Armare i droni italiani, i dettagli dell'accordo: Sigonella base degli hunter killer

(di Franco Iacch)
06/11/15

Iniziano a trapelare i dettagli del via libera, non ancora ratificato dal Congresso, del Dipartimento di Stato USA di armare i Reaper italiani. L'accordo prevede un contratto iniziale da 130 milioni di dollari con General Atomics in qualità di “prime contractor”.

La proposta di vendita comprende 156 missili AGM-114R2 Hellfire II costruiti dalla Lockheed Martin, 20 GBU-12 (bombe a guida laser), 30 GBU-38 JDAM ed altri sistemi d'arma. I sei “Mietitori” italiani (poco meno di undici milioni di dollari ad esemplare) sono dislocati da quest'anno a Sigonella, in Sicilia, “hub” del Mediterraneo. Nella medesima base, gli USA rischierano anche i Global Hawk a sostegno delle operazioni di intelligence nel Mediterraneo e nel Nord Africa.

Gli UAV italiani di Sigonella svolgono missioni di ricognizione anche per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina. Droni italiani che hanno svolto operazioni anche in Iraq, Afghanistan, nei Balcani ed in Libia. Sappiamo che proprio in Kuwait l'Italia ha schierato due UAV in missioni di ricognizione.

L'Italia è il secondo paese, dopo la Gran Bretagna, che sarà dotato di droni in ruolo hunter killer. La richiesta italiana per armare i droni MQ-9 Reaper (acquistati nel 2009) è stata formulata nel 2012. Anche la Turchia ha avanzato tale richiesta. Il Congresso ha 15 giorni di tempo per bloccare la vendita, ma è una possibilità remota.

Il ruolo dei Reaper italiani, verosimilmente, dovrebbe limitarsi al supporto armato dei contingenti schierati all'estero sotto egida NATO. Il governo italiano, a differenza degli inglesi ed americani, non ha ancora autorizzato le missioni di targeting leader. Ad ogni modo, l'Italia dovrà adesso attuare una capillare rete di intelligence che possa determinare gli obiettivi sensibili. Una capacità, messa in discussione già nel 2012 dalla commissione del Senato Usa sull'intelligence, in uno scambio epistolare tra Hillary Clinton, all'epoca segretario di Stato e Dianne Feinstein. Quest'ultima era proprio a capo della commissione che espresse perplessità sulle capacità italiana nel disporre di un tale sistema d'arma.

(foto: US Air Force / Slider General Atomics)