Morto il leader dei talebani, il mullah Omar

29/07/15

Il leader dei talebani afghani, il mullah Mohammed Omar, sarebbe morto. E’ quanto affermano dal governo afghano. Non c’è stato alcun commento dal gruppo militante. Il leader del gruppo terrorista, secondo la BBC, sarebbe morto due o tre anni fa. Sono state diverse le segnalazioni raccolte (anche sulla sua presunta morte) negli anni sul solitario capo dei talebani, tuttavia questa è la prima del governo afghano.

Sulla sua testa pendeva una taglia di 10 milioni di dollari. Sayed Zafar Hashemi, vice portavoce del presidente afghano Mohammad Ashraf Ghani, ha convocato una conferenza stampa a Kabul, capitale dell'Afghanistan, per oggi pomeriggio Mohammed Omar è sempre stato un personaggio molto schivo.

Fino ad oggi, del leader con un occhio solo, esistono soltanto alcune foto. Mai un’intervista video o un messaggio audio: nessuna campagna di propaganda mediatica. L’uomo avrebbe vissuto in clandestinità dal 2001, anno in cui iniziò il coinvolgimento degli USA nella guerra contro i talebani. Proprio da allora si sono diffuse speculazioni sulla sua morte.

Lo scorso aprile, la "Commissione Cultura" dei talebani pubblicò anche una biografia del “comandante dei credenti”, leader del movimento sorto nei primi anni ’90. L’opera consta di undici pagine, tradotte in diverse lingue e disponibile sul sito del movimento. La biografia è stata rilasciata per commemorare il 19° anniversario del giuramento di fedeltà di un gruppo di fedelissimi al mullah, avvenuto nella provincia di Kandahar, in Afghanistan.

Quello che diventerà il mullah Mohammed Omar nacque nel 1960, in un villaggio chiamato Chah-i-Himmat, nella provincia di Kandahar, in Afghanistan. Suo padre era un uomo colto e molto rispettato, membro del clan della tribù Tomzi Hotak. Si chiamava Moulavi Ghulam Nabi. Morì cinque anni dopo la nascita di Omar, per cause naturali. Subito dopo la famiglia si trasferì nella provincia di Uruzgan. La sua formazione avvenne presso una scuola religiosa (madrasa), gestita dallo zio.

L’ascesa del partito comunista in Afghanistan e la successiva invasione sovietica avvenuta nel 1979, spinsero il giovane ad abbandonare gli studi ed imbracciare la causa dei mujaheddin. Si legge nella sua biografia “Da quel momento inizia l’ascesa di Omar alla guida dei ribelli contro i russi invasori e le loro marionette comuniste. Ferito gravemente quattro volte, sacrificò alla causa dell’Afghanistan anche il suo occhio destro, che rimosse con la mano sinistra”. In realtà, l’asportazione dell’occhio destro avvenne in circostanze diverse. Furono i chirurghi della Croce Rossa ad eseguire l’operazione e seguire la riabilitazione dell’uomo.

“Durante una battaglia, Omar e Mullah Biradar Akhund, distrussero quattro carri armati sovietici con soli quattro RPG”. Nella biografia talebana non si menziona, in alcun modo, l’essenziale intervento degli Stati Uniti, con Arabia Saudita e Pakistan, nel finanziare, addestrare ed equipaggiare i mujaheddin.

Con la sconfitta dell’esercito russo nel 1989 e la caduta del governo comunista di Kabul avvenuto nel 1992, il paese cadde nel caos e sconvolto da guerre interne. Fu allora che Omar ed i suoi patrioti, decisero di combattere la “corruzione e l’anarchia a difesa del popolo”.

La prima azione armata di Omar risale al 1994 quando – secondo le fonti locali, mai confermate dall’Occidente – con trenta uomini riuscì ad attaccare una caserma, liberando gli ostaggi e trucidando i comandanti locali. L’ascesa dei Talebani (provenienti dalle scuole coraniche del Pakistan), è inarrestabile anche perché visto come un vento di innovazione e libertà. Nel 1996, Omar conquista Kabul e viene consacrato Amīr al-Muʾminīn, Comandante dei Credenti.

Nell’ottobre del 1997, Omar battezza l'Afghanistan come “L’Emirato Islamico dell'Afghanistan”. Da quel momento, in tutti i territori occupati dai talebani è imposta la Shariʿah, l’interpretazione austera della legge islamica. Il decreto religioso ”Comandare il bene e punire il male”, riportò l’amputazione degli arti per alcuni reati, la lapidazione per l’adulterio e pesanti limitazioni che si applicavano all’intera sfera dell’individuo.

Nella biografia trova spazio “l’ingiusto e vergognoso attacco degli Stati Uniti coalizzati con le tribù rivali” contro il Paese, ma non si menziona l’alleanza tra talebani e Bin Laden. “La personalità carismatica di Omar è unica. Non perde mai la calma così come il suo cuore è pieno di coraggio. E’ un uomo misericordioso e ha un particolare senso dell'umorismo. Non si è mai considerato superiore a nessuno". Ed ancora “Il mullah Omar non possiede una casa e non ha un conto bancario in patria né in qualsiasi parte del mondo sotto falso nome. Egli osserva con attenzione gli infedeli".

L’opera finisce con i “numeri” dei talebani. Sotto la guida del mullah Mohammed Omar, il paese è governato dal consiglio dei talebani e da nove comitati esecutivi. Il potere dei talebani si estende su tutte le trentaquattro province dell'Afghanistan.

Adesso si attende di conoscere il nome dell’erede di Mohammed Omar.

Franco Iacch