“Evitare una nuova Libia”. Il nonsense del Governo italiano.

(di Giampiero Venturi)
28/09/15

In Siria si sviluppano scenari nuovi con prove di equilibri mai sperimentati. L’afflusso di forze russe e il beneplacito di Israele all’azione di Putin lasciano immaginare una svolta pragmatica dai tempi celeri. Il revanscismo russo, abile a cogliere la debolezza americana e le esigenze di sicurezza dello Stato ebraico, si avvia per una strada isolata, priva del coordinamento USA, a quanto pare disposti a tutto tranne che a considerare Mosca in un ruolo diverso da quello di nemico che le è stato assegnato.

Sotto il profilo geopolitico, poco importa se la Russia combatterà l’Isis e con quali risultati. Putin ha già raggiunto un doppio obiettivo:

mettere a nudo gli attendismi degli USA e il ruolo ambiguo dei loro alleati arabi la cui posizione nei confronti dei jihadisti sunniti al di là degli schieramenti ufficiali è tutta da valutare

- tornare alla ribalta in scenari globali lontani dalla propria sfera naturale d’influenza. https://www.difesaonline.it/geopolitica/tempi-venturi/russia-e-israele-sintendono-scacco-agli-usa-di-obama

Va detto che la corsa alla dichiarazione contro il cosiddetto Califfato è una moda diffusa e comprensibile. Ogni presa di posizione contro l’Isis è politicamente corretta così da unire sotto lo stesso ombrello leader e statisti di orientamento molto diverso.

Ogni Paese però ha il suo peso e i suoi vincoli costituzionali così che politici e timonieri dicono e fanno cose in base al potere effettivo di cui dispongono. Le ultime evoluzioni in Siria ad esempio parlano francese. La Francia di Hollande, dopo aver atteso a lungo, decide di intervenire con raid aerei al fianco della coalizione anti Isis. Alla faccia del pacifismo, la Francia a guida socialista è al secondo intervento militare di grande portata in soli 3 anni

https://www.difesaonline.it/geopolitica/tempi-venturi/reportage-dal-sahel-cap1-mali-estremi

L’Italia viceversa la guerra al massimo la dice, ma non la fa. Sarà per l’art. 11 della Costituzione che ogni tanto torna a galla, sarà perché “Italiani brava gente” ma quando si parla di intervento armato si storce il naso. 

Non a caso Odissey Dawn e Unified Protector, le coalizioni che ci hanno portato nel pantano libico del 2011, sono state foriere di dichiarazioni al limite dell’equilibrismo.

https://www.difesaonline.it/geopolitica/tempi-venturi/libia-e-dintorni-ca...

L’accostamento all’esperienza libica torna sempre per ovvie ragioni. Da una parte riguarda l’ultima partecipazione italiana ad un cartello costituito per fare la guerra. Dall’altra ha a che fare con una scelta a dir poco discutibile sul piano dell’utilità strategica e risulta quindi utile per paventare risvolti catastrofici.

Ecco allora che il Presidente del consiglio Renzi nelle sue dichiarazioni a New York ha sostenuto la necessità di evitare di ripetere in Siria l’errore fatto in Libia.

Il parallelismo che nell’immaginario collettivo potrebbe passare come sintesi di equilibrio e moderazione, ad un’analisi minimamente più attenta risulta irricevibile.

Le operazioni militari in Libia erano mirate contro le forze governative di Gheddafi con lo scopo dichiarato di rovesciare il suo governo. Il caos successivo è nato per l’appoggio dato ai ribelli e per la successiva uscita di scena proprio di Gheddafi.

In Siria si sta configurando esattamente il contrario. L’intervento internazionale è mirato contro il Califfato e non contro forze governative siriane. Il Califfato è uno Stato virtuale, inesistente sul piano giuridico e sul piano istituzionale.

L’intervento russo col nulla osta di Israele è servito a fugare proprio questo dubbio. L’obiettivo (almeno sulla carta) è colpire l’Isis per evitare il caos senza soluzione di continuità tra il Golfo Persico e il confine turco. Che per raggiungere questo scopo sia necessario mantenere l’integrità e la sovranità di Damasco è un assunto che piano piano stanno capendo tutti. L’alternativa è consegnare gli arsenali siriani in mani incontrollabili con risvolti inquietanti, esattamente come quanto successo in Libia.

Sulla base dei comportamenti e delle dichiarazioni, anche se per motivi diversi, solo i governi di Stati Uniti e Italia su questo tema hanno le idee ancora nebulose.