Stellette del passato (prima parte): dalla SAS al reparto anni '60

(di Gianluca Celentano)
06/10/23

Il racconto è una sintesi che arriva dal primo maresciallo delle trasmissioni Filippo F., da anni in pensione, del quale abbiamo già avuto modo di apprezzare altri contributi.

L’aspetto rilevante del racconto, suddiviso in tre parti, mette insieme l’evoluzione pratica del nostro esercito con i problemi umani e quotidiani del personale sottufficiale giovane a stretto contatto con i militari di leva di un tempo.

La SAS

Nel 1965, lo SME dispone l'unificazione formativa dei sottufficiali, costituendo un'unica "Scuola Allievi Sottufficiali" con sede a Viterbo. Il maresciallo si arruola nel ‘67 per seguire i sette mesi di corso.

Dopo tre mesi, avveniva il passaggio a caporale, dopo sette quello di caporal maggiore. Poi seguivano i cinque mesi della scuola di specializzazione e infine l’invio ai reparti operativi come caporal maggiori. Solo se idonei, il passaggio a sergente, avveniva dopo diciotto mesi complessivi.

L’anno seguente le cose cambiarono e al reparto si entrava già come sergenti.

2 Ottobre del 1968...

Il maresciallo racconta: Dopo il corso di specializzazione alla "Scuola delle Trasmissioni" di Roma, io e un mio pari corso di nome Luigi, con il grado di caporal maggiore arriviamo al reparto a Milano. È il 2 Ottobre del 1968 alle 07,30 del mattino, dopo 13 ore di viaggio con la tradotta militare Roma-Milano.

Durante il viaggio ci eravamo fermati anche alla stazione di Bologna, la notte aveva nevicato e sui marciapiedi della stazione c’era molta neve. Un nostro compagno di corso di 24 anni, Siciliano e nativo della cittadina di Vittoria, era stato trasferito al IV° battaglione Trasmissioni con sede a Bolzano. Appena giunti in stazione si svegliò e, osservando attraverso il finestrino del treno, per la prima volta nella sua vita vide la neve! Come un bambino l’emozione e lo stupore lo assalirono. Ci disse che gli sarebbe piaciuto toccarla con le mani e, noi tutti, lo incoraggiammo a farlo. Il destino lo fece diventare un alpino... una volta arrivato a destinazione di neve ne vedrà molta. Ho però saputo che, alla scadenza della ferma, fu congedato.

Caserma delle Trasmissioni

A Milano, appena entrati in caserma, ci prendemmo un rimprovero dal comandante delle trasmissioni del 3° corpo d'armata che in quel momento era sceso dal suo alloggio. A suo dire, il cappotto che indossavamo era sgualcito. In effetti era vero, ma l’avevamo indossato tutta la notte perché sul treno era molto freddo e, sulla tradotta, il riscaldamento non funzionava.

Il colonnello era anziano, molto alto e magro, con il volto scarno; ricordo la dentatura molto grande e una carnagione scura. Indossava un lungo cappotto e faceva paura solo a guardarlo.

Nel piazzale della caserma c'era un grande movimento di uomini e automezzi, e molta agitazione tra il personale. Successivamente capii che il reparto si stava preparando per una esercitazione in varie località del Friuli e la partenza era fissata per la settimana successiva.

Marmittoni e “firmaioli”

Mi resi conto che, per noi allievi sottufficiali, l’impatto psicologico nel reparto operativo era devastante, pensando a tutta la disciplina impartita alla scuola allievi. Nel reparto non si trova riscontro e, io e il mio pari corso, ci rendemmo conto che convivere con soldati che svolgevano il servizio militare obbligatorio per 15 mesi era tutt’altra cosa. Molti di questi avevano un comportamento lontanissimo dall’idea che ci eravamo fatti alla Scuola. Guardando attentamente il loro comportamento capimmo presto che, per alcuni, i sottufficiali fino al grado di sergente non venivano neppure presi in considerazione. Altri, oltre a essere indisciplinati, erano tanto aggressivi da intimidire i giovani sottufficiali.

Leggi "Stellette del passato (seconda parte): l’arte di arrangiarsi"

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