SVD DRAGUNOV: conosci il tuo nemico

(di Andrea Sapori)
27/10/23

È, di gran lunga, il fucile "marksman" più usato dalle OpFor (termine usato in ambito NATO per indicare genericamente le forze, regolari e non, contrapposte agli eserciti occidentali).

SVD (Snayperskaya Vintovka Dragunova) è l'acronimo russo di "Fucile di Precisione Dragunov". È un sistema d'arma semiautomatico in calibro 7.62x54 R (Russian), entrato in servizio nel 1963, ottimizzato inizialmente per il solo tiro antipersonale fino a (quasi) 1000 metri.

A metà degli anni '70 ha subito una revisione del passo di rigatura della canna, che passa da 240 a 320mm, per poter impiegare anche munizionamento perforante e incendiario, quindi per uso anche antimateriale, cosa che ha dato luogo ad una perdita di precisione oltre 500 metri valutata intorno al 20%, dato anche il peso dei proiettili necessariamente più leggero.

Possiamo dire che i suoi rivali furono i semiautomatici M14 USA, le varie versioni "precise" europee del FAL FN, il SAKO VALMET M88 finlandese, il tedesco HK G3, e altri, in calibro 7.62x51.

Il disegno e l'ergonomia ricordano l'AK 47, con asta sopra la canna, ma la somiglianza finisce qui. La meccanica prevede un pistone a corsa corta, con otturatore scorrevole che non ruota come nel Kalashnikov, che è ispirato al Garand M1.

Possiamo affermare che la linearità geometrica (canna-calcio) del progetto richiama il FAL FN, con una canna abbastanza sottile e un tromboncino rompifiamma davvero molto simile al fucile belga, con altra similitudine rappresentata dalla possibilità di regolazione del gas su 3 posizioni, fino alla chiusura, che consente sia il lancio di bombe (tipo Energa) sia, più peculiare, il tiro singolo con armamento dell'otturatore manuale.

La regolazione del gas è altresì fondamentale per un'arma il cui utilizzo è previsto a temperature variabili dai -50 ai +50 gradi e avviene semplicemente usando una cartuccia dello stesso fucile.

Restano le mire metalliche, sebbene ritengo scarsamente usate.

Se ad un primo contatto non si può non notare la fattura un po' rozza di cassa e leve, ottenute per stampaggio, va sempre tenuto presente che le tolleranze sono pensate in ragione di sbalzi anche importanti di temperatura: AK47 docet.

Ho avuto modo di provare (solo "in bianco" purtroppo) uno splendido modello Izmash, ancora con calciatura in legno, e devo dire che nell'imbracciata non mi sono trovato benissimo, data la mancanza di regolazione, data proprio dal legno che simula le prime versioni. Le più moderne hanno calci in polimeri, regolabili, e così adattabili alle esigenze del tiratore.

L'ottica, una NPZ PO6x36 prodotta esclusivamente per il Dragunov che la sistema a sinistra dell'asse dell'arma, con slitte dedicate, nella sua essenzialità è molto luminosa, con il tipico reticolo russo, in questo caso previsto per l'utilizzo di un interessantissimo sistema di azzeramento "silenzioso".

Con l'applicazione di lenti speciali, graduate, e un sistema di calcolo balistico meccanico, il tiratore poteva disporre di una tabella balistica abbastanza precisa (si dice).

Molto pragmaticamente, è stato esclusa ogni tipo di visione notturma, mantenendo però la retroilluminazione attraverso una semplice pila stilo.

Concludendo: l'SVD Dragunov, ancora oggi, è un più che onesto sistema d'arma che svolge bene il suo lavoro. La cartuccia 7.62x54 R è pensata esattamente per andare "un po' più in là" della 7.62x51 NATO, cosa che fa senza troppi problemi.

Come ho avuto già modo di scrivere, nelle mani "giuste" (o sbagliate), era è e sarà ancora un nemico temibile. E questo andrebbe spiegato bene alle nostre pattuglie e scorte in servizio nelle aree calde del pianeta.

Piccola parentesi: il fatto che si stia considerando fucili semiautomatici dotati di ottica, assegnati ieri a tiratori "marksman" dei plotoni di fanteria leggera sia degli eserciti NATO che del PATTO DI VARSAVIA, e oggi ovunque nel mondo, riapre per me una ferita abbastanza dolorosa, ripensando ai plotoni di fanteria dell'E.I. che solo verso la fine degli anni '80 (e purtroppo anche ben dopo) vedranno l'arrivo nelle armerie dei battaglioni e reggimenti operativi di qualche fucile di precisione. Questo grazie al coraggio e alla professionalità di alcuni ufficiali che, sul campo, avevano capito a proprie spese quanto valore avesse poter disporre di un tiro di interdizione e/o appoggio, a distanze doppie e triple del normale raggio di azione dei fucili allora ordinanza della fanteria italiana.

Sperare, o aspettare, di poter disporre di asset delle forze speciali per fare tiro anticecchino è stata una cosa vergognosa, mi si permetta di dirlo, nei confronti dei soldati (spesso di leva!) mandati in combattimento (e non in ipocrite "missione di pace") in tante parti del mondo dove si sapeva benissimo che il nemico poteva disporre di fucili come il DRAGUNOV. Tralasciando, per carità, il discorso sul relativo necessario addestramento...

Ripeto: una VERGOGNA!

Chiusa parentesi.

(Difesa Online ringrazia l'ARMERIA DE GRADI di CORSICO - MILANO)

Foto: MoD Fed. Russa / autore