I rapporti segreti tra i gruppi sionisti e la Regia Marina italiana (parte I/3)

(di Andrea Mucedola)
25/11/22

Negli anni Venti iniziarono degli stretti rapporti di collaborazione tra la Regia Marina italiana ed il movimento sionista che culminarono, dopo la Seconda guerra mondiale, in una collaborazione segreta tra personale della ex Regia Marina italiana (che aveva combattuto nella Xª Flottiglia MAS) e la nascente marina israeliana. 

I rapporti prebellici tra il Sionismo e l’Italia fascista

Nel 1923 nacque a Riga, Lettonia, il “Betar”, un movimento giovanile facente parte del “Movimento Revisionista Sionista”, fondato da Vlad Yevgenyevich Zhabotinsky (foto seguente), con lo scopo di favorire l’emigrazione di giovani ebrei europei verso la Palestina per contribuire alla nascita di un nuovo Stato ebraico, Israele.

Il revisionismo sionista differiva dagli altri tipi di sionismo nell’affermare il diritto ebraico alla sovranità sull’intera Eretz Yisrael, identificata nella Palestina mandataria e nella Transgiordania.

I giovani ebrei europei, una volta tornati in Palestina, venivano impiegati in fattorie agricole (kibbutz) e contemporaneamente arruolati per almeno due anni in speciali brigate sia per difendere i loro nuovi insediamenti dagli attacchi dei Palestinesi che per partecipare, in appoggio ad altri movimenti sionisti, alla creazione del nuovo Stato ebraico.

In realtà, i trasferimenti di giovani ebrei verso la Palestina erano già iniziati alla fine dell’Ottocento, a seguito delle persecuzioni subite dagli Ebrei in Russia e, nel 1870, a nord di Jaffa, era stata fondata la prima scuola agricola Mikve’ Israel.

Per contrastare il problema dilagante in Europa dell’antisemitismo, il 29 agosto 1897, a Basilea, si tenne il Primo Congresso Sionistico, durante il quale fu fondata l’Organizzazione Sionistica.

Nel 1917, durante la Prima guerra mondiale, l’Impero ottomano crollò lasciando molti aspetti politici insoluti. Con la Dichiarazione Balfour, gli Inglesi si impegnarono ad agevolare la costituzione di un “Focolare nazionale” (National Home) in Palestina, specificando che dovevano essere garantiti “i diritti civili e religiosi delle comunità non-ebraiche della Palestina“.

In pratica promettendo alla pre-esistente popolazione araba, il riconoscimento dell’autodeterminazione per la creazione di uno “Stato arabo” (dai confini volutamente non definiti) che avrebbe inglobato all’incirca tutto il territorio compreso fra Egitto e Persia, compresa parte della Palestina.

(dati sull’immigrazione ebraica dal 1919 al 1941 da The Holy Land Herald, Movements of a People- Immigration Statistics for Jewish Immigrants to Palestine, Aidan McDonald)

Nel 1920, nel corso delle trattative post-belliche, la Società delle Nazioni assegnò alla Gran Bretagna il Mandato sulla Palestina. Forti delle promesse precedenti, si creò una situazione di tensione tra gli Ebrei e le popolazioni arabe (musulmane e cristiane), particolarmente sentita dal movimento sionista che mirava alla creazione di un nuovo Stato ebraico.

La nascita dell’Haganah

Nello stesso anno venne fondata l’Haganah, una forza paramilitare il cui scopo originario era di difendere gli insediamenti ebraici dagli attacchi arabi (subiti durante le rivolte del 1920, 1921, 1929 e durante la rivolta araba in Palestina del 1936-1939), sotto il controllo dell’Agenzia Ebraica, l’organo governativo ufficiale responsabile della comunità ebraica della Palestina durante il Mandato Britannico.

L’organizzazione era alimentata dall’esodo di ebrei provenienti da altri Paesi organizzati ed inquadrati nei vari Paesi europei dai movimenti giovanili sionisti. Tra di essi il sopracitato “Betar”, fondato a Riga (Lettonia) nel 1923, facente parte integrante del “Movimento Revisionista Sionista”.

Le scuole navali del Betar

Il Betar creò sia in Palestina che nei Paesi dove era attivo, delle scuole per formare istruttori e personale militare addestrato; tra di esse, nel 1930, fu istituita a Tel Aviv la prima scuola per la formazione di addestramento del personale da impiegare durante le operazioni navali. In seguito, tra il 1935 e il 1939, vennero create due scuole navali, una in Lettonia (dove furono formati circa 50 allievi) ed una in Italia, a Civitavecchia, destinate a riempire i quadri della futura Marina dello Stato di Israele. Fu scelta Civitavecchia in quanto, sin dagli anni Venti, esisteva una buona scuola marittima che preparava molti giovani da avviare nella marina mercantile italiana.

Con l’aiuto del regime fascista, il movimento sionista si rivolse all’Italia per creare le basi di una futura marina d’Israele, sia militare che mercantile. Un interesse comune in quanto anche l’Italia vedeva uno spiraglio di collaborazione con il futuro Stato di Israele, all’epoca sotto il controllo britannico. 

La Scuola nautica ebraica, cresciuta all’interno della Scuola Nautica di Civitavecchia, fu operativa fino al 1938, e formò 153 allievi provenienti da tutta Europa, Palestina e Sud Africa, destinato a diventare i futuri comandanti della marina israeliana. In particolare, i giovani cadetti vennero addestrati da ex ufficiali della Regia Marina che, oltre all’insegnamento teorico, guidavano gli allievi in attività pratiche a bordo di un motoveliero da 500 tonnellate,“I Quattro Venti”, poi ribattezzato con il nome di “Sarah I” (foto).

L’allora capogruppo Avram Blass, poi divenuto ammiraglio della Marina israeliana, ricordava che il loro addestramento era paritetico a quello degli allievi italiani e sulle divise portavano un’ancora, la Menorah (il candelabro a sette braccia) ed il fascio littorio.

Tutto iniziò nel 1933 quando il ministero degli Esteri italiano (Mussolini) sostenne che un forte Stato ebraico sarebbe stato nell’interesse dell’Italia, e vide nei Revisionisti potenziali partner ideologici dell’Italia fascista. Questo indirizzo politico facilitò la creazione all’interno della Scuola Marittima di Civitavecchia della citata Scuola Nautica Ebraica, finanziata dal Lloyd Triestino ed ubicata al porto, sul Molo San Teofanio, nell’antica Darsena Roman. Nicola Fusco, valente capitano della marina mercantile e noto studioso di arti e scienze marittime, fu nominato direttore della Scuola, stabilendo un rapporto stretto e caloroso tra i cadetti ebrei e l’establishment fascista di cui faceva parte. 

L’ottimo rapporto fra gli studenti nella scuola fu evidenziato in occasione di un triste evento. Nel maggio del 1935 uno degli allievi, Abram Strausberg di Danzica, ebbe un incidente mortale dopo un tuffo dagli scogli dell’Antemurale. Il ragazzo fu seppellito con una mesta cerimonia, alla quale parteciparono solennemente tutte le autorità, in un angolo del cimitero comunale, a destra dell’entrata principale, dove anticamente erano stati sepolti altri ebrei residenti a Civitavecchia. A suo ricordo è ancora presente un’incisione marmorea: “allievo della scuola marittima di Civitavecchia, rapito al sogno di servire il mare d’Israele”.

Questo eccellente rapporto fra le due comunità fu confermato sulla pubblicazione ufficiale delle scuole professionali marittime italiane, il Bollettino del Consorzio Scuole Professionali per la Maestranza Marittima, che affermò: “… in accordo con tutte le autorità competenti è stato confermato che le opinioni e le inclinazioni politiche e sociali dei revisionisti sono note e che sono assolutamente in accordo con la dottrina fascista. Pertanto, come nostri studenti porteranno la cultura italiana e fascista in Palestina”.

La scuola di Civitavecchia stabilì quindi un forte legame con la Regia Marina italiana che fu interrotto solo nel 1938, con le folli leggi razziali, contrastate apertamente da Fusco e da eminenti personaggi come D’Annunzio; si trattò di un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi contro le persone di fede ebraica che nello specifico impedirono ai studenti di religione ebraica di seguire i corsi presso la Scuola di Civitavecchia.

Le navi dell’Aliyah Beth

La formazione navale dei quadri della nascente marina israeliana proseguì prevalentemente in Palestina, nella scuola navale di Tel Aviv, ma anche in Inghilterra e negli Stati Uniti, sempre finanziate dalle ricche lobby ebraiche locali.

Durante la Seconda guerra mondiale alcuni degli ex allievi di Civitavecchia si arruolarono nella Royal Navy mentre altri furono impiegati sulle navi dell’“Aliyah Bet”, l’organizzazione dedita al rimpatrio clandestino degli ebrei in Palestina.

Il 29 maggio 1948, due settimane dopo la creazione dello Stato d’Israele (15 maggio), il governo provvisorio creò le Forze di Difesa Israeliane che avrebbero sostituito l’Haganah che, nel 1941, aveva perfezionato la sua organizzazione con la creazione del Palmac, la prima ossatura delle Forze Armate Israeliane.

Nelle Forze di Difesa fu prevista la “Forza Navale di Difesa”, dove confluirono, oltre agli uomini del Palyam (la sezione navale del Palmac):

– i marinai del Betar (molti formati in Italia);

– personale ebraico proveniente dalla Marina Mercantile e dalla Royal Navy.

Il Mossad in Italia

Erano anni delicati a livello globale che portarono alla guerra fredda tra i due blocchi, con gli Stati Uniti e la Russia protagonisti maggiori, seguiti, volenti o nolenti, dai Paesi a loro allineati. Israele era un giovane stato politicamente complicato, con legami internazionali non sempre chiaramente chiari. Sotto la spinta delle lobby ebraiche statunitensi, gli Stati Uniti decisero di appoggiare occultamente il Mossad, l’agenzia di intelligence segreta dello Stato d’Israele che aveva diramazioni in tutti i Paesi del mondo. Quest’ultimo era ben introdotto anche in Italia, tollerato dall’allora Governo italiano che cercava di mantenere comunque una politica ambigua per non inimicarsi il mondo arabo.

In Italia c’erano ancora molti campi delle Nazioni Unite dove venivano raccolti gli ebrei provenienti da ogni parte d’Europa, supportati dall’Alyah Bet e dalle autorità italiane e americane. Una situazione, non certo ben vista dal Mandato inglese in Palestina, che durò fino alla nascita dello Stato d’Israele nel 1948 e cercò di ostacolare apertamente la migrazione clandestina. Ciononostante, i numeri furono importanti: nel periodo 1934-1948 circa 125.000 Ebrei furono trasferiti per mare nonostante i numerosi ostacoli per mare e per terra posti dalla dura opposizione del Governo britannico.

I campi di raccolta degli ebrei erano situati in porti minori lungo le coste italiane, da cui partivano le navi dirette in Palestina. Il porto maggiore fu senza dubbio quello di La Spezia, dove una base operativa del Mossad, situata a Bocca di Magra, organizzò una delle partenze più importanti, imbarcando nel maggio 1947 sulla nave “Trade Winds/Tikva” oltre 1.414 profughi diretti in Palestina.

Un’altra nave, la President Warfield, fu allestita nel cantiere dell’Olivo a Portovenere per ospitare cinquemila persone. La nave assunse il nome di “Exodus” (foto), una nave resa famosa dal film omonimo di Otto Preminger del 1960. Un altro punto di partenza fu ubicato presso il porto Formia, nel Promontorio di Gianola, dove era stata creata una base segreta israeliana nota come “The Hill”.

18 luglio 1947

La nave Exodus, il cui vero nome era President Warfield, nel 1947 fu incaricata di trasportare in gran segreto degli ebrei che partivano illegalmente dall’Europa per raggiungere la biblica Terra di Israele. Alle 2 del mattino del 18 luglio gli inglesi contattarono la Exodus per cercare di convincere il capitano ad interrompere il viaggio verso la Palestina. La richiesta venne ignorata e la nave fu attaccata e speronata a prua dalla marina britannica. Ci furono diversi feriti e tre morti: un soldato britannico, e due passeggeri dell’Exodus. Lo scontro durò circa quattro ore ma quando i britannici iniziarono a utilizzare le armi da fuoco, il capitano della nave decise di arrendersi per evitare ulteriori vittime. I clandestini vennero fatti prigionieri e chiusi in campi di concentramento a Cipro e poi riportati in Francia.

(Continua)

Leggi: "I rapporti segreti tra i gruppi sionisti e la Marina italiana (parte 2/3)"

Leggi: "I rapporti segreti tra i gruppi sionisti e la Marina italiana (parte 3/3)"

Fonti

Achille Rastelli, relazione presentata al Convegno AIDMEN tenuto a Roma il 17 novembre 2007 presso la Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi vedi Il Contributo italiano alle navi dell’Aliyah Beth 1945-1948 – Articoli – AIDMEN

Renzo de Felice, “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo”, Torino, 1997

Leone Carpi, Come e dove rinacque la Marina d’Israele. La Scuola marittima del Bethar a Civitavecchia, 1965

Ada Sereni, I clandestini del mare. L’emigrazione ebraica in terra d’Israele dal 1945 al 1948, Edizioni Mursia, 1973

NYtimes

Foto: web / Yossef Tamir's image collection

(articolo originariamente pubblicato su https://www.ocean4future.org)