Perché non dotarsi di un canale televisivo per la Difesa?

21/12/15

Le attuali crisi e le recenti tensioni, in seguito agli attentati terroristici, hanno portato nelle case degli italiani l'idea della guerra, dopo più di vent'anni di pace dalla fine della guerra fredda.

L’opinione pubblica del mondo occidentale si è adagiata su un equilibrio perpetuo, decisamente lontano dalla realtà evidenziando, a tutti gli addetti del “Public Affairs”, che è esistito un lungo periodo di vuoto nella comunicazione. Gli “opinion maker” hanno oscurato, inconsapevolmente, la scena internazionale, concentrando l’informazione solo su argomenti sensazionali, spesso solo nazionali, solo per aumentare il numero delle vendite editoriali.

La società di oggi, quella 2.0 e oserei 3.0, con le nuove tecnologie è invasa dall’informazione, per 24 ore, ed è per questo che il ruolo della comunicazione è diventato primario a patto, però, che sia “real time”. La notizia in pochi secondi è già vecchia sulla rete. Vedere e ascoltare un telegiornale di sera era un momento irrinunciabile, oggi è diventato un vecchio piacere a cui si può fare anche a meno. E’ la mera sintesi della giornata.

Come dicevo l’informazione riesce a diffondersi e permeare ovunque, in tempo reale, e l’innovazione più straordinaria è che il pubblico di riferimento, spesso, è l’originatore della notizia, dello “scoop”. Basta una fotografia oppure un video lanciato on-line per informare e creare una notizia, un evento e veicolare consensi, opinioni e spostare l’ago della bilancia della reputazione di una azienda, di una personalità pubblica, o di chiunque altro interessato.

Grazie alle innumerevoli forme di informazione e comunicazione, oggi, l’opinione pubblica è diventata matura poiché maggiormente informata e riesce addirittura ad interagire in diretta durante l’evento.

Il mondo militare si è dovuto adeguare alla realtà virtuale avida di informazioni. Chi non comunica velocemente non esiste. Presso gli uffici stampa, al tradizionale sito web sono collegate pagine dei più comuni social media e web tv. Nonostante gli sforzi, non è sufficiente per seguire il passo dell’onda mediatica.

Il problema delle forze armate è quello di comunicare all’opinione pubblica il motivo dell’esistenza e dell’essenza della struttura militare. Prima dell’attuale situazione internazionale e dei vili attacchi terroristici, dentro le nostre città, era davvero difficile giustificare impegni di spesa importanti per l’ammodernamento degli armamenti. Tanto per citare la questione dell’F-35 che ha costituito il cavallo di battaglia di diverse correnti politiche per contrastare e smontare esigenze primarie di ammodernamento di sistemi d’arma, oramai diventati non più rispondenti alle esigenze dei tempi.

Si è tanto discusso dell’F-35, velivolo di quinta generazione, quando già negli USA si studia sul progetto di velivoli di sesta generazione, notizia nota, ad esempio, ai soli addetti ai lavori

Per far comprendere quanto sia volubile il contesto di riferimento è bastato che l’asticella del pericolo terroristico si alzasse acchè nessuno parlasse più di armamenti militari. E’ “bipartisan” ora l’esigenza di guardare con più attenzione al mondo della sicurezza e difesa. Perché? L’opinione pubblica non capirebbe, in questo momento, una tendenza diversa da quella di poter garantire, con ogni mezzo la sicurezza e la difesa.

Ritornando all’esigenza delle forze armate di dover comunicare sempre pìù all’opinione pubblica, sarebbe davvero innovativo, per esempio, avere anche in Italia un canale televisivo tipo “Pentagon Channel”. E’ un canale satellitare americano gestito interamente da personale della difesa  che racconta la vita quotidiana del mondo militare; le esigenze del personale e delle loro famiglie, degli eventi, delle missioni, nonché “reportage” completi su strumenti militari e questioni internazionali con collegamenti “real time” dai vari teatri di guerra. Lo scopo è quello di  far vedere e vivere a tutti, cosa significhi indossare una uniforme, combattere e morire per il proprio Paese dall’altra parte del mondo.

La web tv è un complementoil passo da fare obbligatoriamente per comunicare in maniera davvero “real time” e “world wide” è la televisione, che rimane sempre il riferimento numero uno per l’opinione pubblica.

Femaz

  

Gentile lettore, il suo contributo di pensiero è apprezzabile e - come in precedenza - ben argomentato.

Il tema poi mi è caro perché precede di poco la storia di questo giornale. Ma andiamo per ordine.

Prima di tutto ricordiamo che "Pentagon Channel" è stato chiuso ad aprile di quest'anno per problemi di budget e per il crescente utilizzo del web da parte degli spettatori. Un canale televisivo ha - nel migliore dei casi - costi milionari. Una web tv no.

Ci sono però altri aspetti che vanno evidenziati. All'interno della Difesa italiana mi risulta sia stato abortito solo pochi anni addietro un progetto per un canale televisivo via digitale terrestre. Confidenze tra gli addetti ai lavori mi hanno sempre riportato come causa della mancata messa in onda (era praticamente già tutto pronto!) quella di dissidi e gelosie tra politici e relativi entourage... Queste testimonianze le ho raccolte perché l'anno precedente l'avventura Difesa Online ho posto la medesima domanda.

Un dirigente, tra i vari che interrogai, rispose anche: "Se non ci sono riusciti con tutti i soldi ed i mezzi messi in campo allora, scordatevi di riuscire a creare un canale informativo di successo sulla Difesa - ora - senza appoggi politici e finanziamenti!".

Inutile sottolineare quanto si sia sbagliato.

Il problema di fondo è che si possono avere tutti gli strumenti desiderabili per comunicare ma è inutile senza la volontà di farlo.

Di sovente sottolineo che potremmo avere 500 F-35 e 10 portaerei Cavour ma sarebbero inutili in un Paese in cui non c'è la capacità politica di impiegarli. Questo, come dimostrano i fatti, vale anche per i mezzi di informazione.

Beninteso, parliamo di "quelli della Difesa". Per la propaganda in Italia si sanno altrimenti usare benissimo.

Andrea Cucco