Iran: la morte del presidente Raisi destabilizzerà il regime?

(di Gino Lanzara)
20/05/24

Le agenzie già pervenute nella giornata di ieri hanno dissipato i dubbi circa l’esito dell’incidente di volo che ha visto tra le vittime il presidente Raisi ed il ministro degli esteri Abdollahian.

Proveniente dall’Azerbaijan, dove Raisi aveva inaugurato una diga con l’omologo azero Alyev, l’elicottero era un Bell 412. Il mezzo è stato acquistato prima della rivoluzione del 1979, e non si può escludere che pezzi di ricambio difettosi e condizioni meteo proibitive abbiano concorso agli eventi aggravando la condizione di un mezzo non più pienamente efficiente.

Nell’incidente sono deceduti anche il governatore dell'Azerbaigian orientale, Malik Rahmati, e il leader della preghiera del venerdì nella città di Tabriz, Mohammad-Ali Al-Hashem. 

Turchia, EAU, Oman, India, Arabia Saudita, Russia, hanno prontamente offerto la loro disponibilità per i soccorsi in una zona particolarmente impervia, nebbiosa e battuta dal maltempo; l'Ue, su richiesta iraniana, ha attivato il sistema satellitare Copernicus. Prima di fornire una versione definitiva, le notizie sono state oggetto di rilanci e smentite caotiche che volevano Raisi a bordo di un’automobile alla volta di Tabriz. Mentre le preghiere si susseguivano nel Santuario dell’Imam Reza a Mashhad, con i fedeli immortalati dalle riprese televisive, i media israeliani citavano fonti occidentali per cui Raisi sarebbe perito subito nello schianto.

Rilevante considerare la presenza di Raisi in Azerbaijan per un evento che avrebbe potuto celebrarsi anche in un altro momento, l’inaugurazione di una diga; è del resto noto che Teheran percepisce i pericoli di un accerchiamento esistenziale che, dal Golfo, delinea una cooperazione tra USA, Israele, Paesi arabi, ed a nord tra turchi e azeri e, sporadicamente, pakistani. Dopo anni di polemiche e proteste per esercitazioni militari di sovente tenute a ridosso dei confini azeri ed iraniani, Teheran e Baku stanno tentando di riprendere le fila di un rapporto oltremodo difficile, dove gli Ayatollah non possono dimenticare le vicendevoli forniture di greggio verso Tel Aviv e di equipaggiamenti bellici evoluti verso Baku, in un’ottica di panturchismo propria del bagaglio nazionalista di Ankara che sostiene Baku che, a sua volta, è cosciente dei milioni di azeri residenti in Iran. La stabilità interna rimane dunque di particolare rilevanza, anche alla luce della propaganda turca in grado infrangere gli equilibri con la comunità azera, di cui lo stesso Khamenei è parte.

Eletto presidente della Repubblica nel 2021, il falco ultraconservatore Raisi è asceso ai vertici di un Paese in profonda crisi sociale ed economica; fedelissimo della Guida Suprema e candidato alla sua successione, è sempre stato un acerrimo avversario di Israele e USA. Nel suo curriculum spicca la partecipazione alla rivoluzione khomeinista e la sua scalata ai vertici del sistema giudiziario iraniano.

Dopo la nomina al vertice giudiziario nel 2019, Raisi ha perseguito casi di corruzione contro funzionari governativi e importanti uomini d’affari ed esprimendo il sostegno a negoziazioni di un accordo nucleare che, pur permettendo un arricchimento di uranio fino a livelli da arma atomica, tutelasse gli interessi di Teheran.

Raisi, agli esordi politici, ha comminato con altri tre magistrati islamici, le condanne alla pena capitale per migliaia di oppositori politici, tanto che l’Ayatollah Montazeri lo ha indicato come uno dei componenti del "comitato della morte" voluto da Khomeini e responsabile delle esecuzioni di mujaheddin e comunisti al termine del conflitto con l'Iraq. La sua carica, secondo costituzione, è ora ricoperta dal vice presidente Mohammad Mokhber, fino allo svolgimento delle elezioni entro e non oltre i prossimi 50 giorni. Agli esteri, il vice ministro Bagheri Kani assume l’incarico ad interim.

Si tratta della settima persona a ricoprire quel ruolo dopo la revisione della costituzione del Paese. con il presidente del parlamento Mohammad Bagher Qalibaf e con il capo della magistratura Gholamhossein Mohsein Ejei farà parte di un consiglio di governo ristretto. Mokhber ha amministrato il Setad, un fondo d’investimento legato alla Guida Suprema. Più volte sanzionato, ha sempre operato all’interno dei bonyad, enti di beneficenza difficilmente controllabili ma fondamentali per l’economia islamica. Da non trascurare il ruolo svolto sia nell’evadere le limitazioni occidentali sulle esportazioni di petrolio, sia nel fornire a Mosca missili terra aria e droni da impiegare nel conflitto ucraino. Considerato il fatto che Raisi non possedeva particolari doti politiche, è stata spesso espressa la convinzione che sia stato proprio Mokhber a dirigere l’esecutivo ricoprendo un ruolo preponderante nelle nomine ai dicasteri economici.

Raisi è stato una figura poco carismatica, ma utile quale anello di giunzione tra lo sciismo ed i pasdaran. Sul fatto che la sua morte possa destabilizzare il sistema ci sono molti dubbi, visto che il regime guarda a Khamenei in termini fideistici; la morte di Soleimani, del resto, non ha portato alle destabilizzazioni interne che si temevano o si auspicavano a seconda dei punti di vista. È comunque vero che anche se il regime può sopravvivere a prescindere dalle singole personalità, sarà sia necessario monitorare nel tempo gli equilibri tra pasdaran e singole componenti dello stato, sia la forza della dissidenza, che si è mostrata esultante a fronte dei raduni di preghiera. Per prevenire la latente insorgenza, il regime potrebbe cercare, nell’immediato, di trovare una causa scatenante di quello che da incidente potrebbe diventare attentato, un’accezione che punterebbe a rendere omogeneo il sostegno interno. In fondo non sono ipotesi coì peregrine, visto il recente e massiccio lancio di droni e missili verso Israele e considerata la violenta repressione del dissenso per il caso Mahsa Amini nel 2022.

Insomma, parlare di martirio, come stanno facendo i media iraniani, potrebbe preludere ad una messa in stato d’accusa per l’Occidente, magari addebitando gli eventi alle conseguenze del sistema sanzionatorio, benché questo poterebbe ad una colpevolizzazione delle lacune tecniche del regime.

Politicamente, Guida Suprema e Pasdaran perdono due elementi di spicco: Raisi era tra i papabili successione di Khamenei, e Abdollahian era un uomo molto vicino alla Forza Qods. La loro sostituzione non sarà agevole, visto il sistema di censure e veti esistente, con elezioni che potrebbero ridestare proteste popolari comunque già duramente represse in passato visto che l’opposizione continua a rimenare priva di un leader credibile. Anche la morte del governatore dell'Azerbaigian e dell'Imam di Tabriz non è da sottovalutare, data l’instabilità regionale.

La politica estera potrebbe mutare solo in funzione di contestazioni interne così violente da determinare un temporaneo distacco dalle relazioni internazionali.

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