Lettera scandalosa dalla Libia: ancora ci vogliono!

29/09/17

In Libia si piange perché tutto va sempre peggio.

Dopo la guerra del 2011, cioè quell’ennesima operazione di esportazione della libertà che già 2 secoli fa l’America del Sud ben conosceva e che quel gran liberatore massone di nome Simon Bolivar in un momento di lucidità confermò essere soltanto l’esportazione della miseria da parte degli Stati Uniti, la Libia sta conoscendo uno dei suoi periodi più bui, anche se sui media arrivano solo testimonianze dei pochi ricchi che da un tavolino di un caffè del centro di Tripoli ripetono che invece tutto va bene... Va bene sicuramente per loro!

La Libia è gestita da politici corrotti e senza palle, burattini in mano a burattinai che hanno in mano il potere derivante dai soldi o dalle armi.

L’attenzione dei media è tutta concentrata sui migranti, che poverini soffrono, ma ai quali nessuno ha chiesto loro di intraprendere un viaggio verso l’Europa, nessuno li ha obbligati.

E poi, chi sono questi migranti?

Scappano tutti dalla guerra? Ne siamo sicuri? Oppure sono avventurieri che hanno ripulito le tasche delle loro famiglie in patria con la promessa di mandare soldi guadagnati facilmente prostituendosi o vendendo droga in Europa?

Si guarda soltanto dalla parte dei migranti, trattati malissimo, dicono loro. Qui è risaputo quanto siano bugiardi gli africani: almeno loro hanno un tetto sulla testa, 3 pasti al giorni gratuiti e uno smartphone in mano che noi libici ci sogniamo.

Sono spesati dal nostro Governo... un Governo che non riesce a sfamare il suo popolo. Noi libici ci chiediamo come possa prendersi la briga di campare questi avventurieri che vogliono andare in Europa solo a fare una vita facile.

Si, perché è bene che si sappia, qui in Libia le famiglie fanno la fame ma le ONG internazionali si preoccupano soltanto dello stato di questi “poveri migranti”!!!

Perché i media non parlano dei prezzi dei beni di prima necessità che qui in Libia sono proibitivi?

Per farvi un esempio se uno prende uno stipendio statale di 600 dinari al mese, come fa a pagare 7 dinari un litro di latte?!!!

Il consorzio statale denominato Fondo Stabilità Prezzi, con il quale il Governo di Gheddafi acquistava farina, zucchero, olio, e altri alimentari e li rivendeva alle famiglie frazionando il costo (1 sacco da 50 kg di farina, costava 5 dinari!) non ha più portafoglio e quindi è oramai inattivo. Questo per la felicità di tutti quegli importatori che sono ormai milionari e acquistano al cambio bancario di 1 euro = 1,8 dinari libici e poi rivendono a prezzi alti con la scusa che al mercato nero 1 euro costa 8,5 dinari libici.

Le banche dicono che non hanno cash: per avere 200 o 300 dinari AL MESE la gente deve sorbirsi giornate di code, sotto il sole, tutti indistintamente: anziani e donne compresi.

Se non vuoi fare la coda e magari hai bisogno di più di 500 dinari al mese, per cambiare un assegno, se sei una bella ragazza ti prostituisci con il bancario che alla fine come un mago ti trova tutti i soldi che vuoi, oppure lo cambi al mercato nero pagando una commissione del 30 o 40%: con un assegno di 1000 dinari ti danno 600 dinari cash.

E chi ha in mano il mercato nero? I commercianti del mercato dell’oro e i milionari importatori collusi con i bancari di Tripoli e i mafiosi di Ben Garden/Tunisia. Infatti non si capisce perché in banca a Tripoli non ci sia cash mentre al mercato dell’oro della Mediana hanno valigie piene e i cambiatori di Ras Jedir e Ben Garden in Tunisia ti sbattono sul viso mazzette di dinari libici appena passi il confine!

Sul fronte lavoro le società private presenti in Libia sono soltanto quelle nazionali, visto che quelle straniere sono andate via da anni e stentano a ritornare. Il settore privato è molto ridotto ed è l’unico che garantisce stipendi dignitosi.

La sicurezza in Tripolitania è un optional, visto che è gestita dalle ex milizie che con il benestare dell’ONU hanno indossato la casacca della Polizia o delle Guardie nonostante i tanti scheletri nell’armadio e l’alto tasso di ignoranza. Dietro la facciata del Tribunale di Tripoli si tiene poi in ostaggio la gente che non paga le tangenti!

Si catturano persone che si pensa possano pagare e si portano davanti a procuratori e giudici, che ne confermano la prigionia in nome di cause fasulle, finché questi per disperazione non troveranno i soldi per pagare una tangente e quindi essere liberati. Se non paghi, stai anni in galera!

Quello che i signori milionari da un caffè del centro di Tripoli non dicono ai media internazionali è che per le strade ci sono donne e bambini a chiedere l’elemosina, si piazzano davanti alle macellerie a chiedere un osso per poter fare la minestra ai propri bambini, i parenti si rapiscono tra di loro per chiedere riscatti appena vedono che uno di loro ha qualche migliaio di dinari in più, padri di famiglia disperati e disposti a tutto pur di portare a casa qualcosa da mangiare per i propri figli.

Non si dice inoltre che per ogni prodotto venduto nei negozi ci sono 2 prezzi: quello che si paga con l’assegno e quello che si paga con il cash. Il primo è quasi il doppio del secondo.

E non si dice che in questo inferno, il popolo libico, tutto, sia quello che è sempre stato fedele ideologicamente a Gheddafi che quello vittima del lavaggio del cervello mediatico occidentale, TUTTO IL POPOLO LIBICO rimpiange oggi il periodo gheddafiano: tutti avevano da mangiare, nessuno chiedeva l’elemosina e nelle strade regnavano sicurezza e pulizia.

Ma visto che Gheddafi ormai è morto e sepolto, riusciamo ad andare oltre nel tempo. Rimpiangiamo il periodo degli italiani, quando la Libia era pulita, in ordine, i bambini andavano a scuola, vere scuole, la gente lavorava e mangiava e iniziava a conoscere anche la pensione.

I media non dicono che se in Libia si facesse un referendum (a voce, visto che l’analfabetismo è tornato alto) e si facesse scegliere tra: un nuovo capo, un parlamento o un commissariamento italiano (e non “europeo” si badi bene, perché ci sentiamo fratelli di voi italiani e non di quegli sbruffoni dei francesi, né di quelli che si sentono i padroni del mondo come i tedeschi, tanto meno dei doppiogiochisti inglesi o dei famigerati guerrafondai americani) vincerebbe sicuramente il commissariamento italiano!

In 6 anni di libertà ne abbiamo sperimentata soltanto una: quella di morire di fame o per “libera” arma da fuoco.

Per carità, non che i politici italiani siano il massimo, ma sono sicuro che se in Libia si conoscessero meglio i vostri politici, sarebbero accettati ugualmente perché non potranno mai essere peggiori dei nostri.

Dalla Libia si alza un urlo che nessuno vuole raccogliere: italiani, tornate in Libia o saranno guai per l’intera Europa! O forse qualcuno vuole davvero questo?

M.H.

  

Caro lettore d'oltremare, ho deciso di pubblicare la sua lettera perché è l'ennesima testimonianza di un sentimento comune a molti suoi compatrioti: la nostalgia dell'Italia. Una stima che ogni volta che ricevo una missiva dalla Libia mi lascia spiazzato, incredulo. Questo perché il “ricordo” dell'Italia agognata temo sia troppo antico e/o vietato nel mio democratico Paese.

Non ci siamo comportati da fratelli nei vostri confronti. Ho conosciuto generali (molti) che hanno sottolineato come sia un errore considerare IL TRADIMENTO quello avvenuto l'8 settembre del '43: la vera vergogna nazionale è stata per loro assistere impotenti all'attacco ingiustificato (se non nelle balle inventate da molti media) ad un Paese che avremmo dovuto/potuto proteggere. Questo per poi – peggio – assistere complici alla devastazione militare, istituzionale e sociale della Libia. Il tutto “prestando” la nostra faccia ad altri su un palcoscenico in cui tutti continuavano e continuano a lavorare dietro le quinte.

Non che 100 anni addietro fossimo poi migliori, siamo sempre stati “italiani”. Però almeno eravamo liberi di essere tali, nel bene e nel male. In fondo, ancor oggi (Afghanistan, Iraq, Libano) come allora (Somalia, Libia) investiamo ingenti risorse senza la benché minima sicurezza di avere un ritorno.

Ricordo sempre - con un inevitabile sorriso - quando un contingente militare italiano in Cina, prima del secondo conflitto mondiale, era visto con diffidenza soprattutto dagli alleati giapponesi: “Perché tale presenza senza interessi?!!!” - si chiedevano.

Siamo italiani, un popolo generoso e di cuore. Lontani eredi di gente - se parliamo di 2.000 anni fa - anche cazzuta. Non è che avete un ricordo di noi troppo remoto?

Andrea Cucco

(foto: web / U.S. Navy / Twitter)