Le principali tendenze nelle corazzature dei carri armati occidentali

(di Filippo Del Monte)
02/05/24

La guerra in Ucraina ha dato sostanzialmente ragione a chi sosteneva che il carro armato tradizionale restasse centrale nelle battaglie e nelle manovre di un conflitto convenzionale. Proprio la centralità rivestita dal carro armato ha accelerato i processi di cambiamento ed evoluzione di questo strumento.

L’ultimo episodio che ha coinvolto i carri armati in Ucraina è stata la richiesta statunitense di ritirare gli MTB Abrams M1A1 dalla prima linea. Di questi carri ne erano stati forniti 31 alle AFU con il pacchetto di aiuti militari di Washington lo scorso autunno e, ad oggi, ne risultano distrutti 5 e danneggiati 3, principalmente colpiti da missili anticarro e munizioni circuitanti russi.

L’uso massiccio di droni kamikaze da parte russa sta causando non pochi problemi alle forze corazzate ucraine, specie ora, che il picco dell’offensiva moscovita nel Donbass è stato raggiunto. Gli Abrams sono stati ritirati anche per scopi “commerciali”, in quanto si tratta di uno dei carri armati più esportati dagli Stati Uniti nel mondo, anche sull’onda dei successi operativi raccolti nella guerra del Golfo del 1990-1991 e nel conflitto iracheno del 2003.

Ora, sotto il profilo squisitamente tecnico, l’Abrams, la cui concettualizzazione è figlia degli anni Settanta-Ottanta del Novecento, come la gran parte dei carri armati attualmente in servizio nelle forze armate mondiali, nei fatti ha le stesse vulnerabilità mostrate dagli altri MTB alla prova di un conflitto convenzionale. Munizioni a punta cava e droni suicidi sono armi micidiali da lanciare contro un carro armato. 

La maggiore letalità delle artiglierie e la comparsa sul campo di battaglia degli sciami di droni ha reso obsoleta la configurazione dei carri armati progettati dagli anni '70 in poi, non esclusi quelli più moderni, come il Challenger 2 britannico, il Leopard 2 tedesco e, appunto, il già citato Abrams M1A1 statunitense.

La risposta all'aumentata efficacia dell'offesa può essere di due tipi: o un aumento della corazzatura - è il caso degli studi sulle corazze composite sia passive che reattive - o il miglioramento dei processi di evacuazione dell'equipaggio.

Nei fatti, la prima opzione prevede lo studio di nuovi tipi di corazza, che per la sua composizione - come nel caso della "Combination K" sovietica in fibra di vetro-plastica-acciaio o della Chobham britannica in ceramica-acciaio - sia in grado di assorbire i colpi ricevuti, riducendo il potere di penetrazione del proiettile; o di corazzature reattive di tipo Explosive Reactive Armour (ERA), che, detonando una volta colpite, riducono l'energia cinetica del proiettile nemico, annullandone in sostanza gli effetti (un esempio europeo di questo tipo sono le corazze CERAWA-1 e ERAWA-2 polacche, progettate dal Wojskowy Instytut Techniczny Uzbrojenia-WITU).

Ultimo elemento è il redesign di alcune componenti specifiche del carro, ad esempio la torretta, che, assieme all'aumento di corazzatura, contribuisca per la sua forma a diminuire l'impatto ed il danno di un proiettile sia esplodente che perforante.

Chiaramente, all'aumento della corazzatura corrisponde un aumento complessivo del peso del carro armato, a discapito della manovrabilità, il che rappresenta un problema non da poco a fronte della versatilità e rapidità di armi come i droni. Per assurdo, la ricerca di invulnerabilità genera una probabile vulnerabilità. Ecco perché un approccio diverso ritiene che la minaccia costituita dall'evoluzione delle armi offensiva vada affrontata non attraverso un potenziamento costante delle strutture difensive del carro armato, ma attraverso la salvaguardia della componente umana del sistema, cioè dell'equipaggio.

Qualche giorno fa a Telford, presso lo stabilimento di Rheinmetall BAE Systems Land (RBSL), è stato presentato l'ottavo ed ultimo prototipo del carro armato britannico Challenger 3, che, proprio sul fronte delle corazzature, presenta alcune tendenze innovative.

Il Challenger 3 - che è una versione rimodernata del Challenger 2, carro attualmente in dotazione al British Army ed entrato in combattimento anche in Ucraina - è stato pesantemente rinnovato per quanto concerne armamento e corazzatura.

Per quanto riguarda la corazzatura, i Challenger 3 monteranno un sistema APS o di protezione attiva Trophy di Rafael Advanced Defence Systems Ltd. Anche il procurement della Difesa britannica ha optato per il sistema di difesa proattiva della israeliana Rafael, già montato sul MTB Merkava e sull'APC Namer dell'IDF, nonché sui carri Abrams di U.S. Army e U.S. Marines.

Opzionato anche dall'esercito tedesco per il Leopard, il sistema Trophy è stato sviluppato per distruggere le munizioni a punta cava e tutelare l'equipaggio del carro, secondo una tipica concezione israeliana di efficienza nella difesa del MTB. Trophy, inoltre, rende possibile la condivisione fra più veicoli della consapevolezza della minaccia, individuando e segnalando la posizione del tiratore avversario attraverso il proprio Battle Management System (BMS – Sistema di gestione della battaglia).

Il tutto integrato ad una corazzatura modulare di nuova generazione, di tipo EPSOM all’esterno e Farnham all’interno, che ha modernizzato le corazzature in mattonelle di ceramica polverizzata delle corazzature Chobham, ideate negli anni ’60 dal centro di ricerca della Difesa britannica sui veicoli terrestri, Military Vehicles and Engineering Establishment.

Anche il Leopard 2 tedesco della Krauss-Maffei Wegmann (KMW), nella sua versione A8 - che sarà prodotto su licenza per l’Esercito Italiano -, dispone di una corazza reattiva con sistema Trophy, che va ad aggiungersi all’armatura composita di acciaio, tungsteno, plastica e ceramica. Alcune versioni precedenti, come la 2A7HU (destinata all’Esercito ungherese), hanno adottato protezioni migliorate per la torretta, mentre il 2A7V si connota per la presenza di corazzatura passiva composita sulla parte anteriore dello scafo.

La tendenza più generale nel campo delle corazzature risulta essere quella legata ad un miglioramento delle blindature oggi esistenti, che per il tipo di materiali utilizzati possano garantire, oltre ad una elevata protezione del carro – dunque di sopravvivenza dell’equipaggio che lo occupa – anche una migliore capacità di manovra del mezzo.

Superato in campo navale, dopo la fine dell'epoca delle grandi corazzate, il confronto tra artiglieria e corazza resta in vigore nel dominio terrestre.

Foto: Rheinmetall BAE Systems Land (RBSL) / web / KNDS