Le responsabilità del fenomeno Foreign fighters: l’esempio del Free Syrian Army

(di Antonio Teti)
04/02/16

L’ISIS è riuscita a creare una metodologia di reclutamento basata sulle pulsioni motivazionali ed ideologiche dei reclutati. È modello di “digital recruitment” che si basa sull’utilizzo del web, dei social network e degli applicativi di posta elettronica cifrati. Il tutto per cercare di diffondere messaggi propagandistici e persuasivi in qualsiasi angolo del pianeta, ovunque vi sia una giovane mente che possa essere psicologicamente plasmata per condurla ad abbracciare la causa del Califfato universale. E sembra proprio che le tecniche di condizionamento virtuale in rete funzionino egregiamente, dato che il numero di foreign fighters attualmente in forza all’ISIS sembra oscillare tra le 20.000 e le 30.000 unità.   

Ma se l’ISIS è riuscita a coltivare con grande cura e dedizione la crescita esponenziale dei foreign fighters a livello mondiale, è altresì vero che alcune responsabilità sulla sua creazione vanno attribuite all’Occidente ed in particolare agli Stati Uniti. Un esempio è quello della creazione del Free Syrian Army (FSA). Nato come movimento combattente per condurre un'opposizione armata al regime di Bassar al-Assad, diventa l’unico strumento disponibile per gli Stati Uniti, in accordo con l’Arabia Saudita e il Qatar, per destituire il dittatore siriano. L’idea, nata e accarezzata all’interno della CIA, nasce dall’impossibilità di poter giustificare un intervento della NATO, non essendo la Siria un Paese che ne fa parte. Inoltre non era riproducibile neanche ciò che era stato fatto in Libia, ossia della costituzione di una forza multinazionale di intervento, dato che la Russia aveva posto il veto presso l’ONU per un intervento militare di coalizione. Alla CIA decisero quindi di ripetere ciò che era stato compiuto nel 1980 in Afghanistan contro l’esercito russo: creare, organizzare e addestrare gruppi di combattenti locali per combattere le forze militari nemiche, una decisione che pose le basi per la creazione di al-Qaeda. Fu così che orde To resolve this setback, the CIA, together with Saudi Arabia and Qatar, proceeded to do exactly what had been done in Afghanistan – hordes of foreign Salafist Muslim “freedom fighters” were brought into Syria for the express purpose of overthrowing its secular government.di stranieri salafiti musulmani "combattenti per la libertà" furono fatti affluire in Siria con  l'esplicito scopo di rovesciare il suo governo secolare. With unlimited funds and American weapons, the first mercenaries were Iraqi al-Qaeda who, ironically, came into existence in the course of fighting the American army in Iraq.Grazie a fondi illimitati e armi americane (entrambe generosamente erogate dalla CIA), i primi mercenari che furono fatti convergere in Siria non erano altro che iracheni appartenenti ad al-Qaeda, che, per ironia della sorte, appartenevano principalmente al gruppo di al-Nusra, uno dei più irriducibili gruppi di combattenti operante in Siria e in Libano, il cui obiettivo è quello di modificare la struttura sociale multirazziale e laica della Siria in uno stato islamico sunnita.  

Il governo statunitense, probabilmente rassicurato dalla CIA sul carattere moderato del Free Syrian Army, continuò a riporre la massima fiducia sul gruppo combattente e sull’imminente rovescio del regime di Bassar al-Assad. Tuttavia sembra che nessuno si sia accorto che all’interno del gruppo rivoluzionario siriano stavano affluendo gruppi di salafiti musulmani intenti ad organizzare attacchi terroristici in tutta la Siria. E a nulla valsero i comunicati del governo di Damasco sulle atrocità commesse dall’FSA su soldati, civili, giornalisti, operatori umanitari, e funzionari pubblici, che furono etichettate dai paesi occidentali come semplice “propaganda”. L’intero enorme sistema di supporto degli Stati Uniti al Free Syrian Army fu descritto come una mera “assistenza” ai rivoltosi, ma secondo quanto riportato in un articolo del 2012 dal New York Times[1], “[…]…gli Despite these reports, the USA insisted it was only providing “assistance” to those who identified themselves as being part of the Free Syrian Army.As reported in June 2012 by the New York Times , “CIA officers are operating secretly in southern Turkey, helping allies decide which Syrian opposition fighters across the border will receive arms to fight the Syrian government… The weapons, including automatic rifles, rocket-propelled grenades, ammunition and some antitank weapons, are being funneled mostly across the Turkish border by way of a shadowy network of intermediaries including Syria's Muslim Brotherhood and paid for by Turkey, Saudi Arabia and Qatar, the officials said.”ufficiali della CIA operavano segretamente nel sud della Turchia per concordare la fornitura, ai combattenti dell'opposizione siriana oltreconfine, di armi per combattere il governo siriano ...[…]. Le armi, tra cui fucili automatici muniti di lanciagranate, munizioni e armi anticarro, venivano incanalati per lo più attraverso il confine turco per mezzo di una rete oscura di intermediari tra cu i fratelli Musulmani siriani e ufficiali dell’intelligence araba, pagati dalla Turchia, Arabia Saudita e Qatar".

Va ricordato che in seguito alla caduta del governo di Gheddafi nel 2011, la CIA organizzò il rapido trasferimento di un intero arsenale di armi libiche ai ribelli siriani. Come riportato in un articolo del Times[2] dal giornalista Seymour Hersh[3], nel 2012 una nave libica ormeggiata in Turchia, con 400 tonnellate di armi e munizioni (tra cui una quarantina di missili terra-aria SAM-7), salpò con destinazione Turchia meridionale per raggiungere il confine con la Siria. I destinatari erano i jihadisti di al-Qaeda. All’inizio del 2013 una ulteriore spedizione[4] effettuata da 75 aerei, di otre 3.000 tonnellate di armi, parte dalla Croazia con la complicità dell’Arabia Saudita in qualità di finanziatore dell’operazione. La CIA e l’MI6 avevano il compito di organizzare e gestire la consegna degli armamenti ai “meritevoli mercenari siriani”. Anche in un articolo pubblicato sul New York Times[5], del 23 marzo 2013, si conferma il ruolo dell’Arabia Saudita quale finanziatore dell’operazione, elevando però a 160 il numero dei velivoli coinvolti nel trasporto. Secondo alcune fonti le armi sarebbero state trasportate inizialmente dalla compagnia Turkish Cargo, società del gruppo Turkish Airlines, e successivamente dalla giordana International Air Cargo. Gli accordi per organizzare il trasporto sarebbero stati presi da funzionari americani e l’ambasciatore croato negli Stati Uniti.   

Nonostante il supporto fornito ai vari gruppi che costituivano il Free Syrian Army, le forze governative di Damasco hanno continuato a sconfiggerli e a sbaragliarli su tutto il territorio, minando la fiducia delle milizie sul conseguimento della vittoria. All’inizio del 2014, dopo le crescenti diserzioni di jihadisti militanti del FSA, una nuova forza militare si impone sia nello scenario siriano che su quello internazionale: è la nascita dell’ISIS o Daesh in arabo. Forte di numerosi successi militari, ottiene l’attenzione di tutto il mondo soprattutto per l’efficienza della sua struttura organizzativa. Questo è il risultato della valanga di denaro saudita e della miopia dell’Occidente: una coalizione di gruppi reazionari wahabiti confluiti all’interno dell’ISIS, indottrinati per il conseguimento, ad ogni costo, della costituzione di uno Stato Islamico integralista. Nato come un’appendice di al-Qaeda, l’ISIS ne ha assorbite le milizie, le armi, i finanziamenti ed il sostegno dei maggiori paesi islamici. Patrick Cockburn, corrispondente del Financial Times per il Medio Oriente[6] asserisce:“I genitori adottivi dell’ISIS e di altri movimenti jihadisti sunniti in Iraq e Siria, sono l’Arabia Saudita, le monarchie del Golfo e la Turchia”, sottolineando il ruolo dell’MI6 e dell’intelligence turca nella faccenda.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, sembrano non imparare dagli errori commessi. Finanziarono i mujahidin di al-Qaeda in Afghanistan contro i russi, definiti “combattenti per la libertà”, per poi accorgersi, dopo l’11 settembre, che si erano trasformati nel peggiore pericolo per gli Stati Uniti. Il medesimo errore lo hanno ripetuto in Siria, creando, almeno in parte, i presupposti per la nascita dell’ISIS.