La Marina del Sol Levante

(di Tiziano Ciocchetti)
16/04/17

La situazione geostrategica nel Pacifico sta registrando un atteggiamento sempre più aggressivo da parte di Pyongyang. Nel mese di marzo sono stati effettuati, da Dongchang-ri nella parte nord-ovest della Corea del Nord, quattro lanci di missili, tre dei quali sono caduti nelle acque territoriali giapponesi.

Il primo ministro Shinzo Abe ha definito il test coreano intollerabile nonché una grave provocazione. Tuttavia in questa situazione di alta tensione il Giappone - principale alleato militare degli Stati Uniti nell’area - non risulta essere impreparato. La Marina militare nipponica (le Forze Armate giapponesi sono definite, per Costituzione, Forze di Autodifesa), coerentemente con la situazione strategica dell’area asiatica, ha introdotto in servizio, negli ultimi anni, nuovi cacciatorpediniere, diventando in questo settore, per numero, la seconda flotta al mondo.

I cacciatorpediniere classici – ovvero non dotati di ponte di volo continuo – costituiscono le piattaforme principali per l’adempimento delle attività operative di sea control, nelle specifiche AAW (antiaerea); AsuV (antisommergibile) e ABM (anti-missili balistici).

Secondo la classificazione giapponese, i cacciatorpediniere equipaggiati con il sistema Aegis per la difesa aerea a lungo raggio, vengono denominati con l’acronimo DDG - 6 unità in linea - mentre gli altri 28 come DD. In base alla terminologia NATO, sono invece classificabili come unità multiruolo con l’acronimo di DDGH (Guided Missile Destroyer w/Helicopter). Un fattore tecnico rilevante è che l’intera linea dei cacciatorpediniere è standardizzato sulla propulsione in modalità COGAG (Combines Gas and Gas), composta da quattro turbine a gas su due assi, in grado di erogare una velocità di 30 nodi.

I 6 DDG hanno un dislocamento tra le 9500 e le 9900 tonnellate, quattro classe Kongō – entrati in servizio tra 1993 e il 1998 – e due classe Atago – entrati in servizio tra 2007 e il 2008. Nel 2010 sono stati ulteriormente migliorati con il sistema modulare Aegis BMD (Ballistic Missile Defense) che si avvale anche di dati provenienti dai satelliti, consentendo l’installazione degli SM-3 Block IA (RIM-161B), con gittata di 300 km. I cacciatorpediniere classe Kongō hanno quindi la capacità di proteggere il territorio nazionale giapponese dai missili balistici di tipo IRBM (Intermediate–Range Ballistic Missile), sviluppati dalla Corea del Nord.

Grazie al loro massiccio armamento, i Kongō sono in grado di contrastare qualsiasi tipo di minaccia, essendo dotati di due impianti di lancio verticale Mk.41 mod.2 a 90 celle – 61 in zona prodiera e 29 all’altezza del ponte di coperta – caricabili sia con ordigni AAW RIM-66 SM-2MR (Medium Range), sia con i RIM-161B SM-3 Block IA in funzione ABM oltre ai RUM-139 VLASROC (Anti Submarine ROCket) con gittata fino a 28 km (in pratica si tratta di un siluro Mk46 con razzo a vettore a due stadi, che viene automaticamente paracadutato in mare alla distanza prevista in base al rilevamento del bersaglio immerso); due lanciatori quadrupli per missili antinave Type 90 SSM-1B (con portata di 200 km); un cannone prodiero Oto Melara da 127/54 compatto (foto); due CIWS (Close-In Weapon System) Mk15 Phalanx a 6 canne rotanti da 20/76 mm montati alle estremità di prua e di poppa; due complessi trinati per siluri Mk46 o Type 63 da 324 mm.

I cacciatorpediniere classe Atago (foto a seguente), con la loro dislocazione vicina alle 10000 tonnellate, rappresentano le unità più poderose mai realizzate per la Marina militare nipponica. Dispongono della versione Baseline dell’Aegis, con il radar multifunzione SPY-1D (V); nel 2018 saranno aggiornati Con L’Aegis BMD in grado di utilizzare il missile SM-3 Block II ( RIM-161D ). Quest’arma è dotata di motori più potenti, una maggiore gittata e una testata con carico bellico maggiore, migliorie che permetteranno l’ingaggio dei più grandi ICBM (Intercontinental Ballistic Missile) fin dall’inizio della loro fase di rientro.

Gli Atago sono dotati di 96 celle divise in due complessi di lancio verticale, 64 a prua e 32 sopra il blocco sovrastrutturale poppiero, tutte caricabili con SM-2MR e VL-ASROC; il cannone prodiero è un Mk45 mod.4 calibro 127/64 (costruiti in Giappone su licenza statunitense), utilizzabile anche per il tiro contro-costa.

Gli ultimi cacciatorpediniere, entrati in servizio nella Marina nipponica, appartengono alla classe Akizuki (foto sotto).

Hanno un dislocamento di 6800 tonnellate e, nella loro realizzazione, è stata inserita una configurazione stealth, non tralasciando comunque la tradizionale armonia estetica comune denominatore di tutte le unità navali giapponesi.

Queste navi dispongono di un nuovo sistema di comando e controllo a tecnologia avanzata ATECS (Advanced Technology Command System), in grado di elaborare informazioni ad alta velocità ed avere tempi di reazione estremamente brevi. Sono equipaggiati con un cannone prodiero Mk.45 mod.4 da 127/64; un VLS Mk.41 a 32 celle, metà con 64 missili AAW RIM-162 ESSM (16x4) e le altre 16 per il VL-ASROC caricabile indistintamente con RUM-139 o con la nuova versione Type 07; 8 missili Type 90 antinave in due complessi quadrupli; una coppia di CIWS Phalanx Block 1B; due lanciasiluri trinati HOS-303 da 324 mm. Nonostante la molteplicità dei sistemi l’equipaggio non supera i 200 membri.

Vista la crescente tensione nell’area del Pacifico, appare lungimirante la strategia giapponese di mantenere una flotta numericamente consistente, dalle elevate capacità operative e caratterizzata da un costante rinnovamento delle unità.

(foto: JMSDF/ U.S. Navy/ toshinori baba / Yasu osugi)