C’era una volta la naja… ora è mini

(di Tiziano Ciocchetti)
12/12/22

Il presidente del Senato La Russa ha "presentato" un disegno di legge (per mezzo del gruppo di senatori di FdI) inerente alla costituzione di una mini naja volontaria di 40 giorni.

"Ho predisposto, ma non lo presenterò io perché come presidente del Senato non posso e lo farà un gruppo di senatori, un disegno di legge per portare a 40 giorni quella che è conosciuta come mini naja volontaria”, ha dichiarato il presidente del Senato nel suo discorso di chiusura delle celebrazioni organizzate dagli Alpini a Milano per ricordare i caduti in guerra.

Ha inoltre aggiunto che “per venire incontro alle richieste arrivate dalle forze armate e soprattutto dagli alpini, noi crediamo che sia giusto fare una legge che consenta, volontariamente a chi quindi lo desidera, di passare non tre settimane ma 40 giorni nelle forze armate. Chiunque vuole può, limitatamente ai numeri che verranno fissati ma che noi pensiamo molto ampi, partecipate alla vita militare, nel corpo degli alpini o negli altri corpi per 40 giorni per avere un addestramento".

Si parla di crediti formativi per la maturità e per l’università e punteggi aggiuntivi per i concorsi pubblici.

In sostanza di che cosa si tratterebbe? Il presidente La Russa parla di addestramento. Giovani che per un mese e mezzo imparerebbero a marciare (male) e a farsi il “cubo” con le lenzuola, il cuscino e le coperte? Perché di questo parliamo.

L’addestramento militare è ben altra cosa e sicuramente questi ragazzi potrebbero, nei pochi giorni a disposizione, rendersi solamente conto delle pessime condizioni in cui si trovano le nostre caserme.

Premettendo che il disegno di Legge non è stato concertato con il ministero della Difesa, ci chiediamo a quale scopo possa servire istituire una sorta di micro naja che comunque distrarrà risorse e fondi dal bilancio della Difesa.

Il presidente del Senato, inoltre, parla di richieste pervenute dalle Forze Armate per proporre una legge che istituisca una mini naja su base volontaria. Immaginiamo i vertici delle FFAA desiderosi di ricevere orde di ragazzi, magari convinti di giocare ai soldatini per 40 giorni...

È altresì vero che, negli ultimi tempi si è tornato a parlare di ripristinare la coscrizione obbligatoria, come se le istituzioni militari fossero ormai l’ultimo baluardo per salvare la nostra società ormai dedita solamente al lassismo e alla continua richiesta di diritti, dimenticando invece i doveri. Dove ormai sta fallendo la famiglia e la scuola non possono certo porre rimedio le Forze Armate; chi chiede il ritorno alla naja dimentica (oppure ignora) che la coscrizione obbligatoria è determinata da fattori sociali, economici, culturali e, non ultimo, geopolitici.

Con la sospensione della leva obbligatorio, nel 2005, il Paese ha scelto di avere delle FFAA professionalizzate, idonee ad affrontare i futuri scenari operativi. Sollecitare quindi le già precarie strutture militari con il ripristino, anche se su base volontaria, di scaglioni di leva appare quanto mai fuori luogo. Soprattutto se si considera il magro bilancio destinato alla Difesa e agli sforzi immani che i comandanti debbono fare per far fronte alle spese ordinarie delle caserme, la maggior parte delle quali sono fatiscenti e necessiterebbero di ingenti investimenti per poterle ristrutturare.

I politici devono mettersi in testa che l’epoca della naja, salvo situazioni eccezionali, è ormai relegata al passato. I pochi soldi disponibili debbono essere utilizzati per poter permettere al nostro strumento militare di svolgere i compiti per i quali è concepito, senza dover impiegare inutilmente risorse solo per soddisfare le richieste della maggioranza parlamentare di turno.

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