Brasile, Paraguay, Argentina: l'area de las tres fronteras come base del terrorismo islamico

(di Maria Grazia Labellarte)
05/08/16

La Tri-Border Area, o triple  frontera,  è la zona di confine tra Brasile, Paraguay e Argentina.  La sua superficie è di circa 2.500 km quadri e costituisce una regione ricca di risorse naturali. Proprio qui infatti sorge il sistema acquifero Guaranì, importante fonte di acqua dolce (La guerra del SAG di Maria Grazia Labellarte,  2015, nd.r).  Si tratta di una delle più grandi riserve sotterranee del mondo, circa 37.000 km cubici d'acqua.

Le tre aree urbane costituiscono l’area sono la città brasiliana di Foz do Iguaçu, la paraguaiana Ciudad del Este e la città argentina di Puerto Iguazu, tutte e tre caratterizzate da un rapido sviluppo urbano ed economico negli ultimi 40 anni.
Ciudad del Este, fondata nel 1957, è la capitale dell'Alto Paranà in Paraguay e la seconda più grande città del Paese;  si trova a 330 km ad est della capitale Asuncion.

Foz do Iguaçu estesa per 191,46 km quadri nello Stato del Paranà, gravita intorno a Itaipù, la più grande centrale idroelettrica del  mondo realizzata  da Brasile e Paraguay negli anni sessanta. La città popolosa e multiculturale, è tra le principali attrazioni turistiche brasiliane.

Infine Puerto Iguazú, la città argentina della provincia di Misiones, sorta alla confluenza dei fiumi Iguazú e Paraná. Fondata nel 1901, pur separata dagli altri due principali centri urbani della regione, fa parte della cosiddetta Tri-Border Area cresciuta esponenzialmente grazie all'afflusso di brasiliani, paraguaiani, argentini, italiani, libanesi e tedeschi.

I diversi fattori che hanno fatto da motore di crescita della regione hanno spinto l’incremento demografico: la popolazione di tutta l’area è passata da 60.000 a 700.000 abitanti tra il 1971 e il 2001. Solo a Foz do Iguaçu per esempio, la crescita della popolazione è stata del 401.3%.

I noti problemi di sicurezza della TBA sono correlati all’andamento demografico e al mancato adeguamento delle infrastrutture necessarie ad una crescita ordinata.

Gruppi sociali di diverso orientamento culturale, religioso ed etnico hanno creato un “microclima” in cui i legami locali e un particolare senso di appartenenza alla comunità hanno fatto crescere una zona del tutto peculiare non assimilabile a nessun territorio nazionale specifico.

La città brasiliana di Foz do Iguaçu per esempio, ha una popolazione di 260.000 abitanti, provenienti da 80 diverse nazionalità. Più di un terzo della popolazione ha età inferiore ai 24 anni. Oltre al portoghese e allo spagnolo, l’arabo e il cinese sono le lingue più parlate (fenomeno ancora più spiccato a Ciudad del Este).

A Ciudad del Este le principali comunità etniche sono quella cinese, libanese e coreana; si ritiene che i cinesi costituiscano la seconda più grande minoranza etnica della TBA, con più di 15.000 cinesi residenti in territorio paraguaiano e più di 30.000 in tutta la regione, di cui rappresentano il nerbo delle attività commerciali, facilitate dalle agevolazioni fiscali.

La banca China trust ad esempio, ha stabilito una delle sue nove filiali internazionali, e la prima in Sud America proprio a Ciudad del Este.

Anche le comunità arabe costituiscono uno dei più grandi gruppi etnici della TBA. Un notevole numero di arabi ha cominciato a emigrare nel corso degli anni sessanta, soprattutto a Foz do Iguaçu e Ciudad del Este, dove col tempo sono sorte scuole, club e organizzazioni legati al Medio Oriente. Gli immigrati arabi che vivono nei condomini di Foz do Iguaçu rappresentano la seconda più grande comunità araba del Brasile (dopo San Paolo).

Si stima che circa il 90% degli arabi a Foz do Iguaçu e Ciudad del Este sia libanese, il resto sono principalmente di discendenza palestinese, egiziana e giordana.

Le principali attività di import-export della TBA, in particolare a Ciudad del Este, sono proprio appannaggio della comunità araba.
La maggior parte della popolazione araba in TBA è di fede musulmana a maggioranza sciita; a questi si aggiungono i flussi migratori di religione cristiana provenienti dal Libano, dalla Siria e dal Nord Africa, tra cui molti copti egiziani e cristiani palestinesi, emigrati oltre cinquant'anni fa.

Tra i tratti caratterizzanti la Tri-Bord-Area c’è senza dubbio la fama di essere una zona di frontiera “senza legge” e una zona di facile transito di ogni tipologia di merce, spesso vero e proprio contrabbando di tutto ciò che è considerato illegale.

Logisticamente importanti sono i suoi centri urbani già menzionati, dove sono già riscontrabili collegamenti tra le comunità musulmane arabe e gruppi radicali islamici. L’essere una zona “libera” con fiorenti attività illecite la configura come il terreno ideale per attività di riciclaggio e di raccolta fondi a sostegno dei gruppi terroristici fondamentalisti. Queste premesse alimenterebbero anche la già endemica corruzione e un’ulteriore domanda di beni di contrabbando e documenti illegali.

È doveroso sottolineare però che negli ultimi anni tutti i tre Paesi confinanti della TBA hanno compiuto enormi sforzi per cercare di normalizzare l’area almeno dal punto di vista della legalità. L’attività di contrasto appare però particolarmente difficile. Geograficamente il terreno facilita il traffico di droga, grazie alle giungle limitrofe impenetrabili che permettono ai cartelli del crimine di nascondere basi, campi di addestramento, piantagioni, laboratori e piste di atterraggio clandestine. Un esempio è il fiume Paraná, utilizzato regolarmente per il traffico illecito. Lo sviluppo esponenziale e incontrollato dei centri urbani è un altro fattore che rende la TBA una base operativa potenziale per i terroristi.

In aree densamente urbanizzate e senza controllo, dove pullulano i mercati di tecnologie avanzate e di strumentazioni a basso costo, nel silenzio generale dell’opinione pubblica mondiale, cresce il terreno dove sviluppare laboratori per un fondamentalismo da esportazione. 

(foto: Difesa Online)