Carmelo Borg Pisani - un eroe dimenticato (prima parte)

(di Raffaele Gargiulo)
01/03/17

Alle 07,34 del 28 novembre 1942, sulla forca del carcere maltese di Corradino, moriva Carmelo Borg Pisani (nato a Senglea nei pressi di La Valletta, 10 agosto 1915) giovane artista che sognava la liberazione della sua isola dai britannici. Spinto da un generoso entusiasmo lasciò pennello e tavolozza per imbracciare il fucile. Arruolatosi come soldato semplice nell’Esercito Italiano fu protagonista di una sfortunata missione segreta conclusasi con l’arresto e il processo per alto tradimento. Entrò così nella schiera delle Medaglie d’Oro al Valor Militare. Figura controversa, protagonista di una vicenda tragica, fu considerato in Italia un eroe irredentista e a Malta, anche se non da tutti, un traditore. È il caso più noto di missione in territorio nemico, la storia di un uomo che, riconoscendosi in un ideale, affrontò il sacrificio supremo come Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa e Nazario Sauro.

Nato in una nota famiglia cattolica e nazionalista maltese, a 14 anni si iscrisse alla OGIE (Organizzazioni Giovanili Italiane all’Estero) di La Valletta e dopo quattro anni, mentre frequentava con profitto anche il liceo d’arte Umberto I, centro culturale efficiente e bandiera di fervente italianità.

Terminato gli studi liceali, per perfezionare i suoi talenti artistici si trasferì a Roma dove frequentò l’Accademia di Belle Arti senza trascurare l’attività politica: entrò in contatto col gruppo degli irredentisti maltesi e collaborò col prof. Umberto Biscottini e altri intellettuali dell’Archivio storico di Malta.

Gli inglesi però non vedevano di buon occhio le organizzazioni e associazioni italiane a Malta; fin dal 1931 vietarono l’uso della lingua italiana nei dibattiti delle corti criminali, eliminarono l’insegnamento dell’italiano nelle scuole elementari. Partendo dalle limitazioni alla lingua che pure era radicata da settecento anni nell’uso dei maltesi, nel 1933, finirono per rompere ogni indugio, adottando una serie di provvedimenti sempre più restrittivi anche contro le associazioni italiane, che avevano osato protestare, arrivarono a sciogliere il governo della colonia e a sospendere la Costituzione.

A Malta il Partito Nazionalista, che nelle elezioni del giugno 1932 aveva conquistato una maggioranza di 21 seggi su 32, era tenace assertore dell’indispensabilità della cultura italiana, mentre il Partito Costituzionale raccoglieva i voti e favoriva gli interessi dei conformisti piegati al servilismo nei confronti dell’occupante. Faro degli irredentisti maltesi era Carlo Mallia, illustre docente universitario di Diritto, che apparteneva all’ala estrema del Partito Nazionalista, la quale si dichiarava irredentista; con lui molti altri maltesi vedevano nel fascismo il movimento che avrebbe potuto liberare Malta. Moltissimi maltesi erano affascinati da Mussolini e la sua popolarità aumentò dopo la conquista dell’Impero.

Possedendo una estrosa e fresca vocazione artistica, aveva frequentato buone scuole di pittura a Malta, ma poté affinare la sua preparazione frequentando diligentemente ed entusiasticamente l’Accademia di Belle Arti a Roma, dove entrò nello studio di Carlo Siviero. Il governo italiano aprì a Roma la "Casa della Redenzione Maltese" per ospitare gli studenti maltesi.

Non trascurava però l’attività politica; divenne presidente del "Circolo degli Amici della Storia di Malta" e organizzò manifestazioni culturali e patriottiche. Si costituì a Roma anche il "Comitato d’Azione Maltese" sotto la presidenza di Carlo Mallia, dell’Università di Malta, che, perseguitato dagli Inglesi, era stato costretto a lasciare l’isola; Carmelo fu ammesso nel comitato direttivo.

Carmelo fu l’ideatore e l’organizzatore di un viaggio collettivo a Predappio nel mese di novembre, indossando tutti la divisa del GUF.

Era un generoso nonostante dovesse tenersi a freno nelle spese; il padre, arsenalotto, gli inviava metà dei suoi modesti guadagni, ma a Roma non bastavano. Il nostro si privava di qualche pietanza, ma non limitava la sua generosità.

Quando giunse esule a Roma Carlo Mallia fu nominato Consigliere Nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni in rappresentanza dell’Arcipelago Maltese. Contemporaneamente fu pubblicato a Roma, direttore ancora Carlo Mallia, il battagliero giornale Malta, che era stato soppresso dagli Inglesi nell’isola pochi giorni prima del conflitto; gli Inglesi avevano inscenato anche una rumorosa gazzarra, orchestrata da provocatori di osservanza albionica, che culminò nella devastazione della sede del giornale e nell’arresto del direttore Enrico Mizzi. Furono arrestati anche altri 49 maltesi filo-italiani, che poi insieme a Mizzi, che pure era un parlamentare, furono deportati in Uganda. Tra essi l’altro parlamentare sir Arturo Mercieca, il professor Giulio Cortis, dell’Università, monsignor Alberto Pantalleresco, professore del Liceo, il direttore del Museo Vincenzo Bonello, i professionisti Alberto Laferla, Herbert Ganado e Berto Gauci, ma si deve ricordare anche il giovane Alberto Baiona. Con lo scoppio delle ostilità si ingigantirono le speranze e si alimentò l’irredentismo "Tutto questo determinò la deportazione, in Uganda, di oltre settecento maltesi esponenti della cultura italo-maltese". Riportiamo alcuni nomi: Guido Abela, Alfred Bencini, Vincenzo Caruana, John Casabene, Charles Cheteuti, Joseph Cini, Emanuel Cossai, Frank Curmi, Antony Farrugia, Paul Felice, Charles Formosa, Emmanuel Galleri, Henry Gatt, Salvatore Gatt, Daniel German, Joseph Grech Marguerat, Edgar Laferla, Carmelo Lateo, Edgar Lateo, Joseph Laudi, Orazio Laudi, Salvatore Laudi, Georges Leprè, Joe W. Naudi, Charles Saffrette, John Sammut, Joseph Scicluna, Edgar George Soler, Vic Savona, Alexander Stilon de Piro. In Uganda furono deportati 600 maltesi, in condizioni igieniche insalubri e deleterie, dovendo sopportare pure la perniciosità di un clima infernale.

Il 30 maggio 1940, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia, nel clima acceso ed effervescente della vigilia, Carmelo Borg Pisani aveva inviato a Mussolini un’appassionata lettera, mettendosi ai suoi ordini: "per il coronamento del mio grande ideale, quale è di vedere Malta resa all’Italia" frutto della sua idea che i britannici stavano distruggendo l’anima Italiana di Malta e che fosse necessario scacciare gli inglesi per il ritorno dell'isola alle sue origini.

Il 7 giugno 1940 fu iscritto al Gruppo Universitario Fascista (GUF), e come se non bastasse, al Partito Nazionale Fascista divenendo Camicia Nera. L’intervento dell’Italia in guerra lo trovò decisamente schierato: "Malta non è inglese che per usurpazione e io non sono suddito britannico che per effetto di questa usurpazione. La mia vera Patria è l’Italia. È dunque per lei che devo combattere".

L’annuncio di Mussolini alla radio della dichiarazione di guerra a Francia e Inghilterra diede spunto a una incontenibile manifestazione filoitaliana a La Valletta. La sera stessa si diede inizio ai primi arresti; a cominciare da Enrico Mizzi e Arturo Mercieca.

Tramite l’ambasciata americana, che curava gli interessi inglesi in Italia, Carmelo rinunciò alla cittadinanza inglese con una lettera assolutamente esplicita, anche se non del tutto formale:

"…debbo dichiararvi che io, appunto perché italiano irredento, non ho più a che fare con le sorti dell’Impero britannico che avete avuto l’incarico di tutelare.

[…] vi prego di prendere nota una volta per sempre, che io, come tanti altri maltesi residenti nel Regno, ho il solo desiderio di essere lasciato indisturbato alla mia attività impegnata nella sacrosanta guerra italiana, che considero una vergogna del passato esser stato suddito britannico e che non desidero pertanto di essere protetto dagli Stati Uniti d’America".

Perciò "gli inglesi, considerandolo straniero, lo avevano legalmente esonerato dal servizio militare". Il Foreign Office, ministero degli Esteri inglese, inviando per conoscenza al luogotenente governatore di Malta copie di documenti, così testualmente si esprimeva, riconoscendo che Borg Pisani non era più cittadino inglese "riguardo al passaporto inglese del signor Carmelo Borg già cittadino maltese".

Tre giorni dopo l’apertura delle ostilità andò aarruolarsi volontario, ma fu respinto alla visita medica per la sua fortissima miopia. Carmelo, assai amareggiato, però non si arrese. Insistette, bussò a molte porte, chiese potenti raccomandazioni per poter essere accettato in un qualsiasi corpo combattente.

Nel frattempo a Malta altri studenti, ritenendo imminente la conquista dell’isola da parte dell’Italia — secondo una logica deduzione, sostenuta, tra gli altri strateghi, anche dal maresciallo Cavallero1, ma che purtroppo non trovò conferma nella realtà, per molteplici considerazioni, non esclusi l’opposizione e l’ostruzionismo di vertici militari — avevano pensato di organizzare la prima accoglienza dei paracadutisti italiani, che, se fossero stati lanciati sull’isola avrebbero potuto, come spesso accade, atterrare in posti sparsi qua e là, e quindi essere facile preda degli Inglesi prima di essersi riuniti in unità organiche. Perciò essi avevano organizzato una rete di case amiche dove i parà italiani avrebbero potuto essere accolti clandestinamente in un primo momento, se fosse stato necessario nascondersi.

Non contenti di ciò, come ci testimonia G. Olivier de la Scerri: "Passato un altro mese senza che accadesse nulla, pensai di scrivere un volantino dal titolo A Frenchman’s Advise (Consiglio di un francese). In cui un francese immaginario, vista la recente esperienza che dimostrava come gli inglesi abbandonassero con facilità i loro alleati, spiegava ai maltesi come i britannici, una volta partiti, non avrebbero mancato di bombardare Malta [......] l’idea era di invitare i maltesi a non cooperare con gli inglesi".

Un altro giovane congiurato, Dino Borg volle ritoccare il testo del volantino che fu affidato a Enrico Briffa per farlo stampare clandestinamente da un altro camerata rimasto ignoto. Appena pronto fu affisso in posti strategici, fu anche distribuito, non solo per posta, ma pure a mano. Avvenne così che lo studente Antonio Xerri — facente parte di un gruppuscolo filo-nazionalsocialista, collegato con i fascisti clandestini — infilò una busta contenente il volantino nella cassetta della posta di un suo collega che egli riteneva simpatizzante, scrivendoci l’indirizzo a mano. Questo tale, invece, decise di consegnare il volantino alla polizia e spinse la sua delazione fino a riconoscere la calligrafia sulla busta in quella di un quaderno del suo compagno di scuola, Antonio Xerri, che fu subito arrestato. Dopo qualche giorno vennero scoperti anche gli altri quattro del gruppuscolo filo-nazionalsocialista, compreso il loro capo Karl Schranz. Gli Inglesi, intanto, avevano fatto, e continuarono a fare, intensificandole, perquisizioni nelle abitazioni degli studenti del liceo Umberto I che si erano messi in luce come fascisti. A casa di Enrico Briffa furono trovati molti volantini e altro materiale compromettente; finirono arrestati anche Dino Borg e G. Olivier de la Scerri, poi condannati a quattro anni di lavori forzati, e gettati nella prigione cosiddetta "di Corradino" a Casal Paola (a sud di La Valletta). Successivamente furono deportati tutti in Uganda.

Va osservato che la mancata occupazione dell’Arcipelago Maltese fu un grave errore, ripetutosi nel tempo. In ultimo "Mussolini ne fu dissuaso dal generale Rommel, imbaldanzito dalla sua avanzata in Egitto e per questo forte presso Hitler". Altro errore fu bombardare l’arcipelago da subito e con accanimento, poiché i Maltesi, che prima erano in maggioranza favorevoli all’Italia fascista, invece, delusi, divennero ostili. In questo quadro contraddittorio va letta la vicenda del fascismo clandestino maltese.

Carmelo Borg Pisani, intanto, continuava a Roma le sue richieste di raccomandazioni per ottenere di essere arruolato, come avevano fatto anche altri ferventi giovani fascisti maltesi.

Finalmente, il 16 aprile 1941, per l’autorevole intervento della Direzione Generale degli Italiani all’Estero, sollecitata da Umberto Biscottini, segretario del Fascio di Malta, funzionario del ministero degli Esteri, amico ed estimatore di Carmelo, riuscì ad essere arruolato nella MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale). Fu inviato a Brindisi in forza alla 112° legione CC NN (Camicie Nere) pronta a imbarcarsi. Il primo maggio partecipò all’occupazione di Cefalonia col suo reparto. Da lì scrisse una semplice cartolina ai camerati rimasti a Roma, il cui pur sintetico testo, giunto fino a noi, ci fa comunque intuire chiaramente l’entusiasmo che animava questo patriota: "Dalla terra conquistata, fascisticamente vi saluto". Inviò cartoline dello stesso tenore anche a tanti altri camerati in Italia. "Scriveva a tutti, anche ai conoscenti più lontani, e a tutti sapeva dire una parola di incitamento".

Alla fine della campagna di Grecia, pur sofferente di un’infermità contratta in zona d’operazioni, rinunziò all’intervento che lo avrebbe guarito e, "senza perder tempo", corse a frequentare un corso della Scuola Allievi Ufficiali della MilMart ( Milizia di Artiglieria Marittima per la difesa delle coste e dei cieli) a Messina. Divenne sottocapomanipolo2. Frequentarono la stessa Scuola Allievi Ufficiali altri irredenti maltesi che è doveroso citare: oltre Carmelo Borg Pisani, Antonio Cortis, Paolo Frendo, Ivo Leone Ganado, Roberto Mallia, figlio del consigliere nazionale, Manoel Mizzi, Antonio Vassallo, Joe d’Ancona e Carlo Liberto. Tutti assunsero nomi di copertura.

Intanto si stava preparando intensamente lo sbarco a Malta, "Operazione C 3"3. Carmelo Borg Pisani sentì prepotente il bisogno di partecipare in prima linea, volle contribuire alla preparazione di quella operazione che lo avvinceva profondamente. Si offrì di tornare clandestinamente nell’isola per dare un valido contributo di informazioni, ma anche per riprendere i contatti con i camerati isolani che avevano frequentato i corsi di cultura italiana e con persone i cui sentimenti fascisti non erano stati intaccati dalle vicissitudini belliche.

Caio Borghi, questo il suo nome di copertura, era ben conscio del rischio a cui si sarebbe esposto e quindi volle scrivere il suo testamento spirituale: un atto purissimo di appassionato amore per la sua Malta e per la sua Italia, che così concludeva:

Ai camerati volontari, che della Malta di oggi e di domani sono la più alta espressione italiana, il mio pensiero affettuoso e il mio augurio più fervido.

Ai camerati italiani che mi hanno assistito e particolarmente al prof. Biscottini che mi ha sempre confermato con la sua fede nei sentimenti che i genitori mi avevano instillato e al prof. Siviero[…] il mio pensiero riconoscente e affettuoso

Al Re e al Duce il mio ultimo pensiero, quello che va oltre la Vittoria per la grandezza della Patria immortale.

Viva Malta italiana Vostro

Carmelo

Divenne un agente del Sis (Servizio Informazioni e Sicurezza della Regia Marina). Si preparò quindi alla missione clandestina con il suo solito diligente e solerte impegno: allenamento e studio che si protrassero per mesi presso la base segreta di addestramento dei marinai dei mezzi d’assalto della Decima Flottiglia Mas alla foce del fiume Serchio. Un lungo tirocinio in cui tra l’altro, acquisì dati tecnici per trasmettere e ricevere messaggi radiotelegrafici, per segnalazioni luminose, per l’uso di cifrari, per l’organizzazione clandestina, per il riconoscimento di mezzi nemici, ecc..

Il complesso di severissime esercitazioni, denominato Operazione 110° e 111°, cui venivano sottoposti i volontari prescelti per sbarcare a Malta con funzioni di informatori, era diretto dal capitano di fregata Max Ponzo del Sis.

Altri 34 irredentisti maltesi (12 ufficiali, 3 sottufficiali e 19 soldati) contemporaneamente frequentavano il Centro Militare "G" di Soriano del Cimino (Viterbo) per diventare guide da sbarco, istruttore il capitano Cardenio Botti, espulso da Malta assieme a molti altri fascisti, nel 1933. Il Centro era diretto dal colonnello di Stato Maggiore Edmondo De Renzi, con cui collaborava il capitano Lamberto Negri, che però poi, a guerra finita, nel clima di manicheo revanscismo antifascista, tentò ignominiosamente di far "punire" 32 dei 34 irredentisti maltesi avendo già all’epoca del cosiddetto "armistizio" del’43 contattato l’Ambasciata britannica a Madrid. Altri documenti sui maltesi compromessi contro l’Inghilterra in Italia furono forniti dagli Americani che li avevano "acquistati" da italiani indegni.

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(Articolo pubblicato sul numero di luglio 2010 di Rivista Marittima)

 

Note:

1 - Ma Supermarina e l’ammiraglio De Courten non erano d’accordo, e questo atteggiamento non si riesce a spiegare con considerazioni strategiche, essendo ben chiaro che l’occupazione di Malta, posta sulla rotta dei convogli che andavano in Libia, era azione propedeutica aogni nostra operazione militare in Africa. Il generale Emilio Canevari, nel suo, Retroscena della disfatta, a pag 850 e ss., dimostra che nel 1941 Malta, ridotta allo stremo, era sul punto di capitolare. Un fatto sintomatico, ormai famoso perchè ripetuto da tanti, fu che l’Isola disponeva all’inizio soltanto di tre antiquati caccia biplani Gloster Gladiator, con classico humour inglese sarcasticamente soprannominati: Faith, Hope and Charity (Fede, Speranza e Carità). Ha scritto Stefano Fabei a pag 68 del volume citato: "Il capo di Stato Maggiore Generale, maresciallo Pietro Badoglio, da anni responsabile dell’ammodernamento e della preparazione delle forze armate italiane, anziché inviare un corpo di spedizione a “liberare Malta dal giogo della perfida Albione”- come recitava la propaganda — ordinava violenti bombardamenti il cui unico effetto fu di rendere ostili all’Italia anche coloro che da questa avevano atteso di essere ”redenti”". Furono 3.346 incursioni aeree.

L’ammiraglio Andrew Brown Cunningham ha affermato che Malta era "la chiave di volta della vittoria". E non si può pensare che De Courten e lo stesso Badoglio fossero così ciechi strategicamente da non vederlo. Si deve dedurre che fin da allora fossero in malafede. Le direttive segrete della Massoneria debbono aver avuto un peso fondamentale ben più ponderoso di quanto generalmente non si pensi.

2 - Grado della MVSN equivalente a sottotenente.

3 - Lo sbarco fu rimandato perché Hitler non ritenne di partecipare, volendo invece dare la precedenza aaltre operazioni militari, ritenute più impellenti, seguendo le irruente, ma troppo semplicistiche previsioni di Rommel. Il maresciallo Kesselring, invece, parteggiava per l’occupazione immediata di Malta.

Il corpo di sbarco a Malta prevedeva truppe speciali da sbarco: reggimento "San Marco", battaglioni CC NN da sbarco, arditi ecc. con 270 mezzi da sbarco e una cinquantina di altri natanti, scortati da una trentina di siluranti, mentre il resto della flotta italiana sarebbe stata pronta aintervenire dai porti di Messina, Reggio, Augusta, Napoli e Cagliari. Era previsto l’impiego di 9 battaglioni tedeschi e 51 italiani: di cui 35 Esercito, 10 MVSN, (Milizia), 4 Marina, 2 Aeronautica, in tutto 62 mila uomini, 1.600 veicoli e 700 bocche da fuoco, trasportati su 33 grosse navi con adeguate scorte, e centinaia di alianti tedeschi, con l’appoggio di 1.500 aerei, di cui 600 tedeschi.