Isis, Qutb e il reclutamento

14/09/14

Cinquanta giovani italiani sono stati reclutati via web per combattere acconto alle milizie di Isis in Siria e Iraq. Provengono da diverse città come Brescia, Torino, Ravenna, Padova, Bologna. L’appoggio saudita e delle reti wahabite ha portato Isis ad essere egemone in un terzo dell’Iraq originario e a garantirsi autonomia operativa in un’area equivalente in Siria.

Proprio da uno scisma wahabita è nato l’Isis che oggi raccoglie proseliti anche in Europa. Negli anni ’50 un egiziano, Sayyed Qutb (1906-1966), membro dei Fratelli Musulmani, aveva teorizzato sul fronte del salafismo politico la lotta armata per prendere il potere sui capi arabi ed il ripristino di uno Stato islamico. Qutb è stato il referente ideologico di molti movimenti terroristici e lo è anche per Isis. Nei suoi scritti sosteneva che il vero problema del mondo moderno è causato dalla cristianità e l’unico modo per guarire dall’angoscia creata da quello che lui ritiene un antico errore dei “seguaci di Cristo” è il martirio.

Ma cos’è che genera la rabbia terrorista?

Nella visione di Qutb i colpevoli di tutto questo sono non solo i cristiani nel loro grande errore, ma anche gli ebrei, che lui vede come ingrati a Dio, senza scrupoli, arroganti quando al potere. Il sionismo è parte dell’eterna campagna degli ebrei per distruggere l’Islam. Ma ancora più pericolosi degli ebrei sono i musulmani che vanno a braccetto con l’errore cristiano, quelli che hanno inflitto la “schizofrenia” cristiana al mondo islamico, come ad esempio la Turchia di Kamal Ataturk. Sempre per Qutb nel IV secolo dopo Cristo, l’imperatore Costantino si convertì e così tutto l’Impero Romano si cristianizzò. Ma fu una conversione – dice Qutb – fatta con opportunistico spirito pagano, dominata da scene di lussuria, ragazzette semi-nude, gemme e metalli preziosi. La Cristianità, avendo abbandonato il codice Mosaico, non poteva difendersi né essere difesa moralmente. E quindi i cristiani, inorriditi dagli usi e costumi dei romani, si difesero dal deliquio imperiale con il culto dell’ascetismo monastico perdendo il contatto con il mondo fisico.

Tra gli europei che si sono arruolati nell’Isis ci sono viaggiatori solitari non coinvolti in azioni di propaganda politica e neppure nella predicazione religiosa. Il modo per socializzare sono le chat sul web, i forum jihadisti. Persone che fanno parte del tessuto sociale che vestono e si comportano come occidentali, che non si presentano regolarmente alla preghiera del venerdì e non si intrattengono pubblicamente in discussioni politiche o religiose. Il processo che gli fornisce lo status di shahid (martire suicida) passa attraverso la frustrazione e il crescente disagio per la qualità della vita che vivono. Vengono manipolati attraverso contenuti virali che provocano eccitazione negli aspiranti guerrieri dell’Isis. La selezione invece avviene tra due precisi bacini di reclutamento: l’Occidente e il Medio Oriente. Ciascun circuito terrorista ha canali di reclutamento e di addestramento specifici e separati, anche se le metodologie operative sono simili.

Isis sfrutta il web anche per finanziarsi. Dalla rete affluiscono le donazioni del mondo arabo-musulmano e dei simpatizzanti che vivono in Europa e in Occidente. Molti donatori del Qatar, Kuwait e Arabia Saudita raccolgono fondi per gruppi estremisti in Siria, a cominciare da Isis e al-Nusra. Infine, providers fittizi e complici: per evitare la repentina chiusura di un sito (con conseguente indisponibilità dei file), le organizzazioni hanno iniziato a metter in piedi provider fittizi o consenzienti. Un esempio di cui si discute da tempo riguarda il provider Everyone’s Internet Inc. titolare del dominio www.hostinganime.com. Prima la comunicazione del terrore sulla rete arrivava attraverso i video analogici con le rocce sullo sfondo oggi viaggia velocissima su Facebook, Twitter e Instagram. Una strategia che si muove in anticipo con i video delle decapitazioni postati ovunque ancora prima dell’intervento militare sul campo.

Roberto Colella