I rapporti segreti tra i gruppi sionisti e la Marina italiana (parte 2/3)

(di Andrea Mucedola)
06/12/22

Nella base di Formia, alcuni membri della futura marina israeliana furono addestrati da ex operatori della X MAS ad effettuare attacchi subacquei contro possibili avversari. Venivano definiti Palyamnik, gli uomini del Palyam, incursori che divennero famosi durante il conflitto arabo-israeliano affondando e danneggiando le navi che trasportavano segretamente armi e munizioni destinate agli arabi della Palestina.

Raccontiamo la loro storia

Nonostante nuclei di sabotatori esistessero già dal 1939, nel 1943 venne addestrato il plotone navale del Palmach, che si espanse fino a diventare una compagnia, conosciuta come “decima compagnia Palyam“ (Palmach-Yam).

Nel Manuale del Palmach del 1953, i loro compiti principali venivano così descritti: supporto all’Aliya Bet (dal trasporto delle navi alla consegna dei migranti in terra santa); addestramento di commando marittimi in grado di sabotare le navi britanniche che cercavano di impedire l’immigrazione; gestione delle unità combattenti e di rifornimento delle armi e munizioni; addestramento della fanteria in operazioni anfibie con mezzi da sbarco.

La prima missione dei Palyam avvenne… in Italia!

Una delle più famose azioni compiute in Italia dai sabotatori israeliani fu l’affondamento della nave Lino, un cargo di bandiera italiana che ufficialmente trasportava armi e munizioni destinate alle forze arabe siriane.

Nel marzo 1948, la sicurezza dello “Yishuv” (la comunità ebraica in Eretz Israel/Palestina) era diventata critica. Ben-Gurion nominò Shaul Avigur, capo dell’Ha’Mossad Le’Aliya Bet, responsabile dell’approvvigionamento delle armi dall’Europa.

Verso la fine di marzo, Shaul ricevette un rapporto su un mercantile italiano, il Lino, che trasportava 8.000 fucili e munizioni dalla Yugoslavia a Beirut; un carico bellico ufficialmente per i Siriani ma, in realtà, destinato agli arabi palestinesi. Shaul ordinò che questa nave fosse intercettata o affondata nel porto di Bari, Italia, dove si era fermata per riparazioni.

In quel contesto entrò in gioco un personaggio che ritroveremo spesso in seguito, Ada Sireni, capo della filiale italiana di Ha’Mossad. Le’Aliya Bet che, grazie alla sua rete di conoscenze che arrivava all’allora capo di stato maggiore della Marina, contattò le autorità italiane per avvisarle dell’imminente operazione segreta.

Di fatto giocò sul fatto che sussisteva ancora un senso di rimorso per le scellerate leggi razziali che di fatto avevano spezzato un rapporto con il mondo ebraico sionista. Le autorità fecero quindi finta di non sapere ed il Palyam ebbe la luce verde per il suo attacco.

Il 10 aprile 1948, l’operazione fu compiuta da due sabotatori del Palyam, Yossa’le Dror e Benni Kravitz, trasportati in prossimità del cargo da una barca guidata da Meir Falick. Yossa’le applicò un dispositivo esplosivo allo scafo della Lino che provocò l’affondamento della nave mentre i tre si allontanarono dal porto senza lasciare traccia.

Yossa’le Dror in seguito divenne comandante di un’unità del Palyam, che comprendeva subacquei e un gruppo di motoscafi modificati con cariche esplosive (praticamente simili agli MTM della Xª MAS), che in seguito divenne la 13ª Flottiglia “Marine Commandos”. 

Gli Arabi non rinunciarono però alle loro armi e chiesero al Governo italiano di poterle recuperare, cosa che fu naturalmente accordata. Il recupero avvenne dopo parecchie settimane prima di essere recuperato per conto del governo siriano e accantonato in un magazzino per essere nuovamente trasportato verso Beirut.

Ada Sereni attivò i suoi contatti in modo da noleggiare una nave egiziana, l’Argiro, per il trasporto da Bari a Beirut: questo tramite un armatore barese che si accordò con un maggiore dell’esercito siriano giunto in Italia per gestire il trasporto. L’Argiro salpò da Bari verso la metà di agosto ma, all’ultimo minuto, alcuni membri dell’equipaggio si resero indisponibili e furono sostituiti all’ultimo minuto da un paio di uomini del Mossad, con l’ordine di simulare un guasto durante la navigazione.

In pratica, l’Argiro divenne il nuovo obiettivo del Palyam e fu pianificata l’operazione Mivtza Shoded, “Operazione pirata”, una delle operazioni più sorprendenti eseguite durante la Guerra d’Indipendenza ebraica.

Due sabotatori, Sadeh e Ben-Chorin, con una piccola imbarcazione, si avvicinarono all’Argiro che aveva rallentato per il guasto. Salirono a bordo dell’Argiro vestiti con uniformi da ufficiali della marina italiana e si presentarono davanti al comandante della nave dicendo di essere stati inviati dal Governo italiano per assumere il comando della nave. Per rendere più credibile la storia, dissero al capitano della Argiro di essere in realtà di origine egiziana, ed erano stati inviati a bordo perché in grado di navigare in sicurezza attraverso il Mediterraneo orientale, ancora disseminato di molte mine della Seconda guerra mondiale.

Presto i Siriani si resero conto di aver perso il contatto con la nave che sembrava sparita nel nulla. Di fatto il comandante dell’Argiro non si pose il problema di informarli in quanto i due falsi ufficiali italiani avevano simulato l’invio di un rapporto a Roma sui movimenti della nave da trasmettere per quanto di competenza agli interessati.

Nel frattempo, in Israele fu presa la decisione di intercettare la nave con due corvette, la K-18 e la K-20, denominate Wedgwood e Haganah, mentre era in trasferimento al largo di Creta. Tutto andò secondo i piani e tutte le armi e le munizioni furono trasferite sulle corvette, così come l’equipaggio e i falsi ufficiali italiani mentre l’Argiro venne affondato da una delle corvette. Quelle armi e munizioni destinate ai Palestinesi svolsero in seguito un ruolo molto importante nella guerra d’indipendenza in corso.

Le operazioni contro gli Inglesi

In quel periodo l’unità di sabotaggio Palyam raggiunse risultati notevoli affondando o danneggiando numerosi pattugliatori britannici che pattugliavano la costa della Palestina, causando gravi danni ad alcune delle navi impiegate per la migrazione clandestina verso la Palestina.

Tra di esse voglio ricordare queste operazioni/attacchi di sabotaggio contro obiettivi britannici:

  • 10 ottobre 1945 - liberazione di 208 immigrati ebrei dal campo di detenzione di Atlit
  • 2 novembre 1945 - Sabotaggio di tre motovedette nei porti di Haifa e Jaffa
  • 25 novembre 1945 - Attacco alle postazioni della polizia costiera a Giv’at-Olga e Sidni-Ali
  • 20 gennaio 1946 - Attacco al posto di polizia a Giv’at-Olga
  • 21 febbraio 1946 - Attacco all’impianto radar di Haifa
  • 22 febbraio 1946 - Attacco alla polizia mobile a K’far Vitkin
  • 18 agosto 1946 - Sabotaggio della nave da deportazione Empire Haywood nel porto di Haifa
  • 22 agosto 1946 - Sabotaggio della nave da deportazione Empire Rival nel porto di Haifa
  • 13 febbraio 1947 - Sabotaggio di due mezzi da sbarco e di una motovedetta nel porto di Haifa
  • 2 aprile 1947 - Sabotaggio della nave da deportazione Ocean Vigor nel porto di Famagosta, Cipro
  • 4 aprile 1947 - Nuovo sabotaggio della nave da deportazione Empire Rival in viaggio verso l’Egitto
  • 21 luglio 1947 - Attacco a due installazioni radar ad Haifa
  • 23 luglio 1947 - Sabotaggio della nave da deportazione Empire Life Guard

Le operazioni di sabotaggio sopra menzionate furono tutte eseguite da membri di Ha’Chulya, The Squad, una piccola squadra di incursori sabotatori del Palyam.

(Continua)

Leggi: "I rapporti segreti tra i gruppi sionisti e la Regia Marina italiana (parte I/3)"

Leggi: "I rapporti segreti tra i gruppi sionisti e la Marina italiana (parte 3/3)"

Foto: web

(articolo originariamente pubblicato su https://www.ocean4future.org)