I 100 anni dell'Aeronautica Militare a Pratica di Mare: "Tecnica, sacrificio, passione"

(di Gino Lanzara)
19/06/23

Gli avvenimenti offrono sempre più chiavi di lettura che variano a seconda delle prospettive e, talvolta, dei desideri. La cronaca è oggettiva, offre la notizia, concede le immagini, ha il pregio di portare il racconto ad essere visto e sentito da chi non ha potuto essere presente; sta poi a chi scrive divenire il cantore di quel che deve passare al cuore: memoria indelebile di sentimenti, colori, suoni da conservare per sempre, anche con il color seppia delle foto dei nonni.

Chiudete gli occhi, immaginate l'azzurro del cielo e l'abbagliante sfolgorio di un sole caldissimo.

100 anni sembrano tanti, ma sulle ali della Forza Armata più giovane sono un attimo, simbolo di una tecnologia che in appena 1 secolo dal triplano è arrivata alla luna; pensateci, siamo il Paese dove il fondatore di una casa automobilistica che non a caso ancora porta il cavallino di Baracca, sapeva ascoltare ad orecchio il tintinnio dei pezzi ben calibrati. Solo noi.

In questi due giorni ha volato la storia dell'Aeronautica anche sulle ali di velivoli che, rimessi su con amore e passione, hanno rombato ancora una volta nel cielo che hanno protetto per anni. Nel blu dello stemma del Reparto Sperimentale spiccano le ali spiegate di un Icaro che, come i piloti delle linee di volo operative presenti, non è ancora stanco di guardare al cielo. È la storia d'Italia che scorre in slow motion per accelerare sulle ascese degli aerei, è la storia di tante, tantissime sfide che nessuno avrebbe potuto vincere se non avesse avuto dalla sua stella e tricolore. È così; popolo naturalmente individualista, l'italiano ha sempre dato il meglio di sé quando, in passato, è stato in difficoltà.

Le Forze Armate, nel bene o nel male, hanno interpretato una rinascita su cui nessuno avrebbe mai scommesso. Tecnica, sacrificio, passione, è una corale che ha riguardato tutti, e che le stellette, piaccia o meno, hanno conservato.

È un qualcosa da vivere: aerei modernissimi che si innalzano mentre parte l'inno di Mameli, due tempi, due storie che si fondono in quella di un Paese antico e moderno che ancora sa realizzare meraviglie; un Paese che deve essere cosciente di poter contare su uomini e donne che, in silenzio, sanno essere sempre presenti. E chi raggiunge il sole, beh, non può essere considerato alla stregua di chiunque, anche se in silenzio obbedisce e fa il suo dovere, sempre.

Nessuno può dirsi perfetto, ma nel rombo dei motori degli Icaro che hanno spiccato il volo verso il sole d'Italia c'è una storia che continua, che guarda al futuro ma che allunga le radici nel passato. Forse è questo che rende diverso chi, con le stellette, guarda al blu più profondo e conserva il cavallino di Francesco Baracca.

Foto: Martina Corocher / autore