Volano a bassa quota per eludere i sistemi radar avversari, cercando di confondere il rumore generato dal rotore in movimento con il vento che soffia sugli alberi. Di solito volano in formazione a ventaglio, in posizione sfalsata ed a bordo portano elementi dei reparti speciali.
Gli elicotteri hanno una completa suite avionica che consente loro anche una capacità di guerra elettronica. Possono essere anche armati con minigun a canne rotanti da 7,62 mm, cannoncini e razzi.
Gli elicotteri d’assalto, una volta giunti in prossimità dell’obiettivo, scendono velocemente di quota fino ad un metro dal terreno, restando in hovering per pochissimi secondi. Quello è il momento più pericoloso per un’infiltrazione perché carico e velivolo sono indifesi. Ma quei due secondi sono necessari per spiegare gli undici elementi del team che, immediatamente, creano un perimetro difensivo attorno al velivolo per saturare l’area.
Gli elicotteri non atterrano mai nello stesso luogo, ma possibilmente in posizioni e con tecniche d’infiltrazioni diverse. L’obiettivo è di solito al centro di un triangolo immaginario, dove ogni vertice rappresenta un punto di atterraggio e decollo.
Le squadre a bordo possono avere diversi compiti: stabilire un perimetro difensivo in attesa di rinforzi, irrompere dentro un edificio, eliminare la minaccia, mettere in sicurezza i possibili ostaggi all’interno e fuggire in pochi secondi. Quando possibile, i reparti speciali agiscono di notte. La loro completa dotazione individuale, formata da intensificatore di luce e termo camera, gli consente di operare con qualsiasi condizione atmosferica.
Questa potrebbe essere una delle tante prefazioni per un articolo sui reparti speciali: che siano alleati o meno, la prassi (sulla carta) è la medesima. Quando non paracadutati o sbarcati, gli elementi dei reparti scelti sono infiltrati ed esfiltrati tramite elicotteri, opportunamente modificati. Che siano Black Hawk, Little Bird o Chinook (almeno per l'occidente, almeno quelli pubblicamente noti anche se l’AirWolf non è più un mistero), il compito degli elicotteri è uno soltanto: rischierare le truppe e riportarle in salvo nel più breve tempo possibile.
Ma queste esercitazioni, avvengono in Sicilia?
Si, certamente. Le basi italiane presenti sono in prima linea a riflettori spenti. Proprio nell’isola vi sono due basi della Nato: Sigonella, in provincia di Siracusa e Trapani.
Sigonella, sede del 41° Stormo Antisom della nostra aeronautica, ospita anche il comando logistico della Sesta Flotta della Marina Usa ed è un piattaforma di lancio per gran parte delle operazioni che si svolgono nel Mediterraneo.
Trapani, invece, sede del 37° Stormo dell’AMI, è anch’essa una base della Nato, quindi, per antonomasia, ospita mezzi e uomini dei paesi alleati.
La pista principale dell’aeroporto militare di Trapani è anche aperto al traffico civile. Questo significa che durante gli atterraggi ed i decolli dei velivoli civili, la base militare (con annessi velivoli rischierati) è fotografabile da chiunque.
Negli ultimi mesi, a ridosso della pista principale, è stato rischierato un non meglio specificato contingente della Nato.
Le foto immortalano alcuni elicotteri Black Hawk. Non c’è da stupirsi: la Sicilia, per la sua conformazione, presenta numerose zone disabitate e non, con tipologie e contesti diversi (pianure, montagne, dirupi, bunker della seconda guerra mondiale, ecomostri). E’ facile ipotizzare, quindi, che i contingenti della Nato si esercitano in tutta l’isola.
Ma, esattamente, cosa hanno fotografato quanti, inconsapevolmente, volevano immortalare soltanto l’ultimo ricordo del loro soggiorno in Sicilia?
Gli elicotteri fotografati sono dei biturbina Black Hawk. La colorazione è tipica del velivolo: ogni elicottero è armato con due mitragliatrici da 12,7 mm ai lati della fusoliera. Se il reparto di appartenenza è ignoto, possiamo provare a stabilire il modello del Black Hawk. Quelli immortalai sono MH-60G Pave Hawk (dove Pave sta per Precision Avionics Vectoring Equipment), utilizzati per operazioni speciali per missioni su terra e mare. Chiaramente visibile sul muso, il radar infrarossi per meglio consentire all'equipaggio di seguire il profilo del terreno ed evitare gli ostacoli durante la notte. Si tratta di una variante altamente modificata dell’ UH-60A Black Hawk, con una maggiore capacità in range (resistenza), navigazione, comunicazioni ed i sistemi difensivi.
Questi elicotteri fotografati a Trapani, provengono da Sigonella?
Ufficialmente la base in provincia di Siracusa non ha in dotazione i Black Hawk né ha ospitato, almeno in tempi recenti, reparti speciali. Sigonella, infatti, ospita ufficialmente reparti dei marine. Ma è più che normale che la base, per il suo ruolo strategico di “Hub” del Mediterraneo, venga “visitata” da qualsiasi altro reparto americano.
Quindi, chi sono?
Sono soldati che operano a bordo di elicotteri pesantemente modificati ed armati dell’Usaf. La loro tipologia di missione è la ricerca e soccorso o C-Sar in territori ostili e non. Sono certamente soldati americani ed appartengono, per i velivoli in loro possesso, ad un reparto altamente addestrato.
Potrebbero essere uomini del 56° Rescue Squadron, reparto ufficialmente schierato presso la base del 48° Fighter Wing a Lakenhealth, in Inghilterra. Sono senza dubbio uomini dei reparti speciali e per il loro tipo di assetto potrebbero essere “Pararescueman” o PJ.
Per operare sul territorio italiano hanno certamente ricevuto delle autorizzazioni particolari per sorvolare ed operare in zone vicine a quelle abitate. Che siano decollati da una portaerei in transito sul Mediterraneo o da una base distante 650 km (questo il raggio dei Black Hawk senza rifornimento in volo), questi uomini sono comunque “i buoni” ed agiscono “affinché altri possano vivere”
Franco Iacch