Operazione Tailwind

(di Stefano Marras)
02/11/17

Lo scorso 23 ottobre il presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump ha conferito una medaglia all'onore all'ex capitano dell'esercito Gary M. Rose, per i servizi resi durante la guerra del Vietnam. L'ufficiale, classe 1947, a soli 23 anni prese parte ad una delle missioni meno conosciute e ardite della guerra del Vietnam, l'operazione Tailwind, insieme ad altri 15 membri delle forze speciali e 120 soldati vietnamiti, guidati dal colonnello Eugene McCarley. Rose aveva il compito di occuparsi dei feriti, compito che condusse al meglio per tutta la durata della missione, salvando la vita a numerosi soldati, nonostante le avverse situazioni e il fatto che lui stesso rimase ferito negli scontri a fuoco, sin dal primo giorno.

L'operazione Tailwind fu una missione segreta condotta tra l'11 e il 14 settembre 1970 nel Laos meridionale, Paese formalmente neutrale, in cui di conseguenza l'esercito americano non era autorizzato ad intervenire, ma in cui de facto operava già da diversi anni. L'obiettivo principale della missione era quello di creare un diversivo alle truppe nord-vietnamite, in modo da consentire all'esercito statunitense di conquistare l'altipiano di Bolaven.

Trasportati da un elicottero Sikorsky CH-35 a circa 70-100 chilometri dal luogo della battaglia, le forze speciali, appoggiate dai soldati vietnamiti, si inoltrarono subito in territorio nemico, ingaggiando continuamente le varie postazioni vietcong che venivano individuate. Quando troppo numerosi, segnalavano le coordinate geografiche e richiedevano un raid aereo.

Addentrandosi sempre più profondamente in territorio nemico, al terzo giorno presero d'assalto un'importante e ben difesa base logistica, la quale una volta conquistata, fu scoperta contenere una una gran quantità di documenti, mappe e informazioni segrete, che requisirono. Tuttavia, l'ebrezza del successo svanì poco dopo, quando informati dell'arrivo di un grosso numero di soldati nord-vietnamiti nella loro direzione, furono costretti a terminare le operazioni e ritornare in Vietnam. Operazione che riuscì soltanto grazie ad un'efficace copertura aerea, la quale consentì a tutti i soldati di imbarcarsi negli elicotteri, e ritornare salvi alla base.

Si trattò di una missione ardita e altamente rischiosa, ma che ciononostante fu portata a termine con soli 3 morti tra i sud-vietnamiti, e un gran numero di soldati feriti, compresi tutti i membri delle forze speciali americane. A scapito degli oltre 100 morti stimati tra i nord-vietnamiti, e delle centinaia causati dai raid aerei. Ma il successo più grande fu dato dal fatto che l'altipiano Bolaven alla fine fu conquistato. Gran parte del merito va riconosciuto all'operazione Tailwind che, agendo da diversivo, sottrasse uomini ed energie alle forze nord-vietnamite, permettendo dunque la presa di un'importante postazione strategica.

L'operazione Tailwind fu un'operazione segreta e come tale rimase sino agli anni 90, quando il governo americano la rese pubblica. Il decorato capitano Gary Rose afferma infatti, che prima di partecipare alla missione, fu costretto a firmare un contratto in cui, nel caso avesse proferito parola, avrebbe scontato una pena di 500 anni in carcere, e una multa di oltre 40 milioni di dollari. Ma con la de-classificazione della missione Tailwind negli anni 90, presto ne emerse uno scandalo. Nel 1997 infatti, la CNN e il Time, riportarono la notizia secondo la quale il vero obiettivo della missione era quello di trovare e uccidere un gruppo di disertori americani, e che durante le operazioni militari sia stato fatto largo uso di gas nervino. Si trattava di una pesante accusa, ma che alla fine si rivelò infondata a causa di mancanze di prove. L'unico gas utilizzato dagli americani, pare infatti essere stato gas lacrimogeno, usato per stordire gli avversari durante le operazioni di evacuazione. La stessa CNN in seguito affermò pubblicamente di essersi sbagliata.

(foto: U.S. DoD / web)