Ucraina: meglio il disonore o la guerra?

(di David Rossi)
23/05/22

La soluzione del problema ucraino, che ora è stata raggiunta, è, a mio avviso, solo il preludio di una soluzione più ampia in cui tutta l'Europa possa trovare la pace. Questa mattina ho avuto un altro colloquio con il presidente russo Putin ed ecco l’accordo che porta il suo nome accanto al mio. Alcuni di voi, forse, hanno già sentito cosa contiene ma vorrei solo leggervelo: "... Consideriamo l'accordo firmato ieri sera e l'accordo commerciale e per l’energia euro-russo come simbolici del desiderio dei nostri popoli di non entrare mai più in guerra l'uno con l'altro. Miei cari amici, per la prima volta nella nostra storia, l’Unione europea ha permesso di portare la pace con onore. Credo che sia la pace per il nostro tempo. Ora, andate a casa e fate una bella dormita tranquilla.

Parafrasando i celebri discorsi di Neville Chamberlain, primo ministro britannico, all’indomani della conferenza di Monaco il 30 settembre 1938, possiamo dire che a qualsiasi leader dell’Europa occidentale piacerebbe pronunciare questo discorso, forse tranne proprio al premier Johnson, memore dell’eccezionale errore di valutazione compiuto dal suo predecessore.

Eppure, da molte parti si legge e si sente parlare di “soluzione pacifica, diplomatica e negoziale” alla guerra in Ucraina scatenata dall’invasione ingiustificabile da parte delle truppe russe.

La domanda che un cittadino con i piedi per terra e che “tiene famiglia”, prima ancora che di un analista geopolitico, è questa: ma chi insiste su questo punto ha mai pensato come ci si sentì a svegliarsi da quella “dormita tranquilla” suggerita dal povero Chamberlain? Di lì a pochi mesi, Herr Hitler, come lo chiamavano lui e il suo ministro degli esteri Lord Halifax, si rimangiò la parola data a ripetizione e dimostrò che i regimi totalitari sono belve feroci e bulimiche, che più ottengono e più vogliono, meno sono minacciate e più sono aggressive.

Purtroppo, aveva ragione Winston Churchill, che nel 1940 divenne il successore di Chamberlain, quando disse, sempre all’indomani della conferenza di Monaco: “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra”.

Diciamolo: mancano gli elementi essenziali per un accordo o per una qualsiasi soluzione che non sia affidata alle armi.

Manca una controparte credibile, in quanto Putin ha mentito ripetutamente prima e durante la guerra sulle intenzioni della Russia, ha permesso e avvallato violazioni spaventose dei diritti umani (bombardamenti indiscriminati sui civili, deportazioni di centinaia di migliaia di civili, stragi di massa, pulizia etnica) e ha minacciato l’uso di armi nucleari contro forze convenzionali. Davvero riteniamo credibile e accettabile la sua firma accanto a quella di uno dei nostri rappresentanti democraticamente eletti?

Manca una controparte che non possa reiterare l’aggressione, in quanto la Russia ha le sue forze presenti su poco più di un decimo del territorio ucraino, sta attuando un blocco navale, ha schierato le sue forze in assetto potenzialmente aggressivo non solo attorno all’Ucraina, ma anche all’interno della Transnistria e della Bielorussia, ai confini con la Finlandia ecc. Qualunque accordo, sarebbe solo una pausa che permetterebbe alla Russia di mettere un po’ di ordine nel caos e nell’indisciplina delle proprie truppe.

Manca la certezza per la sicurezza dell’Ucraina, dato che o i Paesi occidentali e la NATO daranno all’Ucraina ampie garanzie circa la sua protezione e sul loro intervento militare nel caso del ripetersi di un’aggressione russa o Kiev si troverà fra poche settimane o mesi punto e a capo, con le truppe e i missili russi a martellare il suo territorio e a fare strage della sua popolazione.

Manca qualsiasi giustificazione etica e politica per la legittima cessione di qualunque parte del territorio sovrano ucraino, compresa la Crimea, alla Federazione russa. Non prendiamoci in giro: anche se Zelensky decidesse per una qualsiasi transazione, questa - per costituzione - dovrebbe essere avvallata da un referendum a livello nazionale. Gli USA e il Regno Unito per prime, impegnati a tenere testa alla santa alleanza delle autocrazie in giro per il mondo (Cina, Iran, Core del Nord ecc.), non riconosceranno mai lo smembramento dell’Ucraina fatto con la forza.

Manca una vera e stabile forza negoziale dei Russi, feroci con i civili e prepotenti al tavolo delle trattative, ma sul campo impegnati a coprirsi di vergogna come non si era mai visto fare a una delle grandi potenze negli ultimi trecento anni di Storia. La recente comparsa sui campi ucraini del carro T-62, fuori produzione dal 1975, la dice lunga sull’andamento della guerra e sul fatto che ogni giorno che passa la Russia diventa più debole.

Manca il nesso fra una seria minaccia nucleare e, come molti scioccamente sostengono, il fatto che dobbiamo accelerare la ricerca di una soluzione diplomatica. Premesso il fatto che non si capisce come mai dovremmo sacrificare l’Ucraina per salvare loro e noi da un attacco possibile ma non ancora mai accaduto, il problema in realtà è tutto dalla parte di Mosca. Se rileggiamo l’intervista al generale Ben Hodges (v.link), ci accorgiamo che appare evidente una cosa: la risposta degli Stati Uniti - e dei loro alleati, per quel che contano - all’uso di armi nucleari tattiche sarà inevitabile. Quindi, sta a Mosca tenerne conto - e lo fa, di certo - e muovere dei passi indietro, non a noi: ma perché dobbiamo sempre pensare al modo più veloce di calarci i pantaloni?! Non riusciamo a pensare a niente di meglio che una nuova Monaco o un nuovo 8 settembre?! Intanto, la Finlandia, nazione evoluta e pacifica, muove le sue truppe e dimostra alla Russia che “si vis pacem, para bellum”: evidentemente, loro hanno imparato la lezione dei nostri nobili antenati, mentre noi preferiamo “il disonore alla guerra”. Loro otterranno la pace, noi la guerra.

Insomma, smettiamola di illuderci: la soluzione diplomatica è solo un’illusione, utile a spostare avanti la guerra di qualche tempo. Che fine hanno fatti i fautori di un serio disarmo globale? Portino al tavolo le autarchie - se vorranno venirci - e vedrà che troveranno i Paesi occidentali più che disposti a discutere di una nuova Helsinki, con le dovute garanzie multilaterali in tema di riduzione e controllo delle armi e dei sistemi d’arma convenzionali e nucleari.

Fino ad allora, meglio dormire con un occhio aperto e uno chiuso: dopo gli errori della conferenza di Monaco, nessuno può più fare sonni tranquilli…