La nuova giustizia militare: cosa cambia con la riforma

(di Avv. Marco Valerio Verni)
26/01/24

Cambia la giustizia militare: il Consiglio dei Ministri, infatti, facendo seguito alla più ampia delega prevista dalla legge 17 giugno 2022, n. 71 riguardante la riforma dell'ordinamento giudiziario, ha approvato, nella giornata di ieri, in via definitiva, il decreto legislativo in materia di funzionamento del Consiglio della magistratura “con le stellette” e del relativo ordinamento1.

Tra le novità, l’introduzione, in ciascun ufficio inquirente militare, della figura del procuratore militare aggiunto e l'allineamento, per quanto compatibile, della disciplina del Consiglio della magistratura militare a quella del Consiglio superiore della magistratura, con l’aumento del numero dei componenti togati al suo interno.

A spiegare le ragioni di tali innovazioni, il Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare di Appello, Marco De Paolis, che, nell’”Appunto sullo Schema di decreto legislativo recante disposizioni sul funzionamento del Consiglio della magistratura militare e disposizioni sull’ordinamento giudiziario militare”2, a sua firma, così afferma: “L’esigenza di prevedere anche nell’ambito della giustizia militare la figura del procuratore militare aggiunto si è manifestata segnatamente all’indomani della riforma del 2007, allorchè venne drasticamente ridotto il numero delle sedi giudiziarie militari (da 9 a 3 in primo grado e da 3 ad una in appello).

Benchè nell’ordinamento giudiziario ordinario tale figura sia prevista soltanto per i grandi uffici di Procura secondo una proporzione assai diversa, la peculiare conformazione delle competenze territoriali dei tribunali militari (e quindi delle relative procure), nonché la peculiare specialità delle figure degli ufficiali di polizia giudiziaria militare (prevalentemente i Comandanti di Corpo, cioè militari non specializzati in diritto penale e in diritto penale militare) è tale da richiedere la presenza nelle procure militari di una peculiare figura organica che affianchi e coadiuvi il procuratore capo nelle delicate incombenze di direzione di un ufficio che territorialmente si estende, per ciascuna procura militare, per circa un terzo del territorio nazionale. O che, nel caso della procura militare di Roma, abbracci addirittura il vasto territorio estero”.

Quanto al secondo aspetto - continua il Procuratore - le alte e delicate funzioni che attengono al governo di una magistratura penale richiedono adeguate competenze e adeguata dialettica e ampio confronto all’interno del Consiglio. E per ottenere questi efficaci strumenti operativi è indispensabile che il dialogo e il confronto avvenga tra un numero di soggetti qualificati sicuramente maggiore di quello oggi previsto, proprio per garantire la migliore e più approfondita valutazione dei temi in discussione. Attività, questa, che evidentemente, non appare sempre sufficientemente garantita qualora il numero dei componenti dell’organo, peraltro poi, in concreto, suddiviso in commissioni ancor più ristrette nel numero, sia così esiguo come quello attuale di cinque”.

Soddisfatto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, secondo cui "l'approvazione del decreto legislativo sull'ordinamento giudiziario militare, rappresenta un passo importante che conferisce maggiore efficacia alla giustizia militare. Un provvedimento che garantisce inoltre un sistema giudiziario militare all'altezza delle sfide del nostro tempo"3.