E se lo chiamassimo anche noi “Ministero delle Forze Armate”?

(di Andrea Cucco)
25/10/22

Il primo incontro "internazionale" del presidente del consiglio Giorgia Meloni è stato con il presidente della Repubblica francese Emmanuel Jean-Michel Frédéric Macron.

"Cordiale e proficuo confronto, di oltre un'ora, tra il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron. Nel corso del colloquio, seppur informale, sono stati discussi tutti i principiali dossier europei: la necessità di dare risposte veloci e comuni sul caro energia, il sostegno all'Ucraina, la difficile congiuntura economica, la gestione dei flussi migratori. I presidenti di Italia e Francia hanno convenuto sulla volontà di proseguire con una collaborazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo e nel rispetto dei reciproci interessi nazionali" – è stata la nota rilasciata da Palazzo Chigi.

Per quanto riguarda il rispetto degli “interessi nazionali”, Giorgia Meloni avrà sicuramente informato l’ospite in visita che da ora in avanti anche l’Italia potrebbe averne e volerli difendere. Non solo a parole.

Volendo porgere attenzione allo stato pietoso del principale strumento di tutela della sovranità nazionale, non sarà il caso di cominciare fornendo un nome meno equivoco al Ministero della Difesa, visto che con il nuovo governo ne sono stati "rivisti" tanti altri?

“Difesa” può riguardare molti ambiti: ambiente, sanità, criminalità, spazzatura, avanspettacolo... Prima che qualche genio politico scambi i soldati per tuttofare a cui trovare attività inappropriate, definendole magari un giorno “duali”, vogliamo regalare chiarezza a chi si arruola?

Dobbiamo oggi raccogliere cocci e ridare forma a qualcosa che esiste sicuramente nei cuori ma non nella realtà.

Parigi ha cambiato pelle al Ministero della Difesa nel 2017 (nella storia francese, non è stata la prima volta: anche nel 1947, 1958 e 1973) trasformandolo in “Ministero delle Forze Armate”.

Da molti anni suggeriamo, se proprio vogliamo continuare un cammino cominciato quasi due secoli addietro (senza la Francia l’Italia non sarebbe mai nata) e consolidato dal Trattato del Quirinale dello scorso anno, di prendere esempio dai “cugini”, ove opportuno (quindi cucina esclusa). In campo militare, per moltissimi aspetti, i francesi sono da emulare!

L’influenza economico-diplomatica della Francia è infinitamente maggiore di quella italiana per un caso? A Parigi sanno che con la fuffa e la retorica cialtronesca si strappano solo sorrisi imbarazzati.

Dobbiamo rigenerare e rafforzare, non solo materialmente, la Difesa nazionale. C’è da risollevare il morale e ricordare la ragione di esistere ad oltre 200.000 concittadini, militari e civili. Dobbiamo quindi rispiegare al Paese il perché detiene delle Forze Armate. Bisogna ricordare ai militari che il lavoro non è più cullarsi nella pace ma concretizzare capacità ed attività che servono ad affrontare o evitare guerre.

È per questo che dovremmo cercare di imparare da chi, dopo aver abusato di noi (vedi Libia), ci stringe la mano e si dichiara amico.

Guardando la definizione del ministero pubblicata sul sito del governo francese (foto), ci accorgiamo tuttavia che i nostri appelli ai vertici politici del passato sono stati probabilmente equivocati: sono caduti sul capoverso sbagliato!

Ci riferivamo al primo e non “alla lettera” al secondo...

Foto: U.S. DoD / Esercito Italiano / Ministère des Armées