Mamma… li turchi!

(di Tiziano Ciocchetti)
05/05/18

I recenti combattimenti sul territorio siriano hanno riguardato principalmente l’offensiva dell’esercito turco, e dei suoi alleati, nell’area di Afrin e l’offensiva delle truppe governative siriane nella Ghouta orientale, la periferia nord-orientale di Damasco.

Ankara prosegue con l’operazione Ramo d’ulivo - in cui utilizza anche la fanteria del Free Syrian Army – contro le milizie curde, schierando ingenti forze pesanti, equipaggiate con carri Leopard 2A4, artiglieria semovente M-109L da 155 mm e M-110A2 da 203 mm. Le forze terrestri turche sono appoggiate dall’alto dai caccia F-16 e dagli elicotteri d’attacco T-129 (la versione turca dell’AW-129 Mangusta italiano).

Le spinte principali dell’offensiva sono due: entrambe dirette su Afrin, una da sud-ovest e l’altra dal nord-est della città. Le forze di Ankara cercano di sfruttare il terreno collinare, in modo tale da tagliare i territori più a nord-est, i quali sono ancora in mano alle milizie curde dell’YPG (Unità di Protezione Popolare). Queste stanno portando avanti una forte resistenza tuttavia, se non entreranno presto in scena altri attori strategici – come i reparti governativi di Assad – il destino dello scontro sarà irrimediabilmente segnato.

Nonostante la scarsa disponibilità di armi pesanti, lo scorso febbraio, i curdi sarebbero riusciti ad abbattere, grazie al fuoco di un complesso binato ZU-23-2 da 23 mm, un elicottero T-129 impegnato in una azione di bombardamento sulle loro posizioni (v.video sotto). Si tratta del primo elicottero di questo tipo ad essere stato abbattuto in combattimento, nel corso degli ultimi 25 anni di operatività, dalla missione in somalia del 1992 in poi.

Tra l’altro le milizie curde sono riuscite a realizzare delle fortificazioni permanenti, in pratica dei bunker collegati tra loro, che sono stati sottoposti a massicci bombardamenti dall’alto, da parte dell’aviazione turca, con l’impiego di bombe a guida laser.

Le truppe di Ankara, e i suoi alleati, sono entrate ad Afrin il 18 marzo, ma le milizie curde erano riuscite ad evacuare molti uomini verso sud già nei giorni precedenti, in quella che è a tutti gli effetti una sacca di resistenza, dove operano anche delle milizie filo Assad tuttavia anch’esse prive di armamento pesante. Mentre le forze governative di Damasco non sono quasi avanzate nell’area sotto controllo dell’YPG, per prevenire l’attacco delle truppe turche.

Aprendo una finestra sull’Italia, si evidenzia la totale mancanza di un punto di vista, sulla questione siriana, del nostro Governo. In merito è bene ricordare che vicino al confine turco siriano è presente una batteria del 4° Reggimento Artiglieria Contraerea dell’Esercito italiano, equipaggiata con missili superfice aria SAMP/T. Sarebbe il caso di provvedere al ritiro di tale unità, dato che l’aeronautica siriana non costituisce più una minaccia e Ankara sembra in grado di poter difendere da sola il proprio spazio aereo.

Visto il mancato coinvolgimento dell’Italia nei combattimenti sul territorio siriano, Roma potrebbe assumere un ruolo politico di mediazione nella regione, sempre che si riesca a trovare dei politici in grado di produrre qualcosa di valido.

(foto: Türk Silahlı Kuvvetleri / YouTube - video: Haaretz.com)