La Difesa fa ancora “ammuina"?

(di Andrea Cucco)
05/10/22

All'ordine ‘Facite Ammuina’, tutti coloro che stanno a prua vadano a poppa e quelli a poppa vadano a prua; quelli a dritta vadano a sinistra e quelli a sinistra vadano a dritta; tutti quelli sottocoperta salgano sul ponte, e quelli sul ponte scendano sottocoperta, passando tutti per lo stesso boccaporto; chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là”.

Secondo alcune fonti la celebre frase trarrebbe origine da un episodio realmente accaduto. Un ufficiale borbonico, passato ai piemontesi già durante l'invasione del Regno delle Due Sicilie (come tanti colleghi anche a terra...), sorpreso a dormire assieme all'intero equipaggio, fu messo agli arresti da un ammiraglio piemontese. Scontata la pena e rimesso al comando della sua nave pensò bene di istruire il proprio equipaggio a "fare ammuina", ovvero in caso d’ispezione mostrare operosità senza di fatto concludere nulla.

Abbiamo superato il settimo mese di guerra, un conflitto in cui – volenti o nolenti, a ragione o a torto – siamo coinvolti (dal momento che forniamo armi ad uno schieramento) e ancora prendiamo in giro i concittadini compensando con la retorica la nostra impreparazione.

Inadeguatezza ad un qualsiasi conflitto, anche di media intensità: non abbiamo sistemi d’arma, munizionamento, capacità, addestramento, organici.

Inadeguatezza al benché minimo peso diplomatico: la forza militare è deterrenza e presupposto in qualsiasi trattativa, la capacità di far valere il proprio interesse è speculare alla possibilità di ottenere un risultato nei confronti di chi vuole massimizzare il proprio.

La possibilità di ottenere rispetto all’estero presuppone inoltre una minima stima in Patria nei confronti di chi la deve (dovrebbe) rappresentare.

Inadeguatezza ad affrontare l’emergenza energetica: possibile che le alternative alla Russia siano rappresentate (tardivamente e con affanno) da Azerbaigian e Algeria? Il primo che impunemente cerca di finire il lavoro iniziato dalla Turchia il secolo scorso sugli armeni (leggi articolo L’Italia “a letto con il nemico”) ed il secondo che aveva abusivamente invaso la nostra ZEE nel Mediterraneo senza reazioni concrete ed oggi si trova un'Italia supplicante ai suoi piedi (leggi articolo Italia: colpita ed affondata).

La Libia? Regalata a russi e turchi che, quando gli si chiede aiuto militare - a differenza nostra - non mandano un’inutile ospedale da campo... (leggi articolo Scandalo Libia: i militari italiani utilizzati come SCUDI UMANI?)

Cosa abbiamo dunque fatto in questi mesi di guerra? Poco, nel migliore dei casi. Troppo per quanto riguarda la solita “fuffa”.

Abbiamo letto di ufficiali che sollecitavano addestramento per scenari combat (ma perché prima a cosa si preparavano???).

Abbiamo assistito ad una timida “rimodulazione” della principale operazione in corso da parte delle nostre Forze Armate: “Strade Sicure”. Non è stata disposta l’immediata conclusione di un impiego provvisorio di soldati “per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità” che sarebbe dovuto durare 6 mesi e che invece è stato prorogato di anno in anno ad oggi dal 2008…

Il ministro della Difesa, quello che ha assecondato (con una guerra a meno di 700 chilometri dal confine nazionale!) una dilazione di 4 anni nel raggiungimento del 2% del PIL a favore della Difesa (2028 al posto del già tardivo 2024…), è ancor oggi impegnato a leggere discorsi (suoi?) ad eventi, ricorrenze, feste, parate, convegni e cerimonie che poco hanno a che fare con la grave emergenza delle Forze Armate.

Un esempio? Di ieri l’iniziativa ADRION che ha riunito ministri e rappresentanti di Italia, Albania, Croazia, Grecia, Montenegro e Slovenia, per favorire la cooperazione in tema di sicurezza e stabilità politico-economica dell’area adriatico-ionica. Sede dell'evento? La nave, bella ed imbelle, che sembra meglio rappresentarci: il Vespucci.

Guerini ha affermato che “ADRION è un’iniziativa importante per coesione tra Paesi dell’area adriatico-ionica, uno spazio marittimo dove sono in gioco interessi geo-strategici rilevanti. Rappresenta uno strumento politico e operativo multilaterale decisivo per ottimizzare la nostra presenza e la nostra capacità di operare congiuntamente in questo quadrante, così come nel più ampio contesto del Mediterraneo. È ormai evidente che l’aggressione russa all’Ucraina porti con sé delle sfide legate alla sicurezza globale e a quella degli approvvigionamenti energetici, con possibili riverberi anche su questo bacino marittimo”. "L’Italia” - ha concluso - “ritiene perciò che ADRION debba proseguire la propria evoluzione, trasformandosi in ausilio alla tutela dei nostri comuni obiettivi di sicurezza. Sono molte, infatti, le sfide in questo ambito, dalla difesa cyber a quella sottomarina, vera e propria quarta dimensione su cui occorre riflettere compiutamente”.

Un appunto al ministro uscente: parli per se! L’Italia ha urgenza di "AGIRE" compiutamente e non di “riflettere”.

Il tempo del "facimm ammuina" deve finalmente finire.

Foto: Quirinale / Twitter / ministero della Difesa