I racconti del luogotenente: il gatto caporale

(di Gianluca Celentano)
26/06/23

(Continua) Filippo sa farsi voler bene instaurando facilmente rapporti di amicizia e, come già riportato, è molto empatico. L’immagine del maresciallo è spesso (era spesso) assimilata a un soggetto di poche parole, ferreo e magari un po' dispotico.

Ci sono tanti modi per essere un militare e, in base a come ti poni, hai l’apprezzamento e il consenso dei tuoi sottoposti. Lui sembra vada alla grande.

Il gatto

All’improvviso dentro la saletta mensa entrarono i due gatti del cuoco che stazionavano dietro la cucina e ci venivano a trovare per recuperare qualcosa da mangiare. Appena li vidi mi venne l’idea! Un gatto avrebbe potuto attraversare il tubo con il cavo tipo guinzaglio, ne parlai con i ragazzi che inizialmente ci risero sopra. Elaborai l’idea e dopo pranzo parlammo con il cuoco che era un vecchio alpino. Ridendo ci autorizzò.

Con lo spago feci un nodo al cordoncino e l’altro capo glielo feci passare intorno alla pancia senza stringere troppo, lo infilai dentro il buco. In pochi secondi uscì dall’altra parte dove l’aspettava “il suo amico militare” con una fettina di carne che ci aveva fornito il cuoco. Non si possono descrivere le risate che facemmo durante la preparazione di questa operazione sia al risultato finale. Il gatto in braccio al militare era tranquillo, mangiò la sua fettina ed ebbe una promozione per meriti speciali al grado di caporale. Gli anziani erano incuriositi e, facendo finta di niente, osservavano tutto.

Ispezioni e logistica

Nei centri nodali quasi tutti i giorni c’erano le visite di comandanti ai vari livelli, ufficiali generali, colleghi per i rifornimenti di benzina o altri materiali, a tutti piaceva fare una visita ai centri nodali e se avevano tempo si fermavano anche a mangiare. Dopo due giorni ci venne a trovare il comandante di battaglione e, nell’attesa di pranzare, volle fare un giro nel vialetto della casa di riposo. Gli indicai dove era stato posizionato il cavo; lui mi guardò e subito mi chiese come avevo fatto a far passare il filo dentro quel tubo, io ridendo gli risposi con un gatto. Lui si mise a ridere, non ci credeva. Se ne convinse a pranzo quando li vide nella nostra saletta.

Un luogotenente disponibile e al passo di valzer

Avevo capito che agli ospiti della struttura piaceva ballare al suono della fisarmonica e, avendo nel mio plotone un ragazzo di Frosinone campione regionale di fisarmonica, lo misi nel mio equipaggio e me lo portai al centro nodale. Parlai con la direttrice e le chiesi se, dopo aver terminato di installare i ponti radio, era d’accordo a far suonare il giovane di leva per un’oretta per loro. Alle 17,30 lo spettacolo iniziò.

In seguito, per più di qualche pomeriggio, fui costretto a fare da cavaliere per qualche ballo. Un giorno chiesi alla direzione se c’era la possibilità, a fine esercitazione, di organizzare una festa per gli anziani; la direzione accettò molto volentieri e ci mise a disposizione la taverna che era un locale bello e spazioso.

Durante i saluti, com’era successo l’anno precedente, il 90% degli anziani mi disse che il televisore nelle camere non funzionava, non vedevano più i canali. Mi chiesero se potevo sistemarli. Il pomeriggio del giorno dopo persi tre ore per risintonizzare i televisori che erano tutti fuori frequenza.

Tralascio i ringraziamenti e i doni che mi fecero con caramelle e cioccolatini che avevano preparato la sera prima. L’esperienza mi fece riflettere molto per tutte le storie anche personali che mi raccontarono alcuni di loro. L’anno successivo, sapendo che dovevo ritornare in questo luogo per la stessa esercitazione, mi organizzai meglio.

La serata danzante

Arrivò la fine dell’esercitazione e, come pattuito con la direttrice, iniziammo i preparativi per la serata danzante. Nel pomeriggio mi feci accompagnare dalla direttrice per ritirare due torte e pasticcini che avevo ordinato.

Dopo cena lasciai due militari di guardia con la promessa che dopo tre ore avrei mandato il cambio e con gli altri ragazzi, musicista compreso, andai alla festa. Erano presenti molti anziani e qualche loro assistente. La felicità per questa festa si vedeva dai loro allegri sorrisi.

Il musicista iniziò a suonare e tutti iniziammo a ballare ma, in mancanza di uomini validi e per l’alto numero delle signore presenti, molte di loro ballavano tra di loro. Io e il cuoco ex alpino più un militare eravamo gli unici a saper ballare i tanghi, valzer e tarantelle, con la conseguenza che tutte le anziane volevano noi tre come cavalieri. I militari anche se non sapevano ballare, venivano costretti dalle anziane. Anche don Severino, che era un prete ospite della casa, ogni tanto veniva coinvolto nelle danze.

Il musicista era bravissimo, suonava tutti i tipi ballabili e, per prendermi in giro, finito un pezzo, ne attaccava un altro, senza lasciarmi un attimo di riposo. Le signore si davano il cambio ed io ero costretto a ballare anche un quarto d’ora di fila mentre il musicista se la rideva divertito. Mi domando se il cambio sia poi stato effettuato?

Toccanti i saluti

Finimmo all’una di notte. Le anziane erano tutte felici ed entusiaste per aver trascorso una bella serata, diversa dal solito. Alcune mi dissero che quelle musiche ricordavano loro la giovinezza. La mattina della partenza per i saluti ci fermammo con gli automezzi nel piazzale dove c’erano quasi tutti gli anziani ad aspettarci. Li salutammo uno per uno e con lunghi e affettuosi abbracci. Il commiato durò circa un’ora e dovetti promettere che l’anno successivo sarei ritornato e così fu per altri tre anni.

Tutte le esercitazioni fatte in questo luogo le ricordo con molta nostalgia, sia per la gentilezza che tutti ci dimostrarono, sia per i ricordi di questi anziani che mi hanno fatto riflettere molto. Sono esperienze che lasciano il segno per sempre, d’altra parte quando si opera isolati è importantissimo stabilire rapporti di rispetto e amicizia con gli abitanti o le persone che ci sono vicine. Lasciare un buon ricordo nel tempo ripaga sempre.

Il luogotenente Filippo mi racconta che la sua massima esperienza di vita se l’è sentita addosso intorno ai sessant’anni, oggi ne ha poco più di 70. L’avanzare dell’età e i ricordi di quella casa di riposo lo portano probabilmente oggi a rivivere i suoi brillanti anni nell’esercito con una certa nostalgia e consapevolezza del tempo che passa. Forse non si rende conto che è ancora un uomo brillante con l’energia e l’ingegno per farsi un richiamo senior dagli esiti sicuramente impeccabili.

Leggi prima parte - I racconti del luogotenente: esercitazione "Dry-Iron"

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