Il vincitore

(di Andrea Cucco)
24/07/23

Potrà non piacere, potrà essere il capo del regime che ha assassinato il nostro Giulio Regeni, ma nella vicenda di "Patrick George Zaki" c'è un solo vincitore: Abdel Fattah al-Sisi.

Ripercorriamo la storia: uno studente illuso che la libertà di parola sia un diritto universale, dimenticando probabilmente di essere "egiziano", nel 2019 racconta su Facebook episodi di discriminazione nel suo paese.

L'anno seguente viene arrestato al Cairo e trascorre 22 mesi in una prigione tra maltrattamenti e torture con le accuse di: diffusione di notizie false dirette a minare la pace sociale, incitamento alla protesta sociale senza permesso, istigazione a commettere atti di violenza e terrorismo, gestione di un account social che indebolisce la sicurezza pubblica e appello al rovesciamento dello stato.

Scendono in piazza italiani e politici (di ogni grado e colore) attaccano manifesti ad ogni "balconcino", portando la questione a livello europeo. Petizioni, risoluzioni, lettere, cittadinanze onorarie (prive di valore legale) regalate da parte di decine di comuni...

La detenzione viene sospesa l'8 dicembre 2021 con la liberazione di Zaki per effetto di un'ordinanza che prevede tuttavia la continuazione del processo.

Il 18 luglio 2023 viene definitivamente condannato a 3 anni di carcere.

"Nulla di strano" dirà chi conosce quelle coordinate di diritto e diritti in termini geografici.

Il 19 luglio arriva il colpo da maestro da parte del presidente egiziano che, sapendo come prendere in giro gli europei (e gli italiani in particolare) senza intaccare lo stato dei diritti nel suo regime, concede la grazia.

Il 20 luglio Zaki è libero.

Il 23 luglio, dopo una inutile e pietosa gara per accaparrarsi, a suon di voli di Stato (l'interessato ha ripetutamente declinato), meriti per quanto "pagato" (il costo politico è spesso ben più caro dei riscatti a cui siamo comunque abituati) e relative foto sognate (!) sotto alla scaletta di un aereo, Zaki rientra in Italia.

Una serie di quesiti rimane rimane irrisolta...

I diritti civili sono migliorati in Egitto? Negativo! La condanna rappresenta un chiaro monito politico e sociale ad ogni connazionale (di Patrick Zaki).

Il regime (egiziano) si è trovato in difficoltà per aver torturato un suo cittadino? Al contrario, ha elaborato uno strepitoso lieto fine per attenuare le eterne proteste per l'omicidio di un italiano, Giulio Regeni, ed appare ora addirittura in credito!

Il peso degli italiani è migliorato? Non lo è di una virgola: se avete la cittadinanza italiana potete subire identici o peggiori trattamenti in un qualsiasi paese del mondo e non avrete nessuna tutela, tantomeno uno straccio di manifesto (vedi l'esempio, fra i troppi, del concittadino Andrea Costantino).

Un pensiero va infine a grandi leader che hanno difeso e migliorato il rispetto dei diritti umani nei propri Paesi: personaggi come Mohāndās Karamchand Gāndhī o Nelson Mandela... Incarcerati, condannati e torturati a lungo per le proprie idee, avrebbero mai accettato una sentenza definitiva ed un'istantanea "grazia politica", atte a mantenere inalterata l'ingiustizia nella propria terra?

Foto: presidenza della repubblica araba d'Egitto