Un ex militare russo aveva previsto il disastroso andamento delle forze del Cremlino in Ucraina: poi, è successo che…

(di David Rossi)
20/05/22

Il 3 febbraio era apparso sul magazine online russo NVO un pezzo del colonnello Mikhail Khodarenok che in Occidente aveva attirato sporadiche e distratte attenzioni di pochi think tank specializzati nei rapporti fra Russia e Occidente. Eppure, possiamo dirlo con certezza, in quell’articolo il colonnello ha anticipato per filo e per segno la disastrosa performance delle truppe russe, che lui conosce bene. Khodarenok è, infatti, oltre che un patriota russo, un militare in pensione che ha fatto con semplicità una splendida carriera, ha prestato servizio nello stato maggiore - nella "Direzione Operativa Principale" - e ha acquisito un’ottima reputazione come analista militare. Ma soprattutto è uno che chiama pane il pane, che dice ciò che il Cremlino non vuole sentirsi dire e che non può essere facilmente messo a tacere, in quanto appunto notoriamente un patriota.

L’ex colonnello, nell’articolo citato, metteva subito in riga le previsioni - tutte radicalmente sbagliate - di analisti russi - e occidentali filorussi, aggiungiamo noi - “assetati di sangue” (N.d.A. parole sue):

  • la Russia - secondo detti analisti - sarebbe stata in grado di infliggere una schiacciante sconfitta all'Ucraina in poche ore e di acquisire facilmente il dominio dell’aria,

  • a tale scopo, non sarebbe stato nemmeno necessario inviare molte truppe nel territorio dell'Ucraina, poiché le forze armate di questo paese erano certamente in uno stato deplorevole,

  • la potenza di fuoco russa sarebbe stata tale da distruggere quasi tutti i sistemi di sorveglianza e comunicazione, l'artiglieria e le formazioni di carri armati ucraini,

  • nessuno in Ucraina avrebbe difeso il “regime di Kiev”.

Evidentemente, a parte l’onesto - e coraggioso - Khodarenok, tutti hanno preso cantonate pazzesche.

Su cosa basava le sue critiche agli altri analisti e consiglieri del Cremlino il colonnello? Innanzitutto, tutti costoro sembravano “non aver tratto alcuna lezione dagli gli eventi nel sud-est dell'Ucraina nel 2014” (Crimea e Donbass): affermare che quasi nessuno in Ucraina avrebbe difeso il regime era prova di “una totale ignoranza della situazione politico-militare e dell'umore delle grandi masse popolari nello stato vicino. Inoltre, il grado di odio (che, come sapete, è il carburante più efficace per la lotta armata) nella vicina repubblica nei confronti di Mosca è francamente sottovalutato. Nessuno incontrerà l'esercito russo con pane, sale e fiori in Ucraina”.

Che dire poi della “tempesta di fuoco” che avrebbe praticamente dovuto annientare le capacità militari dell’Ucraina? Ebbene, “aspettarsi di schiacciare le forze armate di un intero stato con un solo colpo di questo tipo significa mostrare semplicemente un ottimismo sfrenato nel corso della pianificazione e della conduzione delle operazioni di combattimento”. L’esperto analista aggiungeva un dettaglio significativo, confermato indirettamente anche dal generale Ben Hodges nella nostra recente intervista (vedi articolo):

“Va aggiunto con tutti i mezzi che le scorte di armi promettenti e di alta precisione nelle forze armate russe non sono di natura illimitata. I missili ipersonici del tipo Zircon non sono ancora in servizio. E il numero di Kalibr (missili da crociera lanciati dal mare), Kinzhal, Kh-101 (missili da crociera lanciati dall'aria) e Iskander si misura al massimo in centinaia (decine nel caso dei Kinzhal). Questo arsenale non è assolutamente sufficiente per spazzare via dalla faccia della Terra uno stato grande quanto la Francia e con una popolazione di oltre 40 milioni di abitanti. Vale a dire, l'Ucraina è caratterizzata da tali parametri”.

Che dire, poi, della “superiorità aerea russa in Ucraina”, facile da raggiungere per molti sedicenti esperti e assolutamente negata, di recente, dallo stesso gen. Hodges? Khodarenok affermava due cose:

  • se (un “se” grande come un palazzo!) la Russia avesse conquistato la superiorità aerea, non dobbiamo dimenticarci che “le formazioni armate dell'opposizione afgana durante il conflitto del 1979-1989 non avevano un solo aereo e non un solo elicottero da combattimento” così come “i ceceni non avevano un solo aereo”, eppure “la lotta contro di loro è continuata per diversi anni ed è costata molto sangue e vittime alle forze russe”;

  • la conquista di detta superiorità era da ritenere tutt’altro che certa: basti dire che “dopo il primo giorno di ostilità” nella guerra russo-georgiana del 2008 “i vertici dell'aeronautica russa erano apertamente scioccati dalle perdite subite” anche a causa di sistemi antiaerei spesso gestiti da uomini di Kiev.

Infine, c’era un elemento ideologico di grande debolezza nella “tempesta di fuoco” immaginata dagli analisti: “se fino al 2014 le forze armate ucraine erano un frammento dell'esercito sovietico, negli ultimi sette anni in Ucraina è stato creato un esercito qualitativamente diverso, su basi ideologiche completamente diverse e in gran parte sugli standard della NATO. E armi e attrezzature molto moderne vengono fornite e continuano ad essere fornite all'Ucraina da molti paesi dell'Alleanza del Nord Atlantico”.

Il colonnello anticipava molto di quello che è successo dal 24 febbraio in poi:

  • la fornitura di sistemi antiaerei - parole sue - “di seconda mano”, ma sufficienti a mettere in croce l’aviazione russa da parte di quello che lui chiama “l’occidente collettivo”,

  • “un'assistenza massiccia alle forze armate ucraine dall'Occidente collettivo con un'ampia varietà di armi e equipaggiamento militare e consegne all'ingrosso di ogni tipo di materiale”,

  • “una sorta di reincarnazione del Lend-Lease, sul modello della seconda guerra mondiale”.

Impressionante, nevvero?

Se tutto questo vi ha stupiti, aspettate: il bello arriva ora! Khodarenok a tre settimane dall’inizio della guerra sapeva già che:

  • L’Ucraina avrebbe potuto facilmente raccogliere combattenti partigiani e immaginava, come poi è accaduto, che “queste formazioni” sarebbero finite per “iniziare facilmente ad operare sul territorio della Russia”,

  • la guerra urbana nei centri dell’Ucraina sarebbe stata generalmente difficile: “è risaputo che la grande città è il miglior campo di battaglia per la parte debole e tecnicamente meno avanzata del conflitto armato”.

In un altro articolo, uscito negli stessi giorni, l’autore riportava il pensiero di Khodarenok circa l’espansione territoriale della Russia: egli sosteneva che “il mondo è cambiato, mentre il pensiero al Cremlino sembra fermo al secolo passato”. L’esperto analista, proprio “a coloro che parlano di espandere la Russia” chiedeva: "Hai esperienza personale nella risoluzione di compiti geopolitici in questo modo? Capisci quali sarebbero i costi immediati in termini di perdite militari? Riconosci gli oneri che la Russia si assumerebbe anche se vincesse le prime battaglie? Chi ritiene che l'espansione sia facile e giustificabile, fa riferimento all'Anschluss (N.d.A. parola sua!) della Crimea nel 2014. Ma la sua situazione era assolutamente unica perché presentava tante caratteristiche non riscontrabili altrove, anzi non riscontrabili nemmeno nel Donbass. E anche quella mossa è costata cara alla Russia in termini di relazioni con l'Occidente”.

Non vi fate illusioni nemmeno che la Russia abbia molti margini per imporsi efficacemente e superare l’isolamento: "La Russia oggi è in completo isolamento geopolitico: gli unici alleati di Mosca al momento sono forse l'Ossezia del Sud o l'Abkhazia". E sempre il gigante slavo “si trova di fronte a un mondo in cui i suoi probabili avversari non solo hanno eserciti più grandi e meglio preparati, ma hanno anche economie che costituiscono metà del PIL mondiale”, mentre quello russo è a livello della Spagna…

Alla luce di tutto ciò, i sogni e le fantasie geopolitiche dei nostri analisti politici sull'"espansione" e sulle "sfere di influenza" non sembrano molto convincenti. Che ci piaccia o no, questa stessa retorica" sta lavorando contro la Russia, portando sempre più paesi e non solo i vicini della Russia ad essere pronti a combatterla. Al Cremlino oggi mancano le vere “leve” finanziarie, economiche e persino militari necessarie per cambiare questa situazione, per quanto il suo linguaggio roboante suggerisca il contrario”.

Non vi fate impressionare neanche dal “gran numero” di missili scagliati dalle forze russe contro l’Ucraina: duemila e passa missili sono poca roba - anche se spaventosamente letali per la popolazione civile - se considerate che “i sistemi di difesa missilistica lanciati dall'aria a lungo raggio per fornire un attacco massiccio” necessitano “di almeno 1.000 unità il primo giorno di un'operazione aerea. E questo (tenendo conto del numero di bombardieri) è il valore più minimo. Se inferiore, tutto ciò non sarà di alcuna utilità operativa”. Appunto…

Alla fine del 2021, Khodarenok aveva anche sostenuto che “questa guerra non avvantaggia né l'Ucraina, né la Russia. Ad esempio, la Russia potrebbe provocare una tale risposta da parte dei paesi dell'Unione Europea, degli Stati Uniti e dell'intera comunità occidentale che tutto ciò che è avvenuto prima sembrerà un leggero schiaffo sul polso” proprio perché “la Russia si trova attualmente in una situazione in cui non ha alleati… un confronto prenderebbe la forma di 'Russia contro il resto del mondo'. Chi (nella storia) ha mai vinto in una situazione del genere? Nessuno”. Perciò, la conclusione è che “un conflitto armato con l'Ucraina attualmente non è fondamentalmente nell'interesse nazionale della Russia. Pertanto, è meglio che alcuni esperti russi sovraeccitati dimentichino le loro fantasie di odio. E per prevenire ulteriori perdite di reputazione, non ricordarlo mai più”.

Purtroppo, l’unica cosa che l’ex colonnello non ha indovinato è proprio lo scoppio guerra: prevedendone le conseguenze, fino all’ultimo ha sperato che il Cremlino cacciasse i cattivi consiglieri…

Foto: Twitter