La componente corazzata dell'esercito russo di liberazione nella seconda guerra mondiale

(di Andrea Gaspardo)
25/01/23

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale la Germania hitleriana ingaggiò una lotta senza quartiere con l'Unione Sovietica che travalicò ampiamente i confini del mero “scontro di potere” fino a tramutarsi in una vera e propria “lotta per la sopravvivenza” da ambo le parti. Nonostante ciò, è interessante notare che, per tutto il periodo compreso tra il 1941 ed il 1945, oltre 1 milione di ex-cittadini sovietici collaborarono attivamente con i tedeschi ed i loro alleati dell'Asse in un modo o nell'altro.

In questo panorama un ruolo significativo lo svolsero le unità collaborazioniste “russe” le quali, per altro, furono le uniche a venir equipaggiate con una propria componente corazzata autonoma. Curiosamente, la prima di queste “unità russe” ebbe origine non in Unione Sovietica ma in territorio yugoslavo.

Dopo la distruzione del Regno di Yugoslavia da parte delle forze dell'Asse, un gruppo di ufficiali ex-zaristi caratterizzati da tendenze politiche filo-tedesche e fortemente anticomuniste, creò il cosiddetto Corpo Indipendente Russo che, dopo una serie di trasformazioni, acquisì dimensione divisionale e venne assorbito dalla Wehrmacht con il nome di Corpo di Protezione Russo in Serbia. I ranghi di questa divisione furono colmati andando a pescare volontari tra le comunità di emigrati russi antisovietici sparse per tutta l'area della Yugoslavia (specialmente in Serbia).

Al culmine dell'impiego, lo RSS (Russisches Schutzkorps Serbian) contava circa 12.000 uomini (anche se coloro che servirono complessivamente furono molti di più) e venne dotato di un certo numero di carri armati francesi di preda bellica Hotchkiss H39. Lo RSS venne impiegato per tutta la guerra in operazioni contro i partigiani yugoslavi e, più avanti, ai suoi membri venne riservato lo stesso destino riservato da Tito ai traditori della Yugoslavia. Tuttavia, il bacino più importante a disposizione dei tedeschi per trovare “collaborazionisti” fu senza dubbio le vasta popolazione di prigionieri di guerra sovietici che languivano nei lager del Terzo Reich e del resto dell'Europa a seguito delle devastanti vittorie tedesche nella prima fase della guerra contro il nemico orientale. Molti di questi prigionieri di guerra sovietici (anche se MAI LA MAGGIORANZA) furono tentati di accettare le proposte di collaborazione tedesche sia per sfuggire alle terrificanti condizioni di vita nei campi di prigionia, sia per odio nei confronti del regime sovietico che essi ritenevano responsabile (non del tutto a torto!) delle loro miserie.

Mentre l'arruolamento di volontari appartenenti ai più disparati gruppi etnici minoritari procedette in maniera spedita e tanto la Wehrmacht quanto le Waffen-SS poterono rastrellare numerose reclute con le quali costituire diverse legioni e divisioni, ciò non fu altrettanto vero con i “russi etnici” dato che Hitler era fortemente contrario a vedere coloro che considerava “i subumani per eccellenza” (assieme agli ebrei) combattere fianco a fianco dei tedeschi. Nonostante questa ostilità da parte della leadership, a livelli subalterni il problema venne pian piano superato.

Come in altri casi, le più leste ad approfittare della situazione furono le Waffen-SS che già sul finire del 1941 crearono un'unità di polizia ausiliaria sotto il loro controllo in un area compresa tra gli oblast' sovietici di Bryansk, Orel e Kursk. L'unità inizialmente contava appena 200 uomini ma successivamente crebbe fino alla ragguardevole cifra di 10-12.000 uomini sotto il comando di Bronislav Vladislavovich Stroganof Kaminski ed era ufficialmente nota come SS Sturmbrigade (brigata d'assalto delle SS). Colloquialmente nota come “Brigata Kaminski” (dal nome del suo comandante), con il passar del tempo venne ribattezzata “RONA” (acronimo che sta per “Esercito di Liberazione del Popolo Russo”) tuttavia non ebbe mai la funzione che il nome altisonante lasciava intendere, infatti anche al momento del suo massimo “splendore”, essa non fu altro che una banda di assassini utilizzati dalle Waffen-SS per operazioni antipartigiane e per spargere puro terrore tra i civili delle lande europee orientali, come avvenne per esempio durante l'insurrezione di Varsavia, tra il 1 agosto ed il 2 ottobre del 1944, quando furono proprio gli uomini della “Brigata Kaminski” assieme a quelli della brigata penale delle Waffen-SS “Dirlewanger” (comandata per l'appunto da Oskar Paul Dirlewanger) a commettere gli atti di più efferata crudeltà contro i partigiani ed i civili polacchi.

Nel corso dei suoi quasi tre anni di esistenza, per poter meglio adempiere al suo compito di unità antipartigiana e poter godere di un comodo vantaggio nella potenza di fuoco, alla RONA venne assegnata anche un'unità corazzata composta da 1 carro pesante KV-1, 8 carri armati T-34 (foto apertura), 5 carri leggeri BT ed alcune autoblindo.

Dopo essersi distinto nella soppressione dell'insurrezione di Varsavia, Bronislav Kaminski (foto) venne accusato dagli alti papaveri delle SS di approfittare della sua posizione per saccheggiare i beni delle popolazioni che i suoi uomini terrorizzavano e, successivamente, fucilato assieme all'intero stato maggiore della sua unità. I resti della “Brigata Kaminski” vennero sciolti ed assorbiti in un'altra unità “russa” che la Germania stava creando proprio in quel periodo: L'Esercito di Liberazione Russo (meglio noto come “ROA”).

Il ROA nacque ufficialmente sul finire del 1944 per fungere da esercito del KONR, acronimo che sta per “Comitato di Liberazione dei Popoli della Russia”. A capo di quest'ultima organizzazione, fondata nel novembre del 1944 sotto impulso dei tedeschi, venne posto il generale Andrey Andreyevich Vlasov; un tempo astro nascente dell'Armata Rossa divenuto poi collaborazionista dopo la sua cattura da parte dei tedeschi sul fronte di Leningrado, nel giugno del 1942.

Nel breve arco della sua esistenza, il ROA riuscì ad istituire solamente 3 divisioni:

-la 600a divisione di fanteria russa, con 20.000 soldati;

-la 650a divisione di fanteria russa, con 12.000 soldati;

-la 700a divisione di fanteria russa, con 10.000 soldati.

Nel complesso, l'esperienza del ROA potrebbe essere sintetizzata con l'espressione “troppo poco e troppo tardi”. Nonostante sul finire del 1944 vi fossero ben 800.000 ex-cittadini sovietici sotto le armi nelle fila della Wehrmacht e delle Waffen-SS, entrambe le istituzioni si rivelarono oltremodo ostili alla prospettiva di “cedere” i loro “soldati di origine sovietica” al nascente ROA tanto che, alla fine del conflitto, solamente una delle 3 divisioni del ROA, la 600a, sotto il comando del generale Sergey Kuzmich Bunyachenko era diventata operativa a tutti gli effetti. E fu proprio questa a ricevere in dotazione una importante seppur piccola componente corazzata. Essa era originariamente costituita da uno sparuto numero di carri armati T-34 e di autoblindo BA-10, ma dopo che la divisione ebbe modo, ai primi di febbraio del 1945, di distinguersi nei combattimenti contro la testa di ponte sovietica di Neulowin, venne “premiata” mediante la cessione di 9 carri T-34, 2 cannoni d'assalto SU-85, alcune autoblindo BA-10 e, soprattutto, di una compagnia cacciacarri forte di 10 Jagdpanzer 38(t) Hetzer.

In ogni caso, la Seconda Guerra Mondiale era ormai agli sgoccioli e i soldati del ROA, stretti tra il Terzo Reich e l'Unione Sovietica erano come dei dannati che aspettavano solamente la loro condanna finale.

Furiosi a causa di anni di umiliazioni per mano dei tedeschi, gli ufficiali del ROA, in particolare il generale Bunyachenko, disobbedirono agli ordini suicidi provenienti dall'Alto Comando tedesco e guidarono i loro uomini in Cecoslovacchia dove, in una ultima battaglia fianco a fianco ai partigiani della resistenza cecoslovacca, contribuirono in maniera determinante a difendere Praga dal tentativo da parte delle Waffen-SS di raderla al suolo come avevano fatto l'anno prima con Varsavia, dopodiché incontrarono l'inevitabile fine per mano dei loro ex-commilitoni della vittoriosa Armata Rossa.

Foto: web / Bundesarchiv