La "spetzpropaganda" nel conflitto russo-ucraino

(di Nicola Cristadoro)
26/07/23

Con l’adesione al modello della “guerra ibrida”, i Russi hanno introdotto l'uso della infowar su una scala senza precedenti. Già nel conflitto russo-georgiano del 2008, ad esempio, le forze russe hanno fatto ampiamente ricorso alla guerra cibernetica e ad un'intensa attività propaganda per neutralizzare le opzioni di combattimento dei Georgiani e diffamarli sulla stampa come aggressori, accusandoli persino di genocidio. L'esercito russo conduceva i giornalisti nell'area delle operazioni per rafforzare il messaggio di proteggere la popolazione dall'aggressione georgiana. Mosca ha gestito con cura le trasmissioni televisive sia in patria, sia nell’area delle operazioni, evidenziando le atrocità che i Georgiani avrebbero inflitto al popolo dell'Ossezia meridionale.

Queste procedure, che risalgono alla Guerra Fredda, sono denominate spetzpropaganda e sono insegnate presso il dipartimento di Informazione Militare e Lingue Straniere dell'Università Militare del Ministero della Difesa. In quanto disciplina accademica, si rivolgono a personale militare, ufficiali dell'intelligence, giornalisti e diplomatici.

La dottrina prevede che una campagna di informazione abbia carattere multidisciplinare e comprenda politica, economia, dinamiche sociali, militari, intelligence, diplomazia, operazioni psicologiche, comunicazioni, istruzione e cyber-warfare.

In generale, la guerra dell'informazione russa mira a influenzare la coscienza delle masse, sia in patria che all'estero, per condizionarla in vista di uno scontro di civiltà tra la cultura russa e quella eurasiatica occidentale. Attraverso la manipolazione coordinata dell'intero dominio dell'informazione (giornali, televisione, siti internet, blog e altri media), gli agenti di Mosca tentano di creare una realtà virtuale nella zona del conflitto che influenzi le percezioni o sostituisca la verità con versioni che si adattano alla narrazione russa.1

In Crimea e nelle successive operazioni nel Donbass, la spetzpropaganda russa ha sviluppato il tema della necessità dell'intervento filo-russo per salvare il popolo ucraino dalla sottomissione al regime di Kiev imposto “dai fascisti Banderiti e di Maidan”.2

A dispetto della consolidata tradizione in materia di disinformazione perpetrata dal Cremlino, i contenuti surreali e la rozza ingenuità che caratterizzano la narrazione propagandistica russa a sostegno della campagna bellica condotta in Ucraina non smettono mai di stupire. Mi sono soffermato ad analizzare 6 video, di seguito elencati:

Воспитанные фашизмом (Cresciuto dal fascismo) -  https://disk.yandex.ru/i/HLbNEF1-pgxfGw;

Ядерный террор (Terrore nucleare) - https://disk.yandex.ru/i/O3_qtDmsQtNsvQ;

Донбасс на линии огня (Donbass sotto tiro) - https://disk.yandex.ru/i/wFShYceHCvAcjw;

Украина и ее путь (L'Ucraina e il suo percorso) - https://disk.yandex.ru/i/9zWbXS0lFxyW5A;

Азовсталь (Azovstal) - https://disk.yandex.ru/i/kbeaEBUQhWFZiA;

Русофобия (Russofobia) - https://disk.yandex.ru/i/YaR6SRjiJKc3Gw;

I video hanno una durata di circa 25 minuti, tranne l'ultimo, che dura 50 minuti. Il primo video spiega, sostanzialmente, il passaggio graduale dell'Ucraina - indotto dall'Occidente, in particolare dal mondo anglosassone - verso quel “regime inquinato dal nazismo che è oggi”. La linea della narrazione è abbastanza semplice e chiara: finché l'Ucraina è stata una regione dell'Unione Sovietica questi problemi venivano risolti internamente, mentre ora che l'Ucraina è uno stato sovrano la “minoranza nazista” ha ricevuto le sovvenzioni degli Stati Uniti e della Gran Bretagna e, progressivamente, si è impossessata del potere nel già debole apparato statale ucraino.

La seconda clip si sofferma sulle politiche ostili che l'Ucraina, negli anni, ha attuato ai danni della popolazione del Donbass e che ora, in modo ancora più grave e sempre ad opera delle Forze Armate Ucraine, assiste al bombardamento indiscriminato delle aree abitate delle città e dei villaggi.

Il terzo video illustra uno dei pilastri della narrazione russa sull’operazione speciale, ovvero il supporto umanitario fornito alla “povera gente dell'Ucraina”, sulla base delle attività svolte da un civile.

Il quarto argomento trattato dai video è quello spirituale, legato all'attentato perpetrato ai monasteri ortodossi russi presenti sul suolo ucraino, con tanto di protesta di una signora a capo coperto.

I primi quattro videoclip sono un esempio emblematico della campagna informativa integrata realizzata dalla Federazione Russa, indirizzata più a una target audience interna che esterna al Paese. A questo proposito, risulta particolarmente interessante la scelta dei testimonial chiamati ad esprimersi sui vari temi. Nel primo video emerge la figura di un anziano (presumibilmente un esperto di storia politica) che rappresenta la voce del passato; è l’icona di chi ha vissuto in prima persona la tragedia della Grande Guerra Patriottica e della furiosa aggressione nazifascista. Tutti gli altri intervistati, a giudicare dall’età non erano neanche nati in quegli anni, ma il messaggio che vogliono trasmettere a un pubblico poco attento o, comunque, vulnerabile alla strategia della percezione indotta, è quello di una testimonianza diretta agli orrori del nazifascismo.

Nel video seguente, sono presentate persone che parlano con sgomento delle politiche di discriminazione attuate da Kiev nonostante i tentativi con cui Mosca, attraverso la diplomazia, ha cercato di mediare una soluzione per queste terre nominalmente ucraine, ma abitate da una consistente comunità russa. Tutte le interviste sono effettuate in un ambiente che presenta un elevato livello di distruzione e risalirebbero al settembre 2022, periodo in cui difficilmente tale livello di danni infrastrutturali può essere ascrivibile ai soli contrattacchi ucraini, ancorchè su posizioni occupate dalle forze russe. Le lunghe sequenze sulla centrale atomica di Zaporižžja con lo spauracchio di un incidente nucleare provocato dagli Ucraini, hanno lo scopo di sollecitare l’emotività dei fruitori del messaggio, per la loro elevata valenza evocativa di scenari apocalittici.

Altrettanto interessante è l’aspetto relativo all’uso della propaganda religiosa. Fino al 1991 i religiosi non erano certamente figure rilevanti nel quadro societario delle repubbliche dell’Unione Sovietica. Successivamente, sono apparsi e cresciuti numericamente in modo esponenziale e, nel video in esame, raccontano come la svolta di Kiev metta in pericolo la sacra fede ortodossa. Non dimentichiamoci la “consacrazione” dell’operazione speciale da parte del Patriarca russo Kirill3 che, probabilmente, considera i fedeli ortodossi ucraini come figli di un Dio minore. Sul fronte opposto – era inevitabile – la Chiesa ortodossa ucraina ha dichiarato la propria “rottura” con il patriarcato moscovita. Non poteva essere diversamente, in riferimento alla decisione del Consiglio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa del 25-27 ottobre 1990, che ha riconosciuto alla Chiesa ortodossa ucraina piena autonomia.4

In questo gioco delle parti, assume un significato particolare la sottotitolazione in lingua serba delle immagini, scelta che sottende un tentativo di creare una forte empatia tra coloro che maggiormente sono più sensibili a queste tematiche. L’obiettivo sembra proprio essere quello di consolidare le storiche alleanze tra le chiese ortodosse dei diversi paesi che storicamente gravitano nell’orbita della Federazione Russa. È questo il clima in cui è maturata anche la parziale distruzione della Cattedrale della Trasfigurazione di Odessa - peraltro benedetta dallo stesso Kirill nel 2010 – in seguito ad un attacco russo sulla città il 23 luglio 2023. Le forze russe, in questo caso come in altri casi, non hanno mancato di attribuire la responsabilità dei danni all’edificio storico e di alto valore simbolico per la comunità ortodossa, all’inettitudine delle forze armate ucraine.5

Gli ultimi due video sono interessanti per gli aspetti operativi mostrati. In quello intitolato “Azovstal” è degna di nota la dinamica dell'assedio che, per come presentata, fornisce un quadro in cui gli aggressori russi sono rappresentati come la parte misericordiosa che offre un trattamento umano a chi si arrende, mentre i difensori ucraini asserragliati nella fabbrica sono descritti come i malvagi che tengono in ostaggio la gente locale, pur di non farsi catturare. L’analogia con la difesa della fortezza di Brest, in Bielorussia, ad opera dell’Armata Rossa nel giugno del 1941, è immediata. Pensiamo, però, a quale imbarazzo provocherebbe alla macchina della infowar russa rievocare quell'evento: un parallelo tra i difensori sovietici (non solo Bielorussi evidentemente) di Brest e i combattenti dell'Azovstal, che in questa vicenda devono in qualche modo risultare i “cattivi”, farebbe crollare la già fragile impalcatura della narrazione adottata da Mosca. In una guerra definita di “denazificazione” rivestire il ruolo che fu dei nazisti appare leggermente contraddittorio.

Più banale si presenta la narrazione descritta nell’ultimo filmato sulla fenomenologia storica della russofobia. È noto che la Russia storicamente si colloca in una posizione che la pone contemporaneamente in competizione con l'Europa e con l'Asia e che lo spostamento delle posizioni geopolitiche di Mosca è avvenuto a fasi alterne prima in una direzione, poi nell’altra. Appare innegabile, tuttavia, che nell’era di Putin l'idea di alimentare il sentimento del “ce l'hanno tutti con noi” rappresenti una via facilmente percorribile per convincere l’audience interna delle giustificate ragioni che hanno condotto all’operazione militare speciale, distogliendo l’opinione pubblica dai costi reali che questa comporta.

Ad eccezione del video intitolato “Terrore nucleare”, dove compare il logo dell’emittente satellitare RT (finanziata dal Cremlino), i video prodotti non possono essere considerati come reportage del giornalismo professionale. La mancanza di riferimenti circostanziali in riferimento alle scene mostrate, indebolisce la credibilità delle argomentazioni presentate. Questo aspetto, tuttavia, non intacca l'efficacia comunicativa della campagna: questi video sono confezionati per un pubblico già pronto a recepire le motivazioni dell'operazione militare speciale; più arduo è convincere un’audience esterna alla Russia, magari occidentale, a meno di coloro che sono imprescindibilmente infatuati delle scelte operate da Putin.

In definitiva, possiamo dire che la popolazione russa, non scevra da perplessità all’indomani di quanto avvenuto il 24 febbraio 2022, ora più che mai ha bisogno di una motivazione per poter andare avanti e sostanziare il proprio appoggio all'unica figura politica che da oltre vent'anni ha dato un senso di orgoglio al Paese e che quindi, agli occhi del Russo medio, non può essere ritenuto un criminale di guerra o, peggio ancora, uno sprovveduto. Se poi guardiamo ai membri delle numerose PMC attive nel conflitto chiamati a combattere - prima fra tutte la Wagner, almeno fino al maggio 2023 - oltre alla paga, agli sconti di pena o alla promessa di ottenere la cittadinanza russa, evidentemente si vuole offrire loro una motivazione etica di conforto per affrontare l'impresa non da mercenari, ma da soldati alfieri della giustizia.

Un'ultima considerazione sorge in relazione ai numerosi video diffusi sulla rete dal finanziatore della PMC Wagner, Evgenij Prigožin, nel periodo antecedente alla famosa “rivolta dei mercenari” di cui si è reso protagonista. È una figura interessante perché dalla chiamata in causa ei suoi miliziani nella guerra in corso, egli si è sempre presentato al contempo come un imprenditore di successo e un paladino della causa nazionale, soprattutto in virtù delle difficoltà costantemente dimostrate dalle forze armate russe. Insomma, sembra incarnare un’espressione vincente del “nuovo russo”.

Prigožin rappresenta per la comunicazione interna ciò che Medvedev rappresenta per quella internazionale, ovvero personaggi che esprimono pensieri scomodi ad alta voce, magari esagerando un po', ma interpretando ciò che Putin non può o non vuole dire in prima persona. Nel caso di Prigožin, per essere più chiari, l'idea è che le pesanti accuse rivolte verso il ministro della Difesa e il capo di stato maggiore della Difesa siano state anche un modo per far dire a un elemento non istituzionale che queste due figure istituzionali non stanno lavorando bene.

Questo tipo di comunicazione fornisce un po' la cifra di quanto la Russia sia cambiata negli ultimi trent'anni. Fino ai tempi di Gorbačëv (incluso) chiunque si fosse permesso di criticare l'operato della struttura statale sarebbe stato incarcerato senza troppe cerimonie; in questo caso, invece, la critica può essere funzionale alla politica dello Zar, purché la sua figura non risulti a sua volta bersaglio della critica stessa. Tutti abbiamo visto come il 23 giugno 2023 il limite sia stato abbondantemente superato.

1 J. Darczewska, The anatomy of Russian information warfare the Crimean operation, a case study, Point of View n. 42, Centre for Eastern Studies (OSW), May 2014.

2“Little Green Men”: a primer om modern Russian unconventional warfare, Ukraine 2013-2014.

3Il Patriarca di Mosca Kirill: la guerra in Ucraina è contro chi sostiene i gay, Rai News, 07/03/2022. https://www.rainews.it/articoli/2022/03/il-patriarca-di-mosca-kirill-giu....

4 M. Napoletano, Il Patriarca Kirill e la guerra in Ucraina, Il Mulino, 17/11/2022. https://www.rivistailmulino.it/a/il-patriarca-kirill-e-la-guerra-in-ucraina.

5 G.Ruggiero, Mosca nega di aver colpito la cattedrale ortodossa di Odessa:“Colpa degli analfabeti dell’antiaerea di Kiev”, Open, 23/07/2023. https://www.open.online/2023/07/23/guerra-ucraina-raid-russo-odessa-mosc....