati energetici globali. L'Algeria si è inoltre sempre più affermata nell'Unione Africana e nella Lega Araba, ha intensificato i suoi sforzi di lobbying nelle capitali straniere e sta intensificando i legami con Pechino.

Ma l'Algeria è pronta per la responsabilità che accompagna il ruolo che si propone di svolgere?

Ad esempio, durante la presidenza di lunga data Abdelaziz Bouteflika, le relazioni tra Algeria e Stati Uniti sono state gelide. I ripetuti tentativi di espandere e approfondire la cooperazione bilaterale sono falliti poiché il rapporto è rimasto in gran parte limitato alla cooperazione antiterrorismo, soprattutto in risposta alle minacce di al-Qaeda nel Maghreb e una profonda ostilità culturale nelle élites algerine verso le imprese private (quando nel paese le grandi compagnie sono tutte pubbliche). Sin dall'indipendenza, l'Algeria ha espresso profondo scetticismo, se non aperta ostilità e timore riguardo alle intenzioni delle potenze occidentali, in particolare la Francia (il suo ex colonizzatore) e gli Stati Uniti. Di conseguenza, l'Algeria cercava pochi alleati e sembrava contenta di essere prossima a Mosca, ma mai asservita ad essa, e autolimitando il suo ruolo nelle questioni internazionali.

Ricordiamo che l’'Algeria dispone delle seconde forze armate del continente africano acquista l'81% delle sue armi dalla Russia ed è il terzo importatore mondiale di armi russe. Dal 2009 al 2018, le vendite di armi tra Russia e Algeria sono aumentate di quasi il 129% e le navi russe effettuano frequenti scali nei porti algerini.

Politicamente, la storica posizione dell’Algeria di non interferire nelle questioni di altri stati, assieme, al sostegno ai principi della autodeterminazione dei popoli, la strenua difesa dei principi della sovranità di ogni stato da pressioni esterne, e una buona dose di anti-occidentalismo hanno collocato il paese prossimo a Mosca (sia essa sovietica, post sovietica o neozarista) pur senza identificarsi come un mero stato vassallo, anche se si è ripetutamente astenuta dal voto alle Nazioni Unite che condannava l'invasione russa dell'Ucraina. Tuttavia, la guerra in Ucraina ha dimostrato i limiti del potere militare della Russia, ha rimescolato i mercati globali dell'energia e, nel frattempo, ha fornito all'Algeria l'opportunità di ridefinire la sua politica estera, anche se con prudenza. Infatti il programmato viaggio del presidente Tebboune a Mosca, dopo essere stato in un limbo per parecchie settimane, ha ripreso vita e dovrebbe avere luogo nel mese di maggio. Infatti il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune e il suo omologo russo Vladimir Putin hanno concordato, durante una conversazione telefonica alla fine di gennaio, di programmare una visita di stato di Tebboune in Russia per il "prossimo maggio", ha affermato la presidenza algerina in un comunicato stampa. I due capi di stato hanno discusso “delle relazioni bilaterali tra i due Paesi e più in particolare degli orizzonti della cooperazione energetica”. Hanno anche discusso “della prossima riunione del grande comitato misto algerino-russo”, che si terrà durante questa visita, la cui data precisa non è stata comunicata.

Abdelmadjid Tebboune e Vladimir Poutin hanno anche discusso “della prossima riunione del grande comitato misto algerino-russo”, che si terrà durante la visita del presidente algerino a maggio, la cui data precisa non è stata comunicata. Algeri e Mosca hanno rapporti privilegiati di lunga data. Nel 2021, il commercio tra i due paesi ha raggiunto i tre miliardi di dollari, nonostante la pandemia di Covid-19.

Abdelmadjid Tebboune effettuerà una visita di stato anche in Francia a maggio, ma la presidenza algerina non ha specificato in quale paese si recherà per primo.

Mentre l'Europa si affretta a compensare la diminuzione dell'energia russa, l'Algeria è davvero entrata in una fase nuova. Prima della guerra in Ucraina, il 40% delle importazioni italiane di energia proveniva dalla Russia, percentuale scesa al 10% in ottobre, mentre le importazioni dall'Algeria sono aumentate in modo significativo. Secondo alcune stime, le esportazioni di gas naturale algerino verso l'Italia sono aumentate di circa il 20% nel 2022. Ma non è solo l'Italia a guardare oltre il Mediterraneo, l'Algeria ora fornisce l'11% di tutto il gas naturale consumato in Europa ed è il più grande esportatore di gas naturale dell'Africa, e Italia e Algeria hanno dato il via a una seria riflessione per l’avvio e il completamento dell’atteso (da troppo tempo), gasdotto GALSI, cha dalla regione di Costantina dovrebbe raggiungere la Sardegna e terminare a Piombino.

La guerra in Ucraina ha coinciso anche con i cambiamenti nell'ambiente politico interno dell'Algeria. Nel 2019, gli algerini sono scesi in piazza per protestare contro l'intenzione annunciata di Bouteflika di candidarsi per un quinto mandato. Il movimento di protesta, chiamato Hirak, ha portato in piazza migliaia di persone e ha portato, tra le altre cose, alle dimissioni di Bouteflika. Tuttavia, l'Hirak non si è mai evoluto da movimento di protesta a entità politica con una piattaforma chiara o una serie coerente di richieste ed è stato spazzato via dai blocchi e dalle chiusure legati al COVID. La fine dell'Hirak ha permesso al nuovo governo sotto il presidente Abdelmadjid Tebboune di concentrare le proprie energie al di là delle proteste di piazza (sempre pacifiche) e portare più equilibrio alle alleanze dell'Algeria, rinvigorendo i legami con gli Stati Uniti e la Cina.

Come già accennato, nel novembre 2020, la costituzione algerina è stata modificata per consentire il dispiegamento delle forze armate al di fuori del paese. La mossa è stata vista da alcuni come un modo per consentire all'Algeria di intervenire in Libia, se necessario, ma le revisioni costituzionali consentono anche la partecipazione alle operazioni di mantenimento della pace sotto la Lega Araba, le Nazioni Unite e - forse la cosa più importante - l'Unione Africana.

La maggiore partecipazione algerina alle missioni di mantenimento della pace dell'UA è importante perché segnala che l'Algeria è ansiosa di controbilanciare la crescente influenza percepita del Marocco all'interno dell'organizzazione. Il Marocco ha lasciato il precursore dell'UA, l’OUA (Organizzazione per l’Unità Africana), nel 1984 per protestare contro la, proceduralmente discutibile, adesione della RASD (Repubblica Araba Saharaui Democratica), l’entità statuale costituita dal POLISARIO.

Nel 2017, il Marocco ha aderito all'UA (rinunciando dopo anni a un improponibile baratto: il Marocco sarebbe entrato nell’organizzazione solo dopo l’espulsione della RASD, richiesta ovviamente rifiutata) e ha utilizzato l'organismo come veicolo per promuovere i propri interessi e la sua posizione continentale, spesso in modi che fanno sentire Algeri minacciata. Il Marocco ha spinto con successo diversi stati aderenti all’UA (quelli francofoni in particolare) a riconoscere le sue rivendicazioni territoriali sul Sahara occidentale e all’apertura di simbolici consolati nella ex colonia spagnola e ha sostenuto l'arrivo di diversi individui in posizioni di leadership all'interno dell'UA che sono identificati come filo-marocchini e sostenenti le rivendicazioni di Rabat su quel territorio.

Il Sahara Occidentale è lo snodo della contesa tra Marocco e Algeria con il Marocco che rivendica il territorio e l'Algeria che sostiene il movimento di indipendenza saharaui. Partecipando alle operazioni di mantenimento della pace dell'UA, l'Algeria potrebbe accrescere la propria posizione all'interno dell'organizzazione. L'Algeria è stata anche duramente esplicita nella sua opposizione al riavvicinamento marocchino con Israele nel quadro degli Accordi di Abramo.

Dal punto di vista di Algeri, una maggiore cooperazione in materia di sicurezza tra Marocco e Israele fornirebbe a Rabat un vantaggio militare qualitativo nei confronti dell'Algeria (qualcosa che il Marocco probabilmente pensa già di godere in virtù del suo arsenale quasi totalmente occidentale, e con presenze israeliane e cinesi). In secondo luogo, la normalizzazione del Marocco con Israele potrebbe aprire la porta ad altri membri dell'UA per seguire l'esempio, isolando ulteriormente l'Algeria all'interno dell'organizzazione e in questo senso, Algeri (unitamente al Sudafrica) ha tenuto una linea fermissima bloccando l’iniziativa di concedere a Tel Aviv lo statuto di osservatore minacciando una crisi istituzionale dell’organizzazione e, in occasione del menzionato summit di Addis Abeba di febbraio, ha fatto platealmente espellere una delegazione diplomatica israeliana dalla sala delle riunioni.

Oltre a intensificare le sue attività nell'UA, a novembre l'Algeria ha chiesto l'adesione al gruppo delle economie emergenti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e ha ospitato il vertice della Lega Araba. A detta di tutti, quel vertice è stato un completo successo dal punto di vista dell'Algeria. Tebboune ha presieduto il vertice e, nelle settimane precedenti, è stato in grado di negoziare un "incontro di unità" tra il presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas e il leader di Hamas Ismail Haniyeh. Anche se non tutti i capi di stato hanno partecipato al vertice, quelli che lo hanno fatto hanno avuto un tono armonioso nel loro comunicato, fortemente filo-palestinese e sottilmente critico nei confronti degli Accordi di Abramo.

L'Algeria ha dato seguito a questo successo firmando un piano esecutivo con la Cina per lo sviluppo congiunto della BRI (Belt and Road Initiative). In particolare, l'annuncio dell'accordo Algeria-Cina ha preceduto di una settimana il vertice dei leader USA-Africa (ALS) a Washington, al quale Tebboune non ha partecipato. Nel marzo 2022, il Segretario di Stato Antony Blinken e il Vice Segretario di Stato Wendy Sherman (che con la sua pari Vicky Nuland forma i dioscuri di ‘Foggy Bottom’) si sono recati ad Algeri, separatamente, e hanno incontrato Tebboune. Entrambi gli incontri si sono conclusi senza annunci o impegni significativi, forse a segnalare che Tebboune non ha acconsentito a qualsiasi richiesta di Blinken e della Sherman. Il contenuto di queste discussioni non è stato reso pubblico da nessuno dei due governi, ma Tebboune è stato in grado, ancora una volta, di affermare l'autosufficienza dell'Algeria; forse incoraggiato dalla recente promessa di sostegno che ha ricevuto da Pechino.

Nonostante la mancanza di "risultati finali", questo impegno di alto livello degli Stati Uniti dimostra una nuova apertura nella politica estera algerina, il che pone la questione di cosa ciò potrebbe significare per le relazioni bilaterali tra Washington e Algeri.

(segue)

Leggi: "L’enigma algerino (prima parte)"

Leggi: "L’enigma algerino (seconda parte)"

Leggi: "L’enigma algerino (quarta parte)"

Foto: presidenza del consiglio dei ministri