Golpe a Mosca?

(di Andrea Cucco)
16/03/22

Facciamo un respiro profondo e cerchiamo di analizzare gli eventi ed i prodromi della Guerra in corso in maniera, per quanto difficile, “distaccata”.

L’invasione russa dell’intera Ucraina è un clamoroso autogol, politico e militare. Da difensore di “fratelli” sotto bombardamenti e lutti per otto anni in Donbass, Putin è passato ad impersonare il ruolo dell’aggressore, ovvero quanto combattuto e denunciato (con dubbia fortuna) in precedenza.

UE e NATO sono oggi compatte e risolute nel contrasto ad un “Orso impazzito”. Prima del 24 febbraio era l'opposto.

La strategia militare da “operazione speciale” semplice (e rapida...) si sta tramutando ogni giorno che passa in un logorante e costosissimo assedio. Il prezzo dell'intervento va valutato in termini di perdite umane ma anche economiche: catastrofiche.

La domanda è: davvero un errore "autonomo" del presidente russo?

Ricordiamo che anche in un regime non è mai un singolo uomo ad occupare il potere, la Russia non fa eccezione.

Gli arresti di capi dei servizi segreti avvenuti nei giorni scorsi potrebbero rappresentare (ulteriori) tasselli di un puzzle che da diverse settimane si va profilando: un prossimo Colpo di Stato.

Pensiamoci bene... una delle migliori intelligence al mondo avrebbe davvero potuto fornire valutazioni tanto errate su dinamiche e risultati di una simile prova di forza?

Preparativi e strategie difensive (militari e mediatiche) approntate da parte ucraina per mesi (o anni) sono davvero passate inosservate?

Sottovalutazioni operative e logistiche da parte dello stato maggiore russo sono dovute solo a "colposa" inettitudine?

Davvero quanto accade oggi al Cremlino è dunque conseguenza di “sbagli”? O c’è una cinica strategia di uno o più attori dietro?

Il risultato della guerra in Ucraina sarà comunque una "Vittoria di Pirro". E la vera sconfitta, in prospettiva, inizierà dal giorno seguente…

Chi può quindi esser interessato (da tempo) a far cadere la Russia?

Un cambio di regime non è mai avvenuto per via elettorale. Accade in seguito ad una sconfitta, meglio se dolorosa.

Chiediamoci ora: "cui prodest, a chi giova quanto sta accadendo?"

A chi si sta preparando ad affrontare la vera Guerra su larga scala e ha bisogno assoluto del Paese confinante solo per "sognare" di prevalere e/o a chi si sta organizzando per lo stesso appuntamento e non vuole una vittoria cara come mai nella storia?

L'atteggiamento "sanzionatorio" minacciato prima dell'invasione russa dal presidente USA (raffrontato al chiaro uso delle armi ammonito per la difesa di Taiwan) è sembrato davvero un invito all'azione. Ma, se di manovra occulta parliamo, la politica USA è avvenuta alla luce del sole, non dietro le quinte...

Torniamo quindi al regime che sta oggi facendo della Russia la sua Bielorussia?

A qualcuno con una cronica fame di risorse, soprattutto energetiche, che le trova ora in quantità ed a prezzo di saldo e che, per ogni sanzione internazionale inflitta, penetra con i suoi prodotti e (in prospettiva) quote azionarie un mercato in tremenda difficoltà?

Chi, ben prima della “dottrina Gerasimov”, ha teorizzato la “guerra senza limiti”?

Sarebbe dunque interessante capire tra i "congiurati" arrestati a Mosca quali rapporti “particolari” siano stati coltivati all'estero negli ultimi anni. Questo per comprendere quanto è stato pagato per un fiume di sangue slavo ed il tradimento della propria Patria per favorire un nuovo potente padrone.

Se ciò a cui stiamo assistendo sono davvero i preparativi di un Colpo di Stato, la sola speranza per la pace in Europa è in un contro-golpe che salvi la Russia dalla schiavitù e da un inevitabile baratro.

Il coraggioso disaccordo pubblicamente mostrato (ma da pochi compreso) di Sergey Narishkin, il direttore dell’SVR, il servizio segreto estero russo, probabilmente preoccupato da una trappola a lui evidente ma non al suo capo, intento - come scritto da qualche collega - ad “umiliarlo”, o la smentita - sempre presidenziale - delle caute parole del ministro Lavrov sulla profondità dell’intervento in Ucraina, fanno comprendere che al Cremlino esiste un “partito minoritario” che ha cercato di opporsi alla scelta suicida di invadere. Un gruppo che, forse, aveva percepito che "qualcosa non tornava" già allora?

Foto: Cremlino / Twitter