"L'arma più forte" dell'ISIS

04/02/15

Nel valutare l'atroce esecuzione del pilota giordano non fatevi sopraffare dalle emozioni, dai titoli di molti giornali o dall'illusoria vendetta di Amman su pedine che allo Stato Islamico interessavano quanto una fetta di salame. La prova di forza è stata vinta da due protagonisti.

Il primo è l'ISIS: il video dell'esecuzione di Muadh al-Kasasibah impressiona per l'ennesima ed ancor più efficace capacità di sfruttare la Comunicazione come arma per combattere una guerra che sul campo sarebbe altrimenti probabilmente già persa da tempo.

Nel video in rete la regia "hollywoodiana" è ancor più evidente: chi concepisce, gira e monta queste clip si è evidentemente formato in qualche scuola di rilievo, non c'è improvvisazione ed inquadrature e montaggio denotano - perdonate l'affermazione - un certo "talento".

Non si vedono scimmiette impazzite armate di kalashnikov che sgozzano l'ennesimo povero malcapitato con sottofondi assordanti ed a noi incomprensibili.

Un F-16 lancia un missile, seguono immagini di repertorio di quelli che dovrebbero essere risultati degli attacchi della coalizione: edifici distrutti e svariate vittime sepolte dalle rovine.

Il pilota giordano cammina in un silenzio irreale verso un destino di cui probabilmente non è ancora conscio. Attorno a lui decine di miliziani in assoluto silenzio, hanno un'uniforme, ordinata, ed alcuni sono allineati - il messaggio è chiaro: non siamo un'armata Brancaleone! L'epilogo è Muadh all'interno di una gabbia che, nel momento in cui si ritrova coperto di liquido infiammabile, volge a terra lo sguardo evidentemente rassegnato al suo inevitabile destino: una lingua di fuoco lo raggiunge e lo avvolge. Quando il fuoco ha consumato la sua preda un bulldozer travolge la gabbia riversando sul suo corpo macerie. Il cerchio si chiude.

A differenza di quello che ci hanno abituati tanti gruppi terroristici, è un avviso semplice, chiaro e comprensibile sopratutto in occidente. Mi chiedo in effetti se non siano i tanti simpatizzanti nati o cresciuti in Europa i veri destinatari.

La reazione del governo di Amman è stata di pancia: impiccata la terrorista in carcere da dieci anni che si credeva potesse rappresentare oggetto di trattativa ed un detenuto membro di al-Qaeda. Un provvedimento scontato e prevedibilissimo. Sopratutto da chi lo ha provocato.

Credo che di fronte a certi attacchi mediatici studiati, progettati, e realizzati con cura, non dovrebbero essere decisioni prese in pochi minuti a rappresentare la contromossa. E temo che il governo giordano lo comprenderà presto.

Il secondo vincitore della sfida è stato il pilota giustiziato. Di fronte al pericolo ed alla morte si vede chi è davvero un uomo.

Abituati alle lacrime ed alle esortazioni perché sia pagata qualunque somma o rilasciati assassini pur di salvare la propria pelle, Muadh al-Kasasibah ci ha mostrato, con forza e dignità incredibili, qualcosa che non eravamo abituati a vedere da tempo: ci ha fatto vedere come muore un giordano.

Andrea Cucco