Cinque sono le ultime vittime di uno scontro a fuoco occorso domenica nella regione del Nagorno-Karabakh, due militari azeri e tre ufficiali armeni. Verso le 10:00, un gruppo di militari azeri ha attraversato la linea di contatto e ha attaccato un veicolo del Dipartimento passaporti e visti della polizia della Repubblica di Artsakh. Come risultato di questo attacco, tre agenti di polizia sono stati uccisi e un altro è stato ferito.
Gli azeri riferiscono che da diverso tempo ricevono informazioni sul trasporto di armi e munizioni dal territorio dell'Armenia alla regione del Karabakh attraverso strade secondarie bypassando la principale strada Lachin-Khankendi.
L'altroieri, al fine di verificare le informazioni ricevute, unità dell'esercito azero avrebbero tentato di fermare e ispezionare un veicolo sospettato di trasportare illegalmente armi e munizioni ma dall’auto sarebbero partiti colpi di arma da fuoco da cui ne è scaturita una sparatoria con caduti da entrambe le parti.
Già tra il 2 e 3 marzo, stando a quanto dice il Ministero della Difesa del Nagorno-Karabakh, unità delle forze armate azere schierate nei territori controllati da Baku nei distretti di Askeran, Martakert e Martun hanno violato il cessate il fuoco con l'uso di armi leggere. La violazione è stata confermata anche dal comando delle forze di pace russe di stanza nell’area.
Il Ministero degli Affari Esteri dell'Artsakh (Nagorno-Karabakh) ha dichiarato che “un'analisi preliminare delle circostanze dell'uccisione di agenti di polizia consente di considerare le azioni della parte azera come un crimine di guerra.”1 Sempre lo stesso ministro considera l’episodio di ieri una violazione della Dichiarazione Trilaterale del 9 novembre 2020 così come la violazione del cessate il fuoco.
La disputa tra Armenia ed Arzebaijan si riaccesa nel settembre scorso quando in due giorni di combattimento sono morti 155 soldati di entrambe le parti.
La dichiarazione di cessate il fuoco è venuta in seguito a due giorni di pesanti combattimenti che hanno segnato il più grande scoppio di ostilità tra i due avversari in quasi due anni. Armenia e Azerbaigian si sono scambiati la colpa per il bombardamento, con le autorità armene che accusano Baku di aggressione non provocata e i funzionari azeri che affermano che il loro paese sta rispondendo agli attacchi armeni.
Le due ex repubbliche sovietiche sono state bloccate in un conflitto decennale sul Nagorno-Karabakh che formalmente parte dell'Azerbaigian era sotto il controllo di forze sostenute dall'Armenia da quando una guerra si è conclusa nel 1994. Durante un conflitto di sei settimane nel 2020, l'Azerbaigian ha reclamato ampie aree del Nagorno-Karabakh e dei territori adiacenti detenuti dalle forze armene. Ufficialmente più di 6700 persone sono morte nei combattimenti (ma ci sono fondate ragioni per credere che il numero reale sia assai maggiore, ndr) che si sono conclusi con un accordo trilaterale per la cessazione delle ostilità mediato dalla Russia.
Da metà dicembre, un gruppo attivisti "ambientali" azeri ha sbarrato l'unica strada che collega il Karabakh all'Armenia, il corridoio di Lachin. La Corte Internazionale di Giustizia a fine febbraio ha ordinato all'Azerbaigian di rimuovere il blocco stradale dall'unica strada tra l'Armenia e la regione del Nagorno-Karabakh a maggioranza armena in Azerbaigian che ha ulteriormente alimentato le tensioni tra i due paesi. La sentenza è legalmente vincolante ed il presidente della Corte internazionale di giustizia, Joan Donoghue, ha affermato che le prove presentate dall'Armenia hanno stabilito che il blocco "ha impedito il trasferimento di persone di origine nazionale ed etnica armena ricoverate in ospedale nel Nagorno-Karabakh in strutture mediche in Armenia per cure mediche urgenti.”2 Il blocco della strada ha, inoltre, interrotto le forniture al Nagorno-Karabakh di "beni essenziali, causando carenze di cibo, medicine e altre forniture mediche salvavita." La corte ha ordinato all'Azerbaigian di "prendere tutte le misure a sua disposizione per garantire il libero movimento di persone, veicoli e merci lungo il corridoio di Lachin in entrambe le direzioni". Ha, altresì, respinto la richiesta dell'Armenia di ordinare all'Azerbaigian di non bloccare le forniture di gas al Nagorno-Karabakh.
Il Consiglio d’Europa, a seguito di una lettera del Ministro degli esteri dell’Armenia in cui richiedeva lo schieramento di una missione civile in ambito PSDC, il 23 23 gennaio 2023 ha adottato una decisione che istituisce l'EUMA, ossia una missione neutrale e senza compiti esecutivi.
L'obiettivo della missione è contribuire a garantire la stabilità nelle zone di frontiera dell'Armenia, a rafforzare la fiducia e la sicurezza umana nelle zone di conflitto e garantire un contesto favorevole agli sforzi di normalizzazione tra l'Armenia e l'Azerbaigian sostenuti dall'UE. Il comando operativo della missione sarà a Yeghegnadzor, nella provincia armena di Vayots Dzor.
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