L’MSU nella missione KFOR

(di Gian Pio Garramone)
05/11/21

Nella mia attività embedded con il contingente italiano della missione NATO KFOR, ho avuto il piacere e l’onore di passare un’intera giornata con i carabinieri dell’MSU e girare con le loro pattuglie. Inutile dire che l’esperienza è stata squisita sia dal punto di vista umano che da quello professionale.

Attualmente il contingente di MSU (Multinational Specialized Unit) di stanza in Kosovo è accasermato presso la base di Pristina dedicata esclusivamente ai carabinieri, comandati dal colonnello Stefano Fedele.

La necessità di avere un contingente di polizia militare, al seguito delle missioni internazionali NATO, fu ipotizzato e realizzato per la prima volta nel 1998 in Bosnia-Erzegovina, dal generale Wesley Clark, che immaginava una forza di polizia a statuto militare, al seguito delle forze militari impiegate in teatro. Tale unità di polizia militare avrebbe dovuto svolgere anche il duplice ruolo di polizia civile, che fosse in grado di rapportarsi tra le forze militari e la popolazione. Potremmo immaginarlo come un anello di congiunzione tra militari e civili.

L’MSU in teatro operativo fornisce la capacità di svolgere operazioni di sicurezza, come ad esempio operazioni di tutela dell’ordine pubblico, raccolta e valutazione delle informazioni raccolte durante i normali servizi di pattuglia.

All’aspetto operativo si aggiunge la capacità di fornire consulenza, formazione e supporto alle forze di polizia locali su attività tipiche di polizia civile quali ad esempio: lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, indagini sui crimini di guerra, prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica. All’interno di KFOR ovviamente il mandato è dettato dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 1244 del 1999 - per contribuire alla sicurezza e alla libertà di movimento per tutte le comunità del Kosovo. L’intero contingente di MSU è comandato da un colonnello dei carabinieri che è anche consigliere del comandante di KFOR per le attività di polizia.

L’unità è alimentata con il personale di tutti i ruoli dei carabinieri provenienti principalmente dal 7º reggimento “Trentino-Alto Adige”, dal 13º reggimento “Friuli-Venezia Giulia”, per particolari compiti operativi l’unità può attingere personale altamente specializzato dal 1º reggimento carabinieri paracadutisti “Tuscania” e anche dal Gruppo Intervento Speciale (GIS). Ma il vero punto di forza è la provenienza di tanti carabinieri della così detta “territoriale”, ovvero quei carabinieri che fanno servizio di controllo del territorio presso le stazioni sparse su tutto il territorio italiano. Questo personale dà veramente un plus valore in quanto può fornire tanta esperienza alle unità pattuglianti le strade Kosovare e svolgere i compiti di polizia di prossimità con la popolazione locale.

Oltre a tutti i compiti da mandato, in Kosovo i carabinieri si occupano della sicurezza della città di Mitrovica. La città di Mitrovica si sviluppa sulle rive dei fiumi Sitnica e Ibar, quest’ultimo la divide praticamente in due. A sud del fiume vive la comunità Albanese kosovara e a nord la comunità Serba la quale ha una amministrazione parallela riconosciuta da Belgrado ma non da Pristina.

Mitrovica è il centro amministrativo dell’omonimo distretto che confina con i distretti di Peja, Pristina e a nord con la Repubblica di Serbia. Questo rende Mitrovica una città per così dire frizzante dal punto di vista politico, amministrativo e culturale. Per la complessità di tale città ancora oggi viene pattugliata dai carabinieri con un focus particolare: il ponte sul fiume Ibar chiuso al traffico e presidiato dai carabinieri H24, per evitare qualsiasi azione che possa dare lo spunto a turbative di ordine pubblico, in quanto il ponte ha un forte valore simbolico.

Inoltre gli uomini del colonello Fedele forniscono a KFOR una aliquota di personale e mezzi per l’antisommossa sempre in prontezza H24 e 365 giorni all’anno. Ma non vi è solo la componente cinetica ma vi è anche la componente di prossimità alla popolazione, infatti il contingente di carabinieri durante tutto il ciclo operativo in area si impegna anche in innumerevoli attività sociali e di beneficenza a supporto delle popolazioni vulnerabili delle varie etnie presenti in Kosovo.

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