La battaglia di Cassino: “Dall’8 settembre alla linea Gustav” (2/3)

16/02/17

Gli eventi politici italiani fra il 25 luglio e l'8 settembre 1943 non poterono chiaramente non riverberare tutta la loro gravità sul già estremamente precario dispositivo tedesco di difesa dell'Italia continentale. Fin dalla sostituzione di Mussolini con il maresciallo Badoglio la reazione dell'OKW a questa nuova crisi italiana fu subito prontissima: il 27 luglio il Führer in persona ordinò a Rommel (che in quel momento si stava insediando in Grecia) di assumere immediatamente il comando per la difesa dell'Italia settentrionale al comando dell'Heeresgruppe B (gruppo d'armate B); facendo così, tuttavia, (seppur per breve tempo fino alla destinazione della volpe del deserto al ruolo di ispettore delle fortificazioni del Vallo Atlantico sulla costa atlantica francese) la catena di comando tedesca venne complicata, nonostante il fatto che ora Kesselring (ancora nominalmente superiore a Rommel in qualità di comandante in capo, Oberbefehlshaber) potesse, alla testa dell'Heeresgruppe C concentrarsi sulla difesa dell'Italia meridionale, a sud di Roma. Intanto Student poté spostare dal sud della Francia anche la 2^ fallschirmjäger division nella zona di Ostia, senza neppure informare del suo arrivo l'Alto Comando Italiano; sotto il comando del generale paracadutista tedesco venne collocata anche la 3^ panzergranadieren division che proveniva da Orvieto, con l'esplicito compito di tenersi in stato di allerta per poter immediatamente far fronte a una defezione militare italiana generale disarmando prontamente tutte le truppe dell'ex alleato intorno a Roma. Dopo la guerra la testimonianza del capo di Stato Maggiore di Kesselring, il generale Sigfried Westphal riuscì a descrivere con dovizia di particolari le reazioni del Feldmaresciallo tedesco nei giorni ormai immediatamente precedenti all'armistizio. L'obiettivo (definito sin dai primi di agosto) era quello di attaccare e catturare le formazioni dell'aviazione italiana unicamente nei luoghi più vicini ai concentramenti di forza tedeschi; alla Kriegsmarine sarebbe spettato il compito (di fatto impossibile) di impedire la fuga della flotta di superficie italiana adoperando gli ultimi sommergibili e motosiluranti disponibili nei porti italiani, mentre all'appena costituita 10^ armata (sotto Von Vietinghoff) venne concessa la possibilità di raggiungere accordi con le forze armate italiane nell'Italia meridionale per disarmare le stesse senza commettere atti ostili: per nessun motivo le forze armate germaniche dovevano aprire il fuoco per prime.

In un clima di sempre maggiore tensione si arrivò così all'8 settembre: Kesselring e Westphal appresero dell'armistizio con gli alleati durante una riunione nel Comando Supremo italiano a Monterotondo con il generale Mario Roatta; alla notizia fatta pervenire agli ufficiali tedeschi da una telefonata del colonnello Von Waldenburg, il generale italiano fece seguire rassicurazioni sul proseguimento della lotta comune nonostante le manovre propagandistiche inglesi... Nella zona di Roma Student decise di passare subito alle vie di fatto muovendo i paracadutisti contro i propri ex alleati: almeno 30 generali e 150 alti ufficiali dei vari comandi italiani vennero catturati, ma il capo di Stato maggiore Ambrosio, re Vittorio Emanuele e il principe Umberto erano riusciti ad allontanarsi da Roma già la sera prima. La situazione intorno alla capitale, nonostante gli ordini di Roatta al generale Carboni di resistere soprattutto negli assi stradali intorno a Tivoli, venne a risolversi in modo favorevole ai tedeschi con l'accettazione integrale della proposta tedesca di resa, circostanza che eliminava definitivamente una minaccia logistica alle spalle della 10^ armata. Ora per Kesselring si apriva la vera sfida contro gli eserciti alleati in avanzata: il realismo del feldmaresciallo tedesco fu ancora una volta lucido e impeccabile; quanto più a meridione fosse avvenuto lo sbarco alleato, tanto meno deboli sarebbero state le speranze tedesche di contrastare seriamente Clark e Montgomery; un attacco congiunto italo-alleato nella zona di Roma avrebbe automaticamente tagliato fuori tutta la 10^ armata, costringendo il Reich ad abbandonare qualsiasi velleità di difesa anche solo tattica dell'intera Italia meridionale.

Alla fine lo sbarco principale americano con la 5^ armata avvenne a Salerno il 9 settembre, con l'operazione Avalanche , mentre lo stesso giorno l' 8^ armata britannica (con l'operazione Slapstick) venne lanciata alla conquista della Puglia e della dorsale adriatica della penisola, dopo che il 3 era sbarcata in Calabria senza incontrare resistenza di rilievo: Churchill in persona attribuì sempre grandissima importanza allo scacchiere bellico balcanico e la conquista delle infrastrutture portuali e degli aerodromi della zona di Taranto e del foggiano permisero alle forze aeree alleate di lanciare definitivamente una campagna aerea di sostegno logistico alle forze titine in Jugoslavia, una di attacco strategico contro l'Austria e la Baviera e soprattutto un'ultima contro i pozzi petroliferi di Ploiesti, in Romania, contribuendo in maniera determinante a privare le forze armate germaniche di riserve di carburante per le operazioni ad ampio raggio prima ancora dell'apertura del secondo fronte in Normandia; non meno importante fu l'apertura dei convogli mediterranei verso la Russia, che a questo punto con l'uscita di scena della marina italiana, l'ormai pacifica neutralità compiacente della Turchia e la totale inadeguatezza delle forze della Luftwaffe nell'Egeo avrebbe potuto godere di disponibilità strategiche di materiali e viveri limitando le rotte artiche dall'Islanda, da sempre pericolosissime per la presenza congiunta degli U-Boot e della copertura aerea tedesca dalla Norvegia. In quel momento Kesselring aveva solo poche divisioni della 10^ armata per far fronte a questa duplice minaccia, dato che il grosso delle forze germaniche si trovava ancora a nord di Roma al comando di Rommel per disarmare l'esercito italiano, ma nonostante ciò la difesa tedesca fu così feroce che gli sbarchi americani furono sul punto di fallire per settimane; fu proprio l'energica prova degli uomini di Von Vietinghoff a dare a Hitler la speranza di poter difendere strategicamente il territorio dell'ex alleato scartando l'ipotesi di Rommel per un ripiegamento fin quasi nelle zone prealpine del paese. La volpe del deserto, iniziando la sua lenta ma inevitabile perdita di prestigio presso il Führer, venne a questo punto inviata in Normandia a sovraintendere le costruzioni tedesche di difesa del Vallo Atlantico, Kesselring rimaneva a questo punto l'unico vertice della catena di comando tedesca per la campagna d'Italia.

Mentre la 5^ armata americana procedeva cautamente verso nord (prendeva Napoli il 6 ottobre) e Senger completava il ripiegamento generale (in gran parte per via aerea) da Corsica e Sardegna salvando 30000 effettivi tedeschi (ciò permise alla 90^ panzergranadieren division di riorganizzarsi presso Pisa), l'8^ armata britannica risaliva la costa orientale con progressi lenti e faticosi per la tenace difesa tedesca degli ostacoli naturali e (sulla scorta dell'esperienza del fronte russo) soprattutto dei corsi d'acqua. Montgomery si trovò di fronte al sistema difensivo naturale rappresentato dal Biferno, dal Trigno e dal Sangro mentre a ovest Clark doveva superare il Volturno e il Garigliano (che andava quasi ad unirsi alla foce del Sangro formando un'ideale strozzatura della penisola nel suo punto più stretto e facilmente difendibile). Kesselring decise di realizzare qui la sua linea difensiva principale: la linea Gustav. Dotata di ostacoli anticarro, campi minati e opere in cemento armato, poteva anche godere del supporto di alcune linee difensive minori adoperate dal maresciallo tedesco per rallentare l'avanzata alleata dando tempo alle truppe tedesche di trincerarsi in vista dei combattimenti invernali; nella prima metà di gennaio del 1944 le truppe americane avevano ormai raggiunto il Garigliano, mentre le truppe coloniali francesi del generale Juin prendevano contatto nelle montagne a nord di Cassino con le prime difese della vera e propria linea Gustav.

Per il comando tedesco era palese che l'offensiva principale alleata sarebbe toccata al settore tirrenico dello schieramento, cioè quello tenuto da Clark con la 5^ armata americana (comprendente anche il II corpo d'armata neozelandese del generale Freyberg e il corpo di spedizione francese di Juin): il settore adriatico tenuto dall'8^ armata di Montgomery (sostituito poi da Leese al momento di dover affrontare la preparazione di Overlord) si presentava infatti come assolutamente inadatto per operazioni di guerra da movimento per via dei numerosi corsi d'acqua (ingrossati da un inverno particolarmente piovoso) e per le catene montuose costiere facilmente difendibili. L'attacco per liberare Roma sarebbe venuto da ovest, potendo anche contare sull'utilizzo della via Appia (tra il mare e i monti Aurunci ) e della Casilina (che attraversava la valle del Liri); tale ipotesi venne definitivamente confermata (permettendo a Kesselring di concentrare lì le proprie riserve strategiche e le migliori difese statiche) alla luce dell'attacco generale di Montgomery condotto alla fine di novembre 1943 con risultati modesti: riuscì ad avanzare di circa 22 km in un mese, ma la sua avanguardia (la 1^ divisione canadese del generale Vokes) venne infine definitivamente bloccata ad Ortona dall'aumento della resistenza tedesca e dal peggiorare delle condizioni atmosferiche. A fronteggiare Clark nella battaglia imminente sarebbe stata la 10^ armata tedesca del generaloberst Von Vietinghoff , divisa in tre corpi d'armata di cui però solo due a difesa del settore occidentale tirrenico (il LXXVI corpo d'armata Panzer del generale Traugott Herr avrebbe mantenuto lo schieramento nel settore adriatico): il XIV di Von Senger e il LI corpo di montagna del generale Valin Feurstein; nel frattempo a nord di Roma rimaneva concentrata la 14^ armata del generale Von Mackensen, in perenne allerta circa la possibilità di uno sbarco alleato nell'Italia settentrionale. La battaglia vera e propria finì per accendersi intorno alla terza settimana di gennaio 1944 e sotto i più gravi auspici per gli alleati: il 20 gennaio il tentativo diretto di Clark di sfondare nella valle del Liri attraversando il fiume Rapido nel settore centrale della 5^ amata con un attacco frontale della 36^ divisione Texas (comandata dal generale Fred Walker) nei dintorni della località Sant'Angelo terminò con un disastro (il 141^ e il 143^ reggimento fanteria subirono perdite tremende senza riuscire a stabilire una testa di ponte oltre al fiume) e soprattutto il 22 gennaio aveva inizio la controversa operazione di sbarco da parte del VI corpo d'armata statunitense del generale Lucas nelle spiagge di Anzio, a sud di Roma, ma alle spalle della Gustav; dimostrando ancora una volta tutto il suo valore Kesselring riuscì a coordinare con Mackensen un rapido e violentissimo contrattacco che costrinse Lucas sulla difensiva. Ogni sforzo di sfondare o aggirare la linea predisposta dal maresciallo tedesco era fallito; l'unica soluzione percorribile era la battaglia di logoramento sui monti a sud di Roma e la Wehrmacht si sarebbe fatta trovare pronta.

Il 24 gennaio i francesi e il II corpo della 5^ armata rinnovarono i loro sforzi offensivi, dando inizio a quella che sarebbe stata nota come la prima battaglia di Cassino; fin da subito Juin (nella foto assieme al gen. Clark) volle raggiungere Monte Cifalco, ma la 5^ Gebirgs division del generale Ringel sbarrò subito categoricamente il passo ai goumier, senza che l'intervento della 3^ divisione di fanteria algerina (generale Goislard de Monsabert), nel frattempo sganciatasi sulla sinistra dello schieramento, riuscisse ad aggirare le posizioni tedesche; Clark fu assolutamente contrario nella circostanza a anche solo a provare a sfruttare il tentativo di breccia francese inviando rinforzi. Nel frattempo a valle, con la 36^ di fanteria ancora inchiodata davanti al Rapido, toccava alla 34^ divisione americana (generale Charles W. Ryder) lanciare un attacco sulle colline a nord di Cassino per provare a scavalcare le difese tedesche; Senger decise di adoperare tutta l'artiglieria disponibile nel contrastare le forze francesi ma la 44^ Infanterie Division (generale Franz Bayer) fu in ogni caso in grado di contrastare gli americani lanciati all'attacco simultaneamente agli algerini di Monsabert più a nord. Fin da subito la 34^ americana Red Bull (l'assalto venne lanciato dal suo 133^ reggimento, dopo 30 minuti scarsi di supporto artiglieria) incappò in veri e propri fiumi di fango, dovuti all'allagamento del terreno (già di per sé paludoso) da parte dei tedeschi, che costrinse i GI americani a una complicata avanzata notturna in mezzo a reticolati e mine; al mattino vennero raggiunte le vecchie caserme italiane abbandonate di Monte Villa, ma a quel punto dall'alto i tedeschi vomitarono sui fanti statunitensi una pioggia di fuoco con mitragliatrici e soprattutto mortai che riportò direttamente il 133^ fanteria alle proprie linee della sera prima. Consapevole delle perdite Ryder continuò però a insistere, gettando nella mischia il 27 gennaio anche il 135^ e il 168^ fanteria, i rimanenti due reggimenti della divisione; l'attacco del 168^ investì frontalmente il 131^ reggimento granatieri di Bayer che stavolta non riuscì a tenere la posizione, consentendo agli americani nelle 48 ore successive di raggiungere quota 53 e 213 , il centro abitato di Cairo sarebbe stato preso infine il 31 gennaio. I difensori tedeschi continuavano a tenere testardamente le rovine delle caserme italiane, ma sempre con maggior chiarezza andava a delinearsi un saliente americano alle loro spalle, direttamente sulle alture che sovrastavano Cassino; nel frattempo toccava all'unico reggimento della 36^ Divisione Texas non ancora impiegato (il 142^ fanteria) attaccare sulla destra dello schieramento alleato e congiungersi con i nordafricani di Juin dopo la conquista del Monte Manna e infine gli sforzi congiunti del 133^ e del 168^ americani riuscivano a costringere gli esausti granatieri di Bayer a ripiegare dalle caserme verso il centro di Cassino. Gli americani si lanciarono fiduciosi all'inseguimento solo per scoprire però che anche l'abitato sarebbe stato difeso strenuamente dai tedeschi, che così sfuggirono alla minaccia di aggiramento combattendo casa per casa. Nel frattempo il 142^ della Texas continuava ad attaccare sulle montagne colpendo in direzione sud: ora Senger era veramente preoccupato che la 34^ americana, rinforzata dal reggimento ancora fresco di Walker potesse veramente scompaginare la difesa tedesca trasformando una avanzata in uno sfondamento; l'unica soluzione fu quella di spostare la 90^ Panzergrenadier del generalmajor Ernst Günther Baade dal settore dinanzi al X corpo britannico (fra il mare e la località di Sant' Ambrogio) a contrastare i fanti di Ryder, confidando nel fatto che Clark avrebbe dovuto (e voluto) indirizzare il peso tattico della battaglia ormai unicamente sui monti attorno Cassino.

Gli attacchi statunitensi sulle montagne attorno a Cassino si trascinarono stancamente fino ai primi di febbraio, con modestissimi progressi sugli speroni di Sneakeshead e Phantom Ridge; dopo una breve pausa poi, il 7 febbraio Clark provò l'assalto decisivo verso la valle del Liri lanciando all'attacco la 36^ e la 34^ al completo: il X corpo britannico di McCreery avrebbe appoggiato a sud, mentre a nord i nordafricani di Juin avrebbero attaccato anch'essi. Dentro Cassino il 133^ fu ricacciato fuori dalla città verso il fondovalle, mentre altri reggimenti diedero fondo alle proprie energie per prendere le postazioni alte che si delineavano perennemente minacciosi nelle colline dietro l'abitato; gli scontri più duri si ebbero al Monte Castellone e sul Monte Maiola dove alcune posizioni tedesche effettivamente cedettero ma solo per poi essere riprese dai precedenti occupanti poco più tardi. Alla fine, stanchi e scoraggiati gli americani dovettero ripiegare sulle posizioni di partenza, rinunciando allo sfondamento proprio mentre l'inclemenza delle condizioni atmosferiche diede grandissimo aiuto alla difesa tedesca ancora pesantemente trincerata su un terreno accidentato e difendibile; l'esito della prima battaglia di Cassino era chiaro e semplice: vittoria tattica tedesca e fronte tristemente fermo davanti alla Gustav.

Nel frattempo sul litorale laziale si consumava l'epopea del VI corpo di Lucas. Erano passate ben 96 ore dallo sbarco ma il comandante americano ancora non avanzava; la cautela e il metodo del sottoposto di Clark avevano permesso ai tedeschi di sbarrare il passo ai Colli Albani, ma soprattutto avevano reso immediatamente consapevole Kesselring dell'obiettivo primario dello sbarco americano con conseguente avanzata nell'entroterra: arrivare a Valmontone e Cisterna per recidere i collegamenti logistici con la retroguardia e tutto il nord Italia rappresentati dalla Casilina e dall'Appia. Dopo giorni di inconcludenti scontri sul perimetro della testa di ponte, finalmente il 30 gennaio gli americani provarono a prendere l'iniziativa per spingere indietro gli uomini di Mackensen lanciando l'attacco generale, proprio mentre il comandante della Wehrmacht dava anch'esso l'ordine di ributtare in mare gli americani; l'attacco partì con la 45^ divisione americana, appoggiata di connazionali della 3^ , dalla 1^ britannica del maggior generale William Penney e dai gruppi di carri della 1^ corazzata USA (generale Ernest Harmon), sulla sinistra gli inglesi avanzarono di un paio di km verso i colli albani prima di essere bloccati dall'organizzata resistenza tedesca, mentre sulla destra i ranger del colonnello William O'Darby lanciarono un disastroso attacco verso Cisterna contro la Hermann Göring che portò all'annientamento di due battaglioni su tre a disposizione degli attaccanti, il tutto mentre anche la 3^ veniva facilmente fermata. Ora Mackensen dopo appena 48 ore di iniziativa alleata era pronto a lanciare in battaglia i Tigre per passare al contrattacco, il primo a rendersi realmente conto della gravità della situazione fu il generale Lucian Truscott, comandante della 3^ fanteria: i tedeschi oltre a non arretrare stavano diventando ogni ora più numerosi in ogni settore del campo di battaglia; l'ordine di mettersi sulla difensiva fu perentorio e lo stesso Lucas non ebbe nulla da obiettare: gli americani stavano per subire sulle propria pelle la dura esperienza acquisita dai comandanti di corpo tedeschi sul fronte orientale in materia di contrattacchi lanciati da Kampfgruppe corazzati.

di Manuele Serventi Merlo e Federico Massa

(foto: web)