6 novembre 1881: inaugurazione Accademia Navale di Livorno, casa madre di generazioni di ufficiali di Marina

(di Andrea Mucedola)
06/11/23

Esiste un luogo magico, in cui da oltre un secolo tradizione ed innovazione si susseguono: l’Accademia Navale di Livorno. In quell’Istituto che si affaccia sul mare, dal 6 novembre 1881, data della sua inaugurazione, vengono formati gli ufficiali, prima della Regia Marina ed oggi della Marina Militare italiana.

La sua storia, come molte delle sue tradizioni arrivate intatte fino ai giorni nostri, è stata scritta non solo dagli uomini che scrissero pagine di valore della nostra storia navale ma anche dai tanti uomini ed oggi donne che silenziosamente, come nello stile della Forza Armata, operano in mare e dal mare per il nostro Paese. Questa è forse la magia di questo Istituto universitario, austero e d’élite, dove gli allievi e gli ufficiali che frequentano i corsi interni sono sottoposti da sempre a ritmi intensi dove studio, sport e addestramento militare si conciliano con lo scopo di creare ufficiali in grado di rappresentare con onore per mare e per terra il nostro Paese.

Certo non è una scelta per tutti; ci vuole molta volontà e soprattutto motivazione per mantenere accesa quella fiamma accesa fra quelle mura antiche durante la carriera. I venti di terra come quelli di mare soffiano violenti e molti si perdono per strada. Per questo motivo l’Accademia, possiamo dire storicamente, ha sempre preferito selezionare con cura il proprio personale nella consapevolezza delle prove che i suoi figli avrebbero dovuto sostenere per mare e per terra nella loro vita.

Una lunga storia

La Marina del Regno di Italia, per opera del ministro Camillo Benso conte di Cavour, incominciò ad organizzarsi prima del 17 marzo 1861, data in cui il re Vittorio Emanuele assunse il titolo di re d’Italia.

Nel gennaio 1861 Cavour creò il Ministero della Marina separandolo da quello della Guerra. Sebbene presidente del consiglio fu lui il primo ministro della Marina, nella consapevolezza dell’importanza di creare uno strumento navale importante per il prestigio del nuovo Regno.

La sfida maggiore fu quella di integrare delle realtà totalmente diverse: la piccola Marina Sarda rinforzata dal naviglio borbonico, siciliano e toscano, una flotta eterogenea di navi ad elica ed a vela. L’unificazione degli ufficiali non fu facile. Molti ufficiali della Marina napoletana si rifiutarono di aderire alla nuova Marina, sebbene gli fosse stato concesso di mantenere il loro rango ed anzianità. Problema ancor più complesso fu l’integrazione degli ufficiali della Marina dittatoriale siciliana, per lo più irregolari arruolatisi nell’esercito di Garibaldi che comprendevano ex ufficiali della Marina Sarda ma anche borbonici e austroungarici che erano stati cacciati da Venezia dopo i moti del 1848.

A seguito dell’Unità d’Italia la scuola di marineria fu fondata su iniziativa dell’allora ministro della Marina, l’ispettore generale del genio navale Benedetto Brin che riunì in questa istituzione le due precedenti scuole la “Regia scuola di marina” del Regno di Sardegna”, che aveva sede a Genova, e “la Real Accademia di Marina borbonica”, di Napoli. Due mondi professionalmente diversi, con approcci differenti in un’Italia appena nata in cui convivevano di fatto tre marine, la Sarda, la Borbonica e quella siciliana.

Dopo aver analizzato molte ipotesi, tra cui il Lazzaretto del Varignano, fu il conte Camillo Benso di Cavour a proporre che essa nascesse a Livorno, un pò perché in posizione centrale rispetto alle precedenti, ma anche perché ben raggiungibile.

La zona dove fu realizzata la scuola ospitava dal 1640 il Lazzeretto di San Jacopo, una vera cittadella sul mare, circondata da un fossato ed un’alta muraglia alla quale si accedeva solo da un ponte levatoio che assicurava il dovuto isolamento per la quarantena degli equipaggi delle navi.

Sul grande portale monumentale d’ingresso, sopra l’arco si legge ancora la targa marmorea che commemora l’utilità dell’opera pubblica per la salute e la navigazione: “Petrus Leopuldus Arch. Austr. Hung. Boem. R.P. Magnus Etrur. Dux navigationis et salutis publicae vindex hominibus mercibusque graviore pestilentiae suspicione notatis tutius expurgandis remotiorem hanc insulam et porticus designavit construxit ann. MDCCLXXIII“.

Una partenza in salita

L’unione in un’unica sede delle due scuole, al fine di formare i futuri ufficiali del Regno, non fu facile. Tra i vari aspetti presi in considerazione c’era anche quello della lingua; in Toscana si parlava l’italiano, assunto come lingua ufficiale in un Regno ancora diviso dai dialetti e la scelta di Livorno dava garanzia per una corretta e comune formazione agli allievi. Uno tra i primi a frequentarla, oltre a numerosi Savoia, fu Manlio Garibaldi, l’ultimo figlio maschio di Giuseppe Garibaldi, che acquistò una villa nella zona di Ardenza. La progettazione del complesso di edifici fu affidata al capitano del genio militare Luigi Pestalozza ed i lavori furono avviati nel 1878 sotto la guida dell’ingegnere livornese Angiolo Badaloni.

Nel 1913 fu poi annessa al complesso dell’Accademia Navale anche l’adiacente area occupata dal preesistente lazzaretto di San Leopoldo, dove ora si ritrovano le strutture didattiche.

L’Accademia Navale ricevette la bandiera d’Istituto nel 1906 dal re Vittorio Emanuele III che la consegnò nelle mani del comandante dell’Istituto, incarico ricoperto dall’allora capitano di vascello Thaon di Revel, che sarebbe stato l’artefice della vittoria sul mare durante il successivo primo conflitto mondiale.

Non tutti sanno che gli edifici dell’Accademia Navale di Livorno ospitarono, dal 1923 fino al 1926, anche gli allievi di quella che sarebbe diventata l’Accademia Aeronautica (foto). La Regia Aeronautica, istituita come forza armata autonoma, utilizzò questa sistemazione provvisoria per i propri allievi ufficiali in attesa di dotarsi di una propria accademia. 

Nel corso della seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti, che colpirono Livorno tra il 1943 e il ’44, l’Accademia fu costretta a trasferirsi a Venezia e, successivamente, dopo soli due mesi, a Brindisi, presso le strutture del Collegio navale “Niccolò Tommaseo” della GIL, dove rimase fino al 5 giugno 1946, data in cui l’Istituto fece finalmente rientro a Livorno.

Le strutture che ospitavano l’Accademia avevano subito forti danni a causa dei bombardamenti e fu necessario intraprendere, nel primo dopoguerra, una sostanziale opera di ricostruzione e di potenziamento delle infrastrutture che durò vent’anni e che vide, nel 1966, la consegna del moderno “Palazzo Studi“, attuale sede dei laboratori e aule didattiche specialistiche.

Foto: Marina Militare / web

(articolo originariamente pubblicato su https://www.ocean4future.org)