U.S. Navy, lanciato il 161° missile Trident: le specifiche del programma Ohio Replacement Submarine

(di Franco Iacch)
16/09/16

Il sottomarino balistico classe Ohio USS Maryland (SSBN-738 - foto in fondo), ha lanciato un missile a guida inerziale Trident II D5 disarmato nel Test Range orientale, al largo della costa della Florida, il 31 agosto scorso. È quanto si legge in una nota congiunta a firma di Lockheed Martin ed US Navy.

È il 161° volo di prova eseguito con successo per il missile a tre stadi a propellente solito Trident II D5. L'operazione, denominata DASO-27, ha dimostrato la prontezza operativa del sistema d'arma strategico di un SSBN. Il primo aggiornamento per i Trident riguarderà il sistema di guida MK6 LE (software, algoritmi, sensori, giroscopi ed accelerometri) che andrà a sostituire il precedente risalente agli anni ‘80.

La flotta dei sottomarini balistici USA è composto da 14 sottomarini armati con i Trident che attualmente trasportano circa 1.000 testate. La produzione dei D5 è al momento fissata a dodici missili l’anno ad un costo di 30 milioni di dollari ciascuno. Ulteriori aggiornamenti, considerando che i Trident resteranno in servizio fino al 2042, prevedono la graduale sostituzione della sezione di rientro del missile, la Mk-4, destinata all’alloggiamento della testata termonucleare. La nuova Mk-5 sarà pronta entro il 2019.

I Trident armano sia i sottomarini classe Ohio che i Vanguard inglesi. L’USS Maryland è il 13° dei 18 sottomarini classe Ohio della Marina degli Stati Uniti. Quattro di essi, l’Ohio, il Michigan, il Florida ed il Georgia, sono stati riconvertiti nel 2003 per lanciare missili Tomahawk. L’USS Maryland è attualmente operativo nella Flotta dell’Atlantico con base a Kings Bay, in Georgia.

Il programma Ohio Replacement Submarine

Gli Ohio, unica classe americana a svolgere pattugliamento con armamento nucleare, cominceranno ad andare in pensione al ritmo di uno all’anno, a partire dal 2029, quando raggiungeranno la fine della loro vita operativa di 42 anni. Le direttive stilate nel programma Ohio Replacement Submarine per il nuovo SSBN-X prevedono una lunghezza identica alla classe Ohio originale, ma con otto tubi lanciamissili in meno rispetto ai boomers attualmente in servizio.

La nuova classe di sommergibili dovrà trasportare 16 tubi di lancio ciascuno, in contrapposizione agli attuali 24 degli Ohio. Ogni tubo dovrà avere un diametro che passerà dagli attuali due metri e ventuno centimetri ai tre metri e quattro centimetri, con la capacità di lanciare ordigni nucleari e non. I nuovi battelli dovranno restare in servizio per 42 anni.

La Marina americana punta comunque a realizzare il più grande sottomarino del proprio arsenale, con un dislocamento di 20 mila tonnellate: quasi la metà del Typhoon sovietico, circa 45 mila tonnellate e la medesima del nuovo Borey russo.

L’SSBN-X sarà armato con sedici missili intercontinentali Trident II D5 LE (life-extension). I missili, dotati di un nuovo sistema di guida, resteranno in servizio fino al 2042.

Il servizio operativo attuale dei 14 boomers costa alla Marina USA 110 milioni di dollari. I nuovi battelli dovranno, obbligatoriamente, avere un costo di 4,9 miliardi di dollari a scafo (quasi il doppio di un Ohio con un costo finale di 2,9 miliardi di dollari).

Missione, quella di ridurre i costi tutt’altro che facile. Basti pensare che il capofila degli ‘X’ costerà dodici miliardi di dollari. La Marina ha previsto una spesa media di 5,36 miliardi a battello che scenderà, una volta avviata la produzione, a 4,9 miliardi di dollari a scafo. Il costo totale del ciclo di vita di tutti i dodici sottomarini di nuova generazione è fissato a 347 miliardi dollari. Cifre ovviamente smentite dal Congressional Budget Office che nell’ottobre del 2013 ha stimato in 87 miliardi di dollari i soli costi di approvvigionamento ed in oltre 100 i miliardi di dollari per il costo totale di sviluppo (tra cui la ricerca e lo sviluppo).

Gli Ohio cominceranno ad andare in pensione al ritmo di uno all’anno dal 2029. Questo significa che il primo X dovrà essere messo in produzione entro il 2019, con test in mare previsti nel 2026 e primo servizio deterrente tra il 2029 ed il 2031. Tuttavia queste stime sono assolutamente ottimistiche, considerando che la Marina USA ha già annunciato che l’intero programma è in ritardo di due anni.

Il programma SSBN-X potrebbe assorbire un terzo del budget totale della Marina per il 2020/2030, riducendo la capacità di acquistare altre navi e modernizzare la flotta. Tra le soluzioni prospettate per abbattere i costi ed evitare di rallentare altri programmi analoghi, l’acquisto di un SSBN-X ogni due anni, così da provare a ridurre l’impatto del programma sui fondi disponibili per altre navi o la creazione di un fondo specifico, cosi come avvenuto per la difesa missilistica.

In un rapporto del 2011, l'Ufficio Gestione e Bilancio (OMB) suggerì alla Marina di ridurre il numero degli X (da dodici a dieci), portando a venti i tubi di lancio su ogni sottomarino. Questo avrebbe fatto risparmiare almeno sette miliardi di dollari. Un altro rapporto del 2013 a cura dello Stimson Center suggeriva la riduzione della flotta degli ‘X’ (da dodici a dieci), ma con la stessa capacità di lancio di sedici missili a sottomarino. In questo modo, la Marina avrebbe risparmiato subito un miliardo di dollari ed altri dieci nel prossimo decennio. In un altro rapporto del Congressional Budget Office del 2013 si analizza la possibilità di ridurre la flotta dei nuovi sottomarini ad otto battelli. Il risparmio ammonterebbe a 15,7 miliardi di dollari per il 2015-2023 ed altri quaranta nel decennio successivo.

Secondo gli studi effettuati, una forza di otto sottomarini rappresenterebbe una potente forza deterrente e la capacità di avere in navigazione un ottimale numero di missili per il First ed il Second Strike. I dodici battelli garantiranno il servizio deterrente strategico nucleare della Marina con dieci sottomarini X sempre operativi e disponibili in qualsiasi momento e due in manutenzione.

La nuova forza SSBN trasporterà circa il 70 per cento delle testate nucleari degli Stati Uniti.

(foto: U.S. Navy)