Difesa: sottosegretari adeguati per un ministro preparato o... solita logica?

(di Tiziano Ciocchetti)
28/10/22

Con la nomina di Guido Crosetto, al dicastero della Difesa, dopo molti anni, l’Italia ha un ministro competente per ciò che riguarda le Forze Armate. Le critiche per il suo precedente incarico come presidente dell’AIAD, la Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza, e quindi il verificarsi di un conflitto d’interessi, appaiono del tutto pretestuose.

Crosetto si è innanzi tutto dimesso da tale incarico, inoltre è bene ricordare che le aziende della difesa italiane sono a tutti gli effetti delle controllate da parte dello Stato, tant’è che gli amministratori delegati vengono scelti dal governo in carica.

Tuttavia il punto nodale è che abbiamo un ministro della Difesa in grado di comprendere la necessità impellente di avere delle Forze Armate efficienti (ed efficaci), in grado di affrontare le prossime crisi internazionali, le quali saranno purtroppo assai differenti da quelle viste fino ad oggi. Un ministro che quando sarà chiamato a visionare i programmi di ammodernamento sarà in grado valutare (si spera) quali saranno quelli funzionali e quelli che invece costituiranno solamente uno spreco di fondi.

Per troppo tempo il dicastero di via XX settembre è stato considerato unicamente come una casella da occupare, frutto della logica di spartizione di poltrone tra i partiti di maggioranza, provocando così al nostro apparato militare ingenti danni, sia in termini di addestramento del personale che di adeguamento dei mezzi.

Ovviamente Crosetto avrà bisogno di uno staff adeguato al fine di poter svolgere al meglio la sua funzione di ministro. Proprio in questi giorni si decidono le nomine dei sottosegretari ai ministeri. Anche in questo caso, i passati esecutivi, hanno fatto nomine non in base alle capacità e alla competenza ma come incarichi da elargire in base alle compensazioni che i partiti reclamavano. Tale sistema ha portato alla Difesa persone non sempre qualificate e spesso indifferenti ai problemi reali delle nostre Forze Armate. Sottosegretari più distratti nel diramare comunicati su qualsiasi  argomento (principalmente a sostegno di sè o del partito di appartenenza), piuttosto che attenti nel verificare le condizioni dell’equipaggiamento e dell’armamento in dotazione ai nostri soldati.

È indubbia quindi la necessità che il nuovo ministro si avvalga di sottosegretari preparati, che sappiano distinguere una blindo Centauro da un VCC Dardo. Sarebbe altresì opportuno nominarne tre, ognuno incaricato di seguire una forza armata (una sorta di segretario così come avviene negli Stati Uniti), capirne il funzionamento, le necessità nonché l’apporto che possono dare al sistema Paese.

Il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha parlato spesso di competenza, speriamo allora che, in un ministero fondamentale per la Nazione come la Difesa, non ne dovremo sentire la mancanza.

Foto: ministero della difesa