Israele: la Storia ritorna...

(di Gino Lanzara)
07/10/23

La storia ritorna, e lo fa nel modo peggiore rammentando il cinquantennale della Guerra dello Yom Kippur. L’operazione Alluvione Al Aqsa, scatenata da Hamas, coglie impreparato il sistema difensivo israeliano che, politicamente, non può non riconoscere la necessità della proclamazione dello stato di guerra.

L’attacco è stato rapido, cruento, evidentemente organizzato date le modalità attuative, che hanno visto il lancio da saturazione di ordigni balistici, ed un’infiltrazione di elementi che non hanno esitato ad aprire il fuoco su obiettivi civili.

Dalle 06.30 di stamattina, migliaia di razzi (almeno 5.000 nella prima fase) sono stati lanciati da Gaza su obiettivi israeliani; la città di Sderot è stata pesantemente infiltrata da elementi di Hamas: video che circolano sui social mostrano uomini vestiti di nero con fasce bianche che aprono il fuoco contro pattuglie israeliane. Il numero degli infiltrati è imprecisato.

Muhammad Al-Deif, comandante di Hamas, ha dichiarato la rivoluzione e invitato tutti i palestinesi ad unirsi al conflitto. Alla stessa stregua mentre l'ammiraglio Hagari ha annunciato la mobilitazione israeliana lo stato maggiore ha proclamato l'inizio dell'operazione Swords of Iron, mentre i caccia con la stella di Davide hanno cominciato a colpire Gaza.

Non c'è alcun dubbio che quanto attuato dai Gazawi contro civili inermi, per i rapimenti e le modalità da deportazione, e dopo aver piazzato i propri centri di comando all'interno di centri civili viola qualsiasi norma bellica; la definizione degli israeliani rapiti quali "prigionieri di guerra" è surreale e criminale.

Come il 6 ottobre di 50 anni fa, Israele ha subito un attacco di notevole portata, che conduce a chiedersi, da un punto di vista tecnico, a cosa si indirizzerà il tutto in via successiva. Hamas sa che non potrà resistere al ritorno israeliano che, se rispettoso della tradizione, non potrà che essere durissimo, anche alla luce di un primo bilancio che si aggraverà, stando a quanto riportato da Magen David Adom.

Come comunicato dal Ministro Gallant, l’Esercito è pronto alla guerra, e ha approntato il richiamo delle forze riserviste.

Quali saranno dunque gli schieramenti, ora che gli argini sono stati rotti? E soprattutto, di quanti e quali armamenti, effettivamente, può disporre Hamas grazie al supporto iraniano anche dal Libano? Con chi verranno stabiliti auspicabili negoziati di pace, ammesso che l’idea incontri il favore dei contendenti e soprattutto di chi sostiene dalla distanza l’azione?

Il Paese, che si stava preparando all’ennesima giornata di protesta contro la riforma della giustizia, si è risvegliato nel modo peggiore, ed anche Yair Lapid ha preannunciato il sostegno ad una dura azione militare di risposta.

Non è escluso che Hamas abbia mal interpretato il momento, supponendo una debolezza israeliana dovuta alle vicende politiche e sociali del momento. Se Israele è sembrato impreparato all’inizio, non è detto che non adotti iniziative severe dopo, visto che offese ai civili e specialmente rapimenti simili a deportazioni, non possono non richiamare alla memoria altre operazioni analoghe di un passato che solo immaginare è inqualificabile.

Presumere di ottenere un successo così rapido da indurre a negoziati Gerusalemme, potrebbe rivelarsi un errore di rara gravità, specialmente se Hezbollah, come sembra, eviterà per il momento di intervenire data la precaria situazione libanese e gli avvertimenti americani.

Altro errore che verrà quasi certamente commesso, consisterà nel lancio di razzi verso Tel Aviv, lanci indiscriminati che non potranno che acuire la risposta. I riservisti di Israele sono già prossimi al rientro in servizio mentre Teheran non ha mancato di esprimere la sua soddisfazione ponendosi così ancora una volta al di fuori della storia, malgrado i maldestri tentativi di darne un'immagine edulcorata ed irreale.

Da evidenziare come l'attacco sia coinciso con le attività diplomatiche in corso tra il Regno Saudita ed Israele sotto l'egida degli accordi di Abramo. Sullo sfondo l'inanità delle NU.

Se l'intento era quello di piegare un Paese volto a vivere la sua vita interna, forse troppo data la situazione circostante, non sembra riuscito, dato che l'attacco sembra aver catalizzato la reazione di tutta la nazione.

Fotogramma: X/Twitter