Putin al funerale di Silvio?

13/06/23

C’è un’opportunità nella recente perdita nazional-italiana che sta (probabilmente) tentando Putin: poter sorprendere il mondo.

Il valore dell’umana “amicizia” potrà essere risibile per alcuni di fronte alla brutalità di una guerra che, provocata o meno da altri, vede il leader russo come responsabile ultimo, se non in patria sicuramente in occidente.

Nella vita di una persona, spesso, sono tuttavia i piccoli gesti a definirne miserabilità o grandezza.

La domanda che ci poniamo è dunque: Putin avrà l'ardire di essere presente alla cerimonia di ultimo saluto all’amico di lunga data Silvio Berlusconi? Ricordiamo che il rapporto tra l'ex primo ministro italiano ed il leader russo non è di certo paragonabile a quello tra lo stesso (Berlusconi) e Gheddafi (anche se l’abbandono del 2011 ha di fatto politicamente segnato Berlusconi negli anni seguiti all'assassinio del rais libico...).

Qualcuno obietterà che sfidare un paese come il nostro sarebbe suicida per un ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità ed a poco varrebbe il discorso secondo cui Cina, Russia e Stati Uniti non riconoscano la suddetta.
Difficile pensare, infatti, che questo potrebbe far desistere l'Italia, la cui posizione è molto chiara sia nel contesto politico internazionale di condanna dell'aggressore russo, sia in quello giuridico, avendo essa aderito allo Statuto della Corte dell'Aja, dall'eseguire il mandato di arresto emesso da Costei nei confronti del leader russo.
Certo, se ciò accadesse, vi potrebbero essere delle  conseguenze potenzialmente "nucleari", che sarebbero devastanti per tutti.
Di contro, c'è il precedente dell’ex presidente del Sudan Omar Al Bashir*: nonostante la CPI avesse emesso un mandato di arresto quando questi era presidente del Sudan, il suddetto viaggiava impunemente all’estero, addirittura partecipando anche ad una conferenza internazionale dove era presente il segretario generale delle Nazioni Unite del tempo!

La comparsa sui radar dell’aereo presidenziale russo porterebbe ad un diniego del permesso di atterraggio? Il divieto sarebbe facilmente superabile in molti modi per un qualsiasi pilota e in quel preciso momento si innescherebbe un confronto politico che difficilmente sarebbe gradito in Italia. 

Per altro verso, con testate nucleari magari già programmate su Milano o Roma (ma anche migliaia di soldati in troppe missioni ad alto rischio), il governo italiano - per quanto retoricamente baldanzoso - sarebbe tanto folle da sfidare la Russia per una questione “privata” come un funerale?

Di contro, ancora, si potrebbe obiettare che lo stesso Putin potrebbe lasciar prevalere la ragion di Stato sul presenziare alle esequie dell'amico fidato che non gli ha mai voltato le spalle. Infatti, fermo quanto sopra, potrebbe anche essere improvvido per il numero uno del Cremlino lasciare il proprio Paese con il rischio, oltre che di essere arrestato, anche di subire un golpe interno da parte di qualche dissidente o oligarca russo, magari stanco della guerra. Ipotesi, quest'ultima,che azzererebbe anche la possibile ritorsione nucleare prima accennata.

La giornata del 14 giugno 2023 rappresenterà una data in cui Putin si giocherà, in ogni caso, moltissimo: avrà la fermezza di azzardare la partecipazione al funerale dell'amico che, seppur atlantista convinto, non ha rinnegato il loro legame, oppure, per ragioni di opportunità e di Stato, rinuncerà prediligendo una partecipazione forzatamente a distanza?

E l'Italia, ove accadesse la prima ipotesi, cosa deciderebbe di fare?

Andrea Cucco, avv. Marco Valerio Verni

* Al Bashir è stato deposto e si trova ora sotto processo in Sudan, sebbene per corruzione e non già per i crimini di cui è imputato dalla CPI.

Foto: Cremlino