L’Italia è di fatto in guerra: ci difenderanno i “Gattopardi”?

(di Andrea Cucco)
21/03/22

Da quasi un mese l’Italia affronta il suo peggiore incubo: la parola “guerra”. Per ragioni storiche quel termine è stato abiurato credendo che infilare la testa sotto alla sabbia ci avrebbe protetto in eterno.

Per troppo tempo abbiamo disimparato il Sacro Dovere della difesa in Armi del Paese e troppo a lungo abbiamo creduto che attività “alternative” (o decisamente "improprie") da parte dei nostri militari potessero sostituirlo. Lo abbiamo fatto per motivi ideologici prima (mentre simili e opposte dottrine lo celebravano altrove con orgoglio), per ragioni di vuoto (politico, ideale, strategico e... morale?) dopo.

Non è una responsabilità recente ed è collettiva. Come tale va riconosciuta ed affrontata, se vogliamo superarla.

Da quando è iniziata l’invasione russa si è continuato a guardare oltre confine, raccontando l’evento come se non ci riguardasse. Dal momento dell’invio di armi in Ucraina (condivisibile o meno), l’Italia è cobelligerante, ovvero in guerra. E questo senza voto parlamentare (art. 78 Costituzione).

La prima domanda da porsi sarebbe dovuta essere una sola: “siamo pronti?”. La risposta è stata invece propaganda politica, come sempre!

Comunicati, al cui confronto le “otto milioni di baionette” o il “raggio della morte” sembravano roba seria, hanno cominciato ad uscire da un’oasi di pace (per un politico di carriera) quale era via XX settembre fino ad un mese addietro.

Interviste del ministro e del capo di SMD sono state rilasciate? Certo, ma come al solito sono state selezionate testate e quesiti: all’ammiraglio Cavo Dragone è stato chiesto, per esempio, di velivoli moderni come gli F-35 o dei circa 200 carri Ariete in servizio… E al capo militare della Difesa italiana è bastato assecondare le domande poste per evitare le vere questioni in ombra.

Il ministro? “Si è sorpreso della sorpresa per la circolare interna” che invitava (giustamente) ad assumere una postura operativa e warfighting...

Ma cosa ha fatto l'on. Lorenzo Guerini in questi anni? Ha avuto il coraggio di sottolineare la ridicolaggine del termine “dual-use” al di fuori di una politica che ha fatto passare (e "gestire") per decenni fondi per la Difesa attraverso ministeri che poco hanno a che fare con la stessa? Si sarebbe dovuto prendere la responsabilità di combattere da uomo dello Stato (come i suoi sottoposti) e non dribblare “politicamente” i temi, da uomo di partito.

Se l’Italia avesse un articolo della Costituzione che recita “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, le cose andrebbero diversamente?

Intanto si dovrebbe riconoscere la ragione di chi ha sollevato la questione della “non invisibilità” dei nostri caccia rispetto agli omologhi statunitensi o in servizio tra i loro (veri) Alleati.

Si dovrebbe ammettere che di 200 carri armati obsoleti, mal progettati e vetusti ne sono efficienti solo una trentina. E questo non da ora ma da anni!!! E si dovrebbe constatare che se anche i carri Ariete fossero già stati aggiornati sarebbero già carri "morti" in qualsiasi scenario, compreso un magazzino! Allo stesso costo dell'aggiornamento - in programma - si sarebbero potuti acquisire da tempo mezzi nuovi ed allo stato dell’arte (vedi articolo).

Si potrebbe spiegare perché 20 anni di missioni “combat” in Afghanistan sono state raccontate come una lunga ed onerosa scampagnata, solo talvolta (e non invece “quotidianamente” - vedi video) disturbata da qualche “attività cinetica” (come si amava dire fino a ieri).

Si dovrebbe ammettere che l’intera forza terrestre nazionale è in gravissima crisi da lustri e che quando è stato lanciato 2 anni e 2 mesi fa un vero e proprio allarme... (vedi TG2 del 23 gennaio 2020) il risultato è stato ZERO! Si solidarizza con il signor ministro della Difesa italiana onorevole Lorenzo Guerini per inaccettabili “minacce” russe che - ironia! - descrivono come un “falco” colui che, di fronte alla richiesta urgentissima di una legge terrestre (circa 7 miliardi di euro), ha mandato un sottosegretario a tediare una platea parlando per ben oltre mezz’ora del... nulla! E il ministro era già in carica da 5 mesi, non appena insediato.

Ricordiamo poi che, quando si tratta di lamentarsi con un capo, i militari italiani sono ancora quelli dell’”ottimo e abbondante”, non certo dei piagnoni. Per arrivare a gridare un allarme la situazione doveva essere già allora drammatica, non “difficile”.

Due anni di vantaggio avrebbero cambiato qualcosa? Sicuramente poco, ma sempre meglio che iniziare ora! E non siamo ancora partiti...

Solidarietà politica dunque al “falco” Guerini? Certo, doverosamente e ritualmente! Ma francamente il ricordo va ad un altro volatile, quello di Carosello.

Per il bene della Patria, qualcuno più in alto (ma non troppo, per carità), dovrebbe intervenire con decisione, responsabilità e magari competenza. Dio non voglia che video di cadaveri di connazionali fumanti riempiano i nostri cellulari per colpa di chi ci ha portato ad affrontare un terremoto nell’ennesima casetta pericolante.

   

Nota per il Ministero della Difesa: il Ministère des Armées (il “Ministero delle Forze Armate” francese) tiene settimanalmente una conferenza stampa. Abbiamo verificato che non si selezionano i giornali e (sconvolgente!!!) non vogliono in anticipo le domande. Nelle vere democrazie, dalle critiche, semplici quesiti o l’evidenza “inavvertita” di problemi, possono nascere soluzioni.

Foto: ministero della Difesa