Certa televisione fa male soprattutto a chi la realizza

29/04/16

Gentile Direttore, le scrivo dopo aver visto, perché insonne, la puntata de Le Iene di giovedì 28 aprile. Non mi sento di dire che tutta la trasmissione sia stata un esempio di brutta televisione e tra l’altro non avrebbe avuto senso scrivere alla sua testata, che si occupa di ben altri temi, forse poco seguiti da un pubblico vasto. Le scrivo perché, per fortuna in un orario scomodo per molti italiani, è stato mandato in onda un servizio del Sig. Luigi Pelazza, non credo sia un giornalista, sugli sprechi di denaro pubblico imputabile alla massima carica della Marina Militare. Mi permetto di esprimere sulla sua tribuna, se vorrà pubblicarla, qualche libera riflessione sul servizio mandato in onda.

Il servizio che come annunciato sembrava dover svelare chissà quale nascosta verità in realtà è stato l’ennesimo esempio della peggiore televisione a cui molto spesso l’opinione pubblica italiana è vittima inconsapevole.

L’autore avrebbe voluto descrivere gli sprechi messi in atto dalla Marina per mano del suo vertice, che viene dipinto come un despota, autoritario e non autorevole, incline alla bella vita.

Cosa appare evidente invece a mio giudizio?

L’approccio pregiudizievole di Pelazza nel realizzare il servizio che, ad un occhio tecnico e attento, è stato realizzato tagliando ripetutamente l’intervista e la risposta dell’interlocutore in modo da farlo apparire al pubblico esattamente come l’autore del servizio si era prefissato. Non si vuole dare l’opportunità all’intervistato di spiegare ma, anzi, lo si taglia ad arte affinchè la propria tesi (pregiudizievole) possa essere confermata. La tecnica si compone di diversi accorgimenti ed è arricchita da termini che vogliono dimostrare esattamente che, chi viene intervistato, è in difficoltà anche se non lo è. Lo dimostra il fatto che quando l’intervistatore mostra a supporto della sua tesi una serie di documenti, che l’intervistato si sforzava di dire incompleti perché privi delle sue decretazioni con le quali comunicava ai suoi uffici di rinegoziare il prezzo degli interventi, visto che il prezzo richiesto da Fincantieri appariva una follia, Pelazza monta ad arte il pezzo lasciando intendere ce c’è stata un’opposizione energica da parte del personale di staff che assisteva all’intervista, credo, fino al tentativo di bloccare le riprese. E bravo Pelazza che da moderno Diogene di Sinope, quale si vorrebbe proporre, cioè alla ricerca paziente della verità con il lanternino, si trasforma invece, di colpo, in giudice sordo e implacabile. A nulla sembrerebbero servire gli sforzi dell’ammiraglio e del suo staff, a mio modesto parere, colpevole solo di aver dato una grande lezione di democrazia, accettando di rispondere alle domande del signor Pelazza.

Certo posso solo immaginare lo stato di turbamento dell’ammiraglio De Giorgi che sa, quale servitore dello stato, il suo dovere di rendere conto ai cittadini delle spese che gli vengono imputate e che avrebbe ordinato, ma sempre nelle funzioni del suo incarico e del suo ruolo. Non compete al capo di stato maggiore di una forza armata assicurarsi che lo strumento militare (in questo caso le navi) siano sempre efficienti e appropriate per i compiti che gli sono assegnati? Certo sono cifre importanti. L’intervistatore, supportato dalla testimonianza, tutta da verificare, di un altro ufficiale, Ernesto Nencioni, che credo sia un ingegnere della Marina in pensione e quando in servizio direttore della direzione degli armamenti navali, una direzione tecnica che supporta le decisioni e le scelte della massima carica della forza armata, lo accusa di aver fatto spendere, per capriccio a detta degli accusatori, 45 milioni di € per la modifica di alcuni ambienti di bordo. A nulla è sembrato valere la spiegazione fornita dall’ammiraglio De Giorgi che si sforzava di far capire che la richiesta di Fincantieri rappresentava una prima fase iniziale di una negoziazione che invece si è conclusa con una spesa molto inferiore, mi pare si citi la somma di 14 milioni di €, e vantaggiosa per l’adeguamento delle Fregate FREMM (Fregate Multi Missione) alle nuove esigenze operative a cui è chiamata a fare fronte la Marina Militare.

Mi domando, ma se queste modifiche richieste hanno reso attuali le nuove fregate e ci hanno risparmiato di vedere navi nuove ma già vecchie alla nascita, non bisognerebbe essere grati a questo intervento e alla vigilanza esercitata per la realizzazione di buone navi, che forse saranno appetibili per il mercato estero?

Vorrei anche esprimere, affidandomi ai ricordi ormai lontani che ho dal servizio militare svolto in Marina, che la documentazione interna tra uffici e reparti è da intendersi ad un uso esclusivo di ufficio, proprio perché rappresenta uno scambio di opinioni e informazioni che trovano la sua pubblicità solo con la documentazione ufficiale che esce a firma del vertice o dell’autorità preposta. Mi sembra che l’ammiraglio spiegasse che il documento che mostrava Pelazza fosse un “appunto”, che è, sempre dai ricordi di allora se non è cambiato qualcosa, un particolare documento interno, che un ufficio o un reparto redige per informare l’autorità superiore e finalizzato ad ottenere una decisione dell’autorità stessa che la esprime con una decretazione scritta a mano e in penna rossa, come era tradizione.

Lo sforzo, vano, che ho colto nel servizio, da parte dell’ammiraglio De Giorgi di far comprendere all’intervistatore che la copia che mostrava e aveva in mano era appunto incompleta perché priva di quelle decretazioni, invece presenti nella copia che si vede che lo staff voleva mostrare nel corso di quel maldestro tentativo di interruzione e con le quali l’ammiraglio esprimeva il suo disappunto per la spesa e ordinava il processo di negoziazione. Tentativo di interruzione, peraltro, che il Pelazza ha ben montato per tentare di mostrare invece che l’ammiraglio si trovava in una difficoltà, che in realtà non si coglie, nel tono e nel contenuto delle sue risposte.

E’ chiaro far apparire che ci sia stata un’opposizione e un contrasto rafforza la sensazione di difficoltà nella quale, nella testa del Pelazza, si sarebbe dovuto trovare l’ammiraglio De Giorgi dinanzi alle sue accuse, difficoltà nella quale però l’ammiraglio De Giorgi evidentemenete non si sentiva e lo dimostra il fatto di aver acconsentito all’intervista rispondendo puntualmente a tutte le domande.

Un conto è fare dei servizi beffa e infarciti di gossip mescolando informazioni diverse la maggior parte di queste derivanti da dossier anonimi, camuffati da inchiesta giornalistica, altro invece e fare serio giornalismo intervistando lealmente una persona e voler capire e quindi informare il pubblico su come sono andate realmente le cose.

Cercare di esser imparziali dovrebbe essere la regola, evidentemente disattesa. Ovvio le Iene non sono una testata giornalistica e “quello fanno per mestiere”, come dice lo stesso Pelazza, ma bisognerebbe che sia chiaro anche al pubblico che ciò che stanno vedendo non è informazione ma solo uno show montato ad arte.

Verrebbe da chiedersi a chi giova tutto questo? Sicuramente a chi risulta scomoda la presenza così decisionista di un capo che non rifugge dal prendere decisioni e si sa, chi prende decisioni, senza troppa ortodossia da scuderia, risulta scomodo, soprattutto se poi questa persona in prossimità della scadenza naturale del suo incarico sarebbe stato in predicato o avrebbe potuto andare ad occupare altri incarichi istituzionali di prestigio anche perché ben considerato dai politici di governo. Questo lo apprendo dalle cronache recenti.

Quindi, ma questa è solo una considerazione personale, viene facile smontare tale credibilità lanciando un po’ di fango sulla persona e chi se ne frega se il diritto del popolo italiano ad essere informato viene vilipeso buttando tutto in pasto alla gente con la tecnica del gossip peggiore. Si basa tutto su un dossier anonimo, si prende qualche foto fuori contesto, come quella mostrata con il bicchiere di prosecco sull'aletta di plancia, quando lui era al comando delle forze di altura nel 2006. Questo lo posso confermare personalmente perché in quell’occasione avevo un amico imbarcato sulla portaeromobili Garibaldi che mi teneva informato sulle attività che stavano svolgendo, e mi raccontò appunto del bel risultato raggiunto e che al termine di quell'esercitazione perfino l’ammiraglio De Giorgi aveva brindato con il comandante di allora per l'ottimo risultato raggiunto (tradizione navale in tutte le Marine del Mondo) e invece la si riporta, decontestualizzata, per dimostrare che l'ammiraglio è sopra le righe e amante della bella vita.

Cosa rimane? Rimane sicuramente un militare stimato da chi lo conosce e non da quelli che lo ritengono scomodo e non allineato, verrebbe da dire, molto amareggiato per ciò che sta accadendo dopo 45 anni di onorata carriera e tanti risultati raggiunti per la Forza Armata, non ultimo quello della legge navale che consentirà alla Marina di sopravvivere, e personali, come il prestigioso riconoscimento di Militare dell’anno conferitogli nel 2007 da una commissione tecnico-militare internazionale in America per quanto fatto alla guida della missione Leonte nel 2006, ma è ovvio, quelli sono Americani non Italiani, e lì su un lato i documenti ufficiali, che Pelazza non ha voluto mostrare, ma nei quali il pubblico avrebbe potuto comprendere che l’ammiraglio ha agito nel rispetto della legge e per il beneficio di tanti marinai. Marinai, che poi, su quelle navi dovranno passare in operazione anche 6 mesi di mare continuativamente, lontano dall’Italia e che lo ringrazieranno sicuramente per i miglioramenti richiesti e ottenuti da Fincantieri ad un prezzo più onesto.

Questo alle Iene non interessava dirlo.

Dott. Giovanni De Robertis

(un marinaio semplice che ha servito lo Stato imbarcato su Nave Vittorio Veneto nel 1997, sotto il comando dell’allora Capitano di Vascello Giuseppe De Giorgi e sostenitore di ammiragli e dirigenti dello Stato appassionati ed onesti)