Lettera a Difesa Online: "La vera storia delle armi italiane all’Ucraina"

28/03/22

In merito alla cessione di armamenti alle forze armate ucraine, occorre rilevare che si è trattato di un’operazione di svuotamento dei depositi molto conveniente da parte dell’Esercito italiano che, in questo modo, si è disfatto di sistemi missilistici ormai scaduti, altrimenti di difficile e costoso smaltimento.

Ci riferiamo ai missili controaerei spalleggiabili Stinger di prima generazione acquistati negli Stati Uniti alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso e dei missili controcarro MILAN prodotti su licenza franco-tedesca a partire dagli anni Novanta. Sono sistemi ancora di indubbia efficacia bellica ma, in considerazione della loro data di produzione, potrebbero andare incontro nel loro impiego a probabili malfunzionamenti. Infatti, anche i missili hanno la loro data di scadenza e durante la loro vita operativa devono essere sottoposti periodicamente a visite tecniche con eventuali trasferimenti presso la ditta costruttrice per accurate verifiche e sostituzioni di parti, specie quelle elettroniche.

Per quanto riguarda i MILAN, già radiati dal servizio in quanto sostituiti dagli Spike di produzione israeliana, si è trovato finora più conveniente spararli in poligoni della Sardegna che smaltirli. Ciò ha provocato però polemiche giornaliste ed anche una inchiesta giudiziaria, in quanto tali missili hanno nel tracciatore del sistema di guida piccole parti di una sostanza radioattiva, quale il torio.

Tra le armi regalate all’Ucraina figurano anche lanciarazzi controcarro portatili LAW, acquistati dagli Stati Uniti negli anni Sessanta ai tempi della guerra in Vietnam. Famosa è la scena cinematografica del film Rambo 1 dell’impiego di un LAW contro l’ingresso di una miniera in cui si era rifugiato il protagonista. Anche in questo caso si tratta di sistemi di un certo rendimento bellico contro veicoli leggermente corazzati, ma di costruzione risalente a molti decenni fa.

Circa le armi da fuoco sono state fornite mitragliatrici pesanti Browning M2HB da 12,7 mm acquisite gratuitamente dagli Stati Uniti a partire dagli anni Cinquanta e mitragliatrici bivalenti MG42/59 da 7,62 mm NATO prodotte in Italia su licenza tedesca negli anni Sessanta. Anche se di vecchio modello, in quanto risalenti come concezione alla seconda guerra mondiale ed anche prima, sono armi efficaci e tuttora di proficuo impiego. Il loro calibro però non è compatibile con le munizioni di origine russa utilizzate fino ad ora dagli ucraini.

I mortai da 120 mm dovrebbero essere del modello 1963, anno in cui fu adottato dall’Esercito italiano. Si tratta di buone armi, a tubo di lancio ad anima liscia, leggere, facilmente scomponibili per il trasporto e potenti anche se di gittata limitata con munizionamento ordinario e di non elevata precisione. Tali mortai, che sono stati sostituiti con un modello a traino meccanico ed anima rigata, conobbero una larga diffusione presso gli eserciti della NATO ai tempi della guerra fredda.

F.C.

Foto: Esercito Italiano