Quando uno stato di diritto muore

20/11/23

Quella di Giulia è chiaramente una tragedia che non lascia spazio a nulla. Un genitore, una sorella, un fratello, chiunque le fosse stato affezionato sarà menomato di una parte irripetibile di sé. È il risultato di una violenza ormai serpeggiante, che stavolta ha ucciso Giulia, qualche mese fa un giovane orchestrale napoletano, per non parlare del giovane pestato e ucciso vicino Roma da due fratelli dediti ad arti marziali e culturismo.

Nella sua assurdità la morte di Giulia si somma alla sconfitta generalizzata di uno stato che non riesce più a garantire nessuna sicurezza ad alcuno, autocostretto da vincoli e lacci che, alla fine, penalizzano chi osserva la legge ma ne è sempre più sfiduciato.

È il trionfo generalizzato di un garantismo che copre tutto, e che nell'attesa di un giudizio porta a spese insostenibili ed a libertà incomprensibili specie se poste in relazione alla pericolosità di chi è stato di fatto rimesso a piede libero. La violenza è generalizzata, basta uscire in macchina e correre il rischio di essere uccisi per un parcheggio, o dover assistere al pestaggio di uno scippatore in un quartiere di Roma nell'inanità delle istituzioni e degli operatori di polizia, a queste condizioni perennemente insufficienti a contrastare qualsiasi fenomeno.

Si è passato il punto di non ritorno, e nemmeno si è più capaci indicare la luna, persi nell'osservare un dito che non indica più niente, neanche per sbaglio.

Francis Bacon